Opzione Donna prorogata nel 2022: come funziona, requisiti e quanto si perde

Confermata la proroga di Opzione Donna nella Manovra Draghi 2022. Ma come funziona questo particolare trattamento pensionistico e quando è vantaggioso

La Manovra votata all’unanimità dal Consiglio dei ministri (qui tutte le misure approvate) mette mano anche al caldissimo tema delle pensioni, su cui per mesi si sono scontrati governo e sindacati. Oltre a Quota 102 nel 2022 e alla proroga, con allargamento, dell’APE sociale a nuove categorie di lavoratori gravosi, nella Legge di bilancio del prossimo anno viene confermata anche la cosiddetta Pensione anticipata Opzione Donna.

Il premier Draghi in conferenza stampa al termine del Cdm ha detto chiaramente di non aver mai amato Quota 100 e di spingere assolutamente per un ritorno al sistema contributivo, un nuovo vecchio sistema “che sia sostenibile”.

Servono flessibilità in uscita, recupero al lavoro di tutti coloro che sono andati in pensione e lavorano in nero perché vengono puniti se lavorano, riequilibrio del rapporto per le pensioni dei giovani, oggi squilibrate verso cifre molto basse. Tutto questo all’interno, appunto, del sistema contributivo, per assicurare la sostenibilità nel tempo del sistema pensionistico. Questi gli obiettivi certi del governo Draghi.

Ma vediamo meglio cos’è e come funziona Opzione Donna.

Opzione Donna, cos’è

La cosiddetta Pensione Opzione Donna è un trattamento pensionistico calcolato secondo le regole di calcolo del sistema contributivo ed erogato a quelle lavoratrici dipendenti e autonome che ne abbiamo fatto esplicita domanda e che abbiano maturato i requisiti previsti dalla legge entro il 31 dicembre 2020.

Secondo i dati pubblicati dall’Inps, le pensioni anticipate liquidate con Opzione Donna nel 2020 e nei primi nove mesi del 2021 hanno distribuzioni molto simili, con il 90% di pensioni con importi inferiore a 1.000 euro e con età alla decorrenza delle titolari comprese tra 58 e 61 anni in circa l’80% dei casi in entrambi i periodi.

In generale, le pensioni anticipate rispetto a quelle di vecchiaia che nel 2020 arrivavano al 45% in più per il totale delle gestioni acquistano 3 punti percentuali nei primi nove mesi del 2021, attestandosi al 48% in più rispetto a quelle di vecchiaia. La percentuale delle pensioni femminili su quelle maschili presenta nei primi nove mesi del 2021 8 punti percentuali in più rispetto a quello del 2020, attestandosi al 130% contro il 122% del 2020.

Decorrenza e durata

La decorrenza di questo trattamento pensionistico non può essere anteriore al 2 gennaio 2021. Le lavoratrici che hanno raggiunto i requisiti previsti entro il 31 dicembre 2020 possono avere Opzione Donna anche successivamente alla prima decorrenza utile.

Le lavoratrici conseguono il diritto alla decorrenza della pensione Opzione Donna trascorsi:

  • 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, nel caso di lavoratori dipendenti;
  • 18 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, nel caso di lavoratori autonomi.

Le lavoratrici del comparto scuola e dell’Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica (AFAM), al ricorrere dei requisiti, possono conseguire il trattamento pensionistico rispettivamente a decorrere dal 1° settembre e dal 1° novembre 2021.

Requisiti

Possono accedere a Opzione Donna le lavoratrici che abbiano maturato questi requisiti entro il 31 dicembre 2020:

  • età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome)
  • anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni.

Ai fini del conseguimento della pensione è assolutamente obbligatoria la cessazione del rapporto di lavoro dipendente. Non è invece richiesta la cessazione dell’attività svolta in qualità di lavoratrice autonoma.

Per il requisito contributivo vale la contribuzione a qualsiasi titolo versata o accreditata, fermo restando il requisito di 35 anni di contribuzione, al netto dei periodi di malattia, disoccupazione e/o prestazioni equivalenti.

Come funziona il calcolo della pensione contributivo

La pensione Opzione Donna, come ovvio, comporta una certa perdita di denaro nell’assegno. Vediamo meglio, per capire a chi conviene davvero.

L’importo della pensione è chiaramente inferiore per via dell’anticipo nell’uscita dal lavoro, che determina una minore retribuzione pensionabile e un montante contributivo, e relativo coefficiente di trasformazione, più bassi. Ma ciò che incide soprattutto sulla contrazione dell’assegno è proprio il ricalcolo interamente contributivo della pensione. Opzione Donna infatti è liquidata esclusivamente con le regole di calcolo del sistema contributivo.

Secondo questo sistema, l’ammontare della pensione è definito in base ai contributi versati, seguendo il principio “più versi, più avrai”. Con il sistema contributivo infatti, l’importo della pensione viene determinato dalla somma dei contributi accumulati e rivalutati durante la vita lavorativa.

Questa somma viene poi convertita in pensione utilizzando coefficienti di trasformazione che variano in relazione all’età del lavoratore al momento del pensionamento. Più elevata è l’età, più alta sarà la pensione.

Vediamo quali sono i fattori determinanti per il calcolo della pensione con il sistema contributivo sono:

  • l’ammontare dei contributi versati;
  • l’età raggiunta al momento del pensionamento;
  • il PIL, ovvero la crescita della ricchezza del Paese.

Più precisamente, come viene applicato questo sistema di calcolo della pensione? Si possono distinguere 3 casi:

  • a coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1°gennaio 1996 viene applicato il cosiddetto “contributivo puro”, calcolando la pensione interamente con il sistema contributivo
  • ai lavoratori che al 31 dicembre 1995 avevano un’anzianità contributiva inferiore ai 18 anni, viene applicato il sistema misto pro-rata, calcolando con il sistema retributivo la quota di pensione maturata fino al 31 dicembre 1995 e con il sistema contributivo quella maturata dal 1°gennaio 1996
  • anche ai lavoratori che al 31 dicembre 1995 avevano maturato almeno 18 anni di contributi, che prima della Riforma rientravano nel sistema di calcolo retributivo, viene ora applicato il sistema misto pro-rata. Ovvero, la pensione viene calcolata con il sistema retributivo per la quota di pensione maturata fino al 31 dicembre 2011, mentre viene quantificata con il sistema contributivo per quella maturata a partire dal 1°gennaio 2012.

Quanto si perde di pensione: a quanto ammonta la penalizzazione

Dicevamo che chi scegli Opzione Donna rischia una forte penalizzazione. Il sistema di calcolo contributivo, basandosi soltanto sugli accrediti effettuati a favore del lavoratore e non anche sugli ultimi redditi o stipendi, come avviene con il calcolo retributivo-misto, risulta quasi sempre penalizzante.

Non esiste comunque una penalizzazione uguale per tutti, per questo Opzione Donna può essere più o meno vantaggiosa a seconda dei casi specifici.

Di norma comunque si tratta di una decurtazione dal 25 al 35% circa dell’importo della pensione.

Come fare domanda

La domanda per Opzione Donna può essere presentata da tutte le lavoratrici interessate attraverso 3 diversi canali:

  • online all’Inps attraverso il servizio dedicato, oppure
  • contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) o 06 164 164 da rete mobile
  • enti di patronato e intermediari dell’Istituto attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.