Spegnimento riscaldamenti 2024, le date e gli obblighi da seguire per evitare multe

Quando vanno spenti i riscaldamenti? A deciderlo è una direttiva che divide l'Italia in zone climatiche e che detta obblighi su accensione e spegnimenti annuali

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

La primavera è ormai arrivata e, anche se non in tutte le città, ha portato con sé temperature un po’ più miti in Italia portando tanti a domandarsi su quando i riscaldamenti dovranno essere spenti. Come ogni anno, infatti, arrivati ad aprile in tante abitazioni non si sente più la necessità di avere i termosifoni accesi ogni giorno, ma capitano magari quelle giornate un po’ più fredde in cui il tepore creato dal riscaldamento è piacevole.

Ma fino a quando sarà possibile ricorrere all’aiuto dei riscaldamenti? Come avviene per l’accensione, anche per lo spegnimento devono essere seguite delle regole ben precise, delle scadenze oltre le quali non è più possibile mantenere il riscaldamento acceso, se no arrivano le multe.

Quando vanno spenti i riscaldamenti

Lo spegnimento dei termosifoni in Italia è regolato dal Decreto del Presidente della Repubblica 74/2013, che definisce i criteri generali per l’utilizzo degli impianti termici. Il decreto, in particolare, definisce i limiti riguardanti il periodo annuale e la durata giornaliera in cui i riscaldamenti possono essere attivati.

Nel documento si tiene conto delle esigenze specifiche di ogni regione, considerando fattori come l’altitudine, la vicinanza al mare e la presenza di microclimi che influenzano le temperature locali.

Come vi abbiamo spiegato in passato, l’Italia è divisa in 6 zone climatiche, dalla A alla F, che permettono di dettare un calendario preciso per l’accensione e lo spegnimento dei termosifoni nel periodo che va da ottobre a marzo/aprile. Una situazione che cambia, ovviamente, in base al freddo che viene registrato in tali zone, che vanno dalla A meno fredda alla F più fredda.

Nella zona A, infatti, sono inserite le province italiane più calde, con Gradi Giorno inferiori a 600, nella zona F invece i Comuni più freddi in cui si registrano Gradi Giorno superiori a 3.000. Ma andiamo a vedere nello specifico, in base alle zone, quando si spegneranno i riscaldamenti.

Zona F

In questa zona climatica rientrano i Comuni più freddi come le province di Cuneo, Belluno e Trento. In queste città si registrano Gradi Giorno superiori a 3.000 e proprio per questo motivo gli impianti di riscaldamento centralizzati possono rimanere accesi senza alcuna limitazione.

Zona E

La zona E è invece quella in cui ci sono i Comuni che non sono freddi come i precedenti, ma che comunque hanno temperature che tendono a essere molto basse. Proprio per questo motivo, la legge prevede la possibilità di tenere accesi i riscaldamenti centralizzati fino al 15 aprile.

In questa zona troviamo città della Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna, ma non solo. Nello specifico:

  • Alessandria
  • Aosta
  • Arezzo
  • Asti
  • Bergamo
  • Biella
  • Bologna
  • Bolzano
  • Brescia
  • Como
  • Cremona
  • Ferrara
  • Gorizia
  • Lecco
  • Lodi
  • Milano
  • Modena
  • Novara
  • Padova
  • Parma
  • Pavia
  • Perugia
  • Piacenza
  • Pordenone
  • Ravenna
  • Reggio Emilia
  • Rimini
  • Rovigo
  • Sondrio
  • Torino
  • Treviso
  • Trieste
  • Varese
  • Verbania
  • Venezia
  • Verona
  • Vercelli
  • Udine
  • Frosinone
  • Rieti
  • Campobasso
  • Enna
  • L’Aquila
  • Potenza

Zona D

Include province con Gradi Giorno tra 1.401 e 2.100 per le quali è prevista la possibilità di tenere accesi i riscaldamenti fino al 15 aprile.

In questa fascia climatica rientrano, tra le principali, le province di:

  • Roma
  • Ancona
  • Genova
  • Firenze
  • Pescara
  • La Spezia
  • Livorno
  • Grosseto
  • Lucca
  • Macerata
  • Pisa
  • Pesaro
  • Viterbo
  • Avellino
  • Siena
  • Chieti
  • Foggia
  • Matera
  • Teramo
  • Vibo Valentia

Zona C

La zona C è contraddistinta invece da un clima più mite rispetto alle precedenti ed include tutte le province con Gradi Giorno tra 901 e 1.400. Il riscaldamento è ormai spento, in quanto l’accensione era prevista fino al 31 marzo.

Tra le principali province che rientrano in questa zona possiamo citare:

  • Napoli
  • Latina
  • Caserta
  • Salerno
  • Bari
  • Brindisi
  • Benevento
  • Catanzaro
  • Cagliari
  • Lecce
  • Ragusa
  • Cosenza
  • Taranto

Zona B

Penultima fascia climatica e zona un po’ più calda dello stivale. Infatti la zona B è quella che include tutte le province con Gradi Giorno tra 600 e 900, con conseguente decisione di spegnere i riscaldamenti con l’arrivo della primavera. Gli impianti, come nella zona C, sono stati spenti il 31 marzo.

All’interno di questa zona troviamo tutte città del Sud, tra la zona della Calabria e la Sicilia come:

  • Palermo
  • Siracusa
  • Catania
  • Messina
  • Trapani
  • Agrigento
  • Reggio Calabria

Zona A

Ultima, ma con un clima nettamente migliore rispetto alle altre, è la zona A. Infatti si tratta di quella con la minore durata (espressa in giorni/anno e ore max/giorno) prevista per l’accensione dei riscaldamenti. In questa particolare fascia climatica rientrano infatti le province italiane più calde, con Gradi Giorno inferiori a 600 e proprio per questo motivo la legge prevede lo spegnimento il 15 marzo.

In questa zona rientrano solo tre Comuni: Lampedusa, Linosa e Porto Empedocle.

Cosa si rischia

Nonostante quanto stabilito dalla normativa, è concesso comunque alle autorità locali di modificare le date stabilite per lo spegnimento dei riscaldamenti in caso di particolari esigenze.

Il mancato rispetto delle disposizioni, però, può comportare delle importanti sanzioni amministrative dal costo compreso tra i 500 e i 3.000 euro.