La Commissione Europea ha autorizzato circa 1.900 miliardi di aiuti di Stato da parte dei paesi membri per sostenere le imprese. Un intervento che segue la sospensione del Patto di Stabilità e che facilita, specie sul piano burocratico, lo sblocco degli aiuti.
“Tutti gli aiuti di Stato approvati sono stati necessari e proporzionati per sostenere le imprese” – spiega un portavoce. “Tuttavia, vi sono enormi differenze nell’ ammontare degli aiuti concessi dagli Stati membri, che sembrano proporzionati alle disponibilità di finanza pubblica che ciascun Paese ha e alla dimensione delle rispettive economie”.
E qui casca l’asino, perché dei 1.900 miliardi di cui sopra, ben il 52% andrà ad aziende tedesche. Parecchio staccate appaiono Italia e Francia con il 17% degli aiuti autorizzati, 320 miliardi circa ciascuna. E poi gli altri: il Regno Unito al 4%, il Belgio al 3% e tutti gli altri sotto il 2%, compresa la Spagna.
Che i paesi maggiormente virtuosi abbiano anche maggiori risorse è naturale, la differenza fra casse piene e casse semivuote in finanza pubblica si sente. Il problema però riguarda le possibili conseguenze per il futuro: la crisi sanitaria simmetrica rischia seriamente di tradursi in una crisi economica asimmetrica, al termine della quale l’Unione si sveglierà con divari tra “ricchi e poveri” ancora più ampi di quanto non siano oggi.
Il rischio – osservato anche a Bruxelles – è che gli Stati che possono permetterselo, come appunto la Germania, ricoprano di soldi in questa fase le proprie imprese, rafforzandole rispetto a quelle di altri Paesi e falsando di fatto la concorrenza all’interno del mercato unico.
“Il controllo degli aiuti di Stato è necessario per preservare il mercato unico Ue e la coesione nell’ Unione – ribadisce lo stesso portavoce – e per consentire all’ economia europea di riprendersi dalla crisi attuale e ripartire con forza”.
Certo, per l’Italia, è l’ennesima prova che la capacità di tenere sotto controllo i conti pubblici è più che mai necessaria.