La parità salariale tra dipendenti uomini e donne è, da tempo, uno dei pià gravi problemi che affligge il sistema lavorativo del nostro Paese. A parità di mansioni svolte e ruolo ricoperto, le lavoratrici italiane sono retribuite in media il 4% in meno rispetto ai colleghi uomini (dati Eurostat aggiornati al 2018). Una situazione alla quale il Governo prova a porre rimedio creando un fondo ministerial ad hoc per la riduzione del cosiddetto gender pay gap (letteralmente “differenza di pagamento per genere”).
Parità salariale di genere, il fondo creato dal Governo
Come si legge al comma 276 dell’articolo 1 della Legge di Bilancio 2021, il Governo ha creato un fondo per il sostegno della parità salariale di genere che potrà essere utilizzato a partire dal 2022. Il testo del comma recita, nello specifico, che il fondo è “destinato alla copertura finanziaria, nei limiti della predetta dotazione (2 milioni di euro ndr), di interventi finalizzati al sostegno e al riconoscimento del valore sociale ed economico della parità salariale di genere e delle pari opportunità sui luoghi di lavoro.”.
Un testo piuttosto vago, che fornisce ampio spazio di manovra ai tecnici del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Il fondo, infatti, è stato creato all’interno dello stato di previsione del dicastero della ministra Nunzia Catalfo, che ora dovranno predisporre un piano operativo che consenta di limare ulteriormente la differenza di retribuzione tra dipendenti uomini e dipendenti donne.
Parità salariale di genere, le iniziative del ministero del Lavoro
Il comma 277 dell’articolo 1 della Finanziaria 2021 stabilisce, infatti, che sia il “Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze” a stabilire le modalità di attuazione del comma precedente mediate apposito decreto ministeriale. Gli interventi potranno essere sia di natura diretta, con sostegni alle aziende che ridurranno progressivamente il gender pay gap, sia di natura indiretta, con iniziative di sostegno e sensibilizzazione sul tema.
Vista l’eseguità della dotazione, però, sono quasi certamente da escludere interventi statali a sostegno diretto del reddito delle donne. Difficilmente, infatti, 2 milioni di euro sarebbero sufficienti a garantire a tutte le lavoratrici italiane lo stesso compenso economico dei colleghi uomini.