La crisi di governo travolge le pensioni, cosa si rischia ora

Non solo decreti in bilico e equilibri precari: con le dimissioni di Draghi, in attesa delle prossime elezioni, forse non ci sarà il tempo per la riforma delle pensioni

Non solo decreti in bilico e equilibri precari: con le dimissioni di Mario Draghi come Presidente del Consiglio, e in attesa del passaggio di testimone dopo le elezioni, probabilmente non ci sarà il tempo – materiale – per lavorare alla riforma delle pensioni. Ad essere a rischio, però, sono soprattutto le uscite anticipate.

Pensioni anticipate, perché con la crisi di Governo si rischia di tornare alla Riforma Fornero

A conti fatti, se si va alle elezioni il 25 settembre, anche qualora non dovessero esserci intoppi o ballottaggi, difficilmente un nuovo Governo riuscirà a formarsi e insediarsi ufficialmente prima dei primi di ottobre.

Come se non bastasse, il nuovo gruppo di rappresentanti in carica, di fatto, partirà già con degli appuntamenti segnati in agenda in ritardo (qui le date più importanti). Ci saranno gli impegni presi con Brixelles, l’attuazione del PNRR, i decreti rimasti in sospeso perché non considerati “affari correnti” da parte del Premier uscente Mario Draghi e – cosa più importante – bisognerà subito lavorare alla prossima legge di bilancio, che deve essere pronta entro la fine dell’anno.

La carne sul fuoco, quindi, è tanta e – proprio per questo motivo – molti si stanno chiedendo se il nuovo Premier avrà tempo e risorse da dedicare alla tanto attesa (e già annunciata) riforma delle pensioni.

Se così non fosse, quelli che rischiano di più sono – come accennato sopra – le uscite anticipate. A fine dicembre, infatti, scadrà il termine di Quota 102, la misura previdenziale prevista dal Governo in sostituzione di Quota 101. Già l’anno scorso, il Governo aveva trovato l’accordo su questo meccanismo di pensionamento anticipato per evitare il ritorno alla Legge Fornero. Ma questa volta, se non si trova una soluzione entro dicembre, il ritorno al “vecchio regime” pensionistico sarà inevitabile.

Quota 102: come richiedere l’anticipo pensionistico nel 2022

Il ritorno alle legge Fornero nel 2023 sarà inevitabile  se non ci saranno ulteriori interventi.

Intanto, l’anticipo pensionistico sarà comunque concesso e riconosciuto a chi è in possesso dei requisiti per Quota 102 fino a scadenza della misura, ovvero per tutto il 2022 (qui come fare domanda).

La pensione anticipata con 64 anni di età e 38 anni di contribuzione sarà erogata, dopo apposita domanda, ai lavoratori dipendenti e autonomi che maturano, entro il 31 dicembre 2022, un’età anagrafica di almeno 64 anni e un’anzianità contributiva minima di 38 anni.

La prestazione spetta ai lavoratori iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO) – che comprende il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD) e le gestioni speciali per i lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri) – e alle forme sostitutive ed esclusive della stessa, gestite dall’INPS, nonché ai lavoratori iscritti alla Gestione Separata. Alla prestazione non può accedere invece il personale appartenente alle Forze armate, il personale delle forze di Polizia e di Polizia penitenziaria, il personale operativo del corpo nazionale dei Vigili del fuoco e il personale della Guardia di finanza.

La disciplina delle decorrenze è diversificata a seconda del datore di lavoro, pubblico o privato, ovvero della gestione previdenziale a carico della quale è liquidato il trattamento pensionistico.

Ai fini del conseguimento della pensione anticipata con 64 anni di età e 38 anni di contribuzione è comunque sempre richiesta la cessazione del rapporto di lavoro dipendente.

Infine, pensione anticipata con Quota 102 non è cumulabile con i redditi derivanti da qualsiasi attività lavorativa, svolta anche all’estero, a eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale nel limite di 5.000 euro lordi annui.

La produzione di redditi derivanti da attività lavorativa diversa da quella autonoma occasionale o la produzione di redditi derivanti da lavoro autonomo occasionale che supera i 5.000 euro lordi annui determinano – in entrambi i casi – la sospensione dell’erogazione del trattamento pensionistico e l’eventuale recupero delle rate di pensione indebitamente corrisposte.