Quanto costa una concessione balneare e quanto si guadagna

Dipende dalla dimensione dell’area, dal numero di ombrelloni e soprattutto dalla qualità e quantità dei servizi offerti.

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Le nuove norme riguardanti le concessioni balneari non sono ancora in vigore. Dopo la proroga, si prevede che il settore si sbloccherà a partire dalla fine di dicembre 2024. Coloro che intendono investire in questo campo possono cominciare a valutare i costi e gli investimenti necessari. La prima spesa fondamentale riguarda proprio la concessione balneare. Oltre a dover rispettare diversi criteri, vi è un canone fisso annuo che non sarà inferiore a 2.500 euro.

Il canone fisso non rappresenta l’unica spesa a cui il concessionario dovrà far fronte; vi sono anche altri servizi sia durante che fuori dalla stagione balneare che devono essere garantiti. A volte si pensa che la pulizia della spiaggia, specialmente durante l’inverno, sia a carico del Comune o dello Stato. In realtà, è il gestore dello stabilimento che si occupa della pulizia dei rifiuti che giungono dal mare, ad esempio.

E riguardo ai guadagni? È necessario sfatare alcuni miti: se gli stabilimenti sono ben posizionati, possono rappresentare una vera fonte di guadagno; tuttavia, per molte altre località meno turistiche, il rapporto tra spese e guadagni risulta decisamente più basso.

Scopriamo tutti i dettagli sulla gestione di uno stabilimento balneare: costi, spese fissa e variabile, ma anche i guadagni.

Cos’è e quanto costa la concessione balneare

La prima spesa che deve essere considerata per chi vuole valutare un investimento nel settore turistico balneare è il canone annuo. Ogni anno, il concessionario deve pagare una somma per ottenere il diritto di gestire e utilizzare la concessione balneare, e tale canone ammonta a non meno di 2.500 euro, come stabilito dal decreto Agosto del 2021.

Ma perché si deve pagare questo canone? Le spiagge, essendo parte del demanio marittimo, sono proprietà dello Stato. E’ quindi lo Stato che concede un’area di costa agli esercizi del settore turistico e balneare, consentendo loro di sfruttarla per fini commerciali, come stabilimenti balneari, ristoranti, bar, e altre attività legate al turismo. In cambio di questa concessione e del diritto esclusivo di utilizzo della porzione di spiaggia, i concessionari devono pagare il canone stabilito.

Il canone è una forma di compenso al patrimonio pubblico e rappresenta una fonte di entrate per lo Stato. Essenzialmente, è una sorta di affitto o tassa da parte dei gestori degli stabilimenti balneari per avere l’opportunità di operare in una determinata area lungo la costa. Questo canone può variare in base all’estensione della zona concessa, alla sua posizione, alla popolarità della località e ad altri fattori.

In sintesi, il canone è un costo iniziale che ogni concessionario deve affrontare per ottenere il diritto di sfruttare e gestire la propria attività commerciale in una determinata porzione di spiaggia, la quale appartiene al demanio marittimo dello Stato.

Le spese da gestire

Prima di considerare un investimento nel settore turistico balneare, è fondamentale tenere in considerazione tutte le spese di gestione, che includono:

  • Tasse sui rifiuti: Gli stabilimenti balneari devono pagare tasse per lo smaltimento dei rifiuti generati durante la loro attività. Questo costo è calcolato sulla base dell’intera superficie della spiaggia e per l’intero anno, senza tener conto della chiusura stagionale. Di conseguenza, il concessionario paga per i rifiuti prodotti anche durante i periodi in cui l’attività è sospesa. Le tasse possono essere piuttosto elevate, ad esempio, circa 2.000 euro per gli stabilimenti più piccoli, fino a 15.000 euro per le aree più grandi.
  • Pulizia della spiaggia: È compito del gestore dello stabilimento assicurarsi che la spiaggia sia costantemente pulita, come previsto dal Codice della Navigazione. Questa responsabilità non si limita solo alla stagione balneare, ma si estende anche all’inverno. Per mantenere la spiaggia pulita, vengono spesso utilizzate macchine puliscispiaggia, ruspe e altri mezzi per rimuovere i rifiuti naturali (ad esempio alberi, rami, alghe) e quelli artificiali (come plastica e oggetti abbandonati).
  • Servizio di salvamento: Gli stabilimenti balneari devono garantire anche un servizio di salvamento per la sicurezza dei bagnanti. Questo può comportare costi aggiuntivi per addestrare e impiegare il personale necessario per il salvataggio e il soccorso in mare.
  • IVA elevata: Come per molte attività commerciali, anche gli stabilimenti balneari devono affrontare l’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) che può incidere notevolmente sui costi complessivi.
  • IMU e imposte locali sui canoni: Gli stabilimenti balneari possono essere soggetti all’IMU (Imposta Municipale Propria) e ad altre imposte locali calcolate sul canone annuale.

Tutte queste spese di gestione devono essere accuratamente considerate prima di intraprendere un investimento nel settore turistico balneare. È essenziale fare una valutazione finanziaria approfondita per comprendere i costi effettivi e i guadagni potenziali, tenendo conto di tutti gli aspetti della gestione dello stabilimento.

Quanto si guadagna con un’attività balneare

Calcolare i guadagni nel settore turistico balneare non è così semplice e dipende da molti fattori, come la dimensione dell’area, il numero di ombrelloni, e soprattutto la qualità e quantità dei servizi offerti.

Facendo un esempio, con una porzione di spiaggia con circa 500 ombrelloni, con un costo di affitto di circa 15 euro al giorno per ognuno, si può ottenere un introito giornaliero di 7.500 euro (500 ombrelloni x 15 euro/ombrellone). In un mese, ciò può portare a guadagni fino a 225.000 euro (7.500 euro/giorno x 30 giorni).

In tre mesi, si raggiungerebbe oltre mezzo milione di euro (225.000 euro/mese x 3 mesi).

Tuttavia, questi guadagni sono ipotetici e medi, senza considerare le possibili variazioni. Alcuni fattori che possono influenzare i guadagni effettivi includono:

  • Variabilità climatica: I giorni di pioggia o condizioni meteorologiche avverse possono ridurre il numero di persone che frequentano la spiaggia e quindi il ricavo giornaliero.
  • Affluenza stagionale: I periodi di bassa affluenza durante la settimana o in alcuni giorni possono comportare meno affitti di ombrelloni e quindi introiti inferiori.
  • Servizi extra: L’offerta di servizi extra come bar, ristoranti, corsi di nuoto e altre attività può contribuire ad aumentare i guadagni, ma è importante considerare anche i costi associati a tali servizi.
  • Danni climatici: Eventi come tempeste o danni causati dalle intemperie possono comportare costi aggiuntivi per le riparazioni e possono incidere sui guadagni.

Inoltre, bisogna valutare anche i costi di gestione, compresi quelli menzionati in precedenza, per avere una visione completa della redditività dell’investimento. Per intraprendere con successo un’attività nel settore turistico balneare, è fondamentale fare un’attenta analisi finanziaria considerando tutte le variabili in gioco.