La Commissione Europea ha avviato per la prima volta il meccanismo di condizionalità per sospendere i fondi dell’Unione a un Paese, a causa delle ripetute violazioni dello Stato di diritto. Lo ha annunciato il vicepresidente Margaritis Schinas. Il collegio dei commissari, riunito a Bruxelles, ha autorizzato Johannes Hahn, commissario per il Bilancio, a notificare formalmente il governo locale con una lettera.
Cos’è il meccanismo di condizionalità legata allo Stato di diritto
Lo Stato di diritto è uno dei valori fondanti dell’Unione Europea e il suo rispetto è “fondamentale per la sana gestione finanziaria” del bilancio comunitario, come precisa il regolamento del meccanismo di condizionalità, introdotto a partire da gennaio 2021 per proteggere i fondi UE dalle violazioni dei Paesi membri.
Con questa misura le istituzioni europee possono sospendere i pagamenti e stabilire delle rettifiche finanziare per proteggere l’economia, e si aggiunge ad altri strumenti come i controlli, gli audit e le indagini dell’Ufficio antifone, l’Olaf. Si differenzia dal meccanismo europeo per lo Stato di diritto, il cui obiettivo è invece quello di promuovere, appunto, lo Stato di diritto.
La Commissione Europea ha deciso di tagliare i fondi all’Ungheria
La Commissione Europea ha avviato le pratiche per il meccanismo di condizionalità legata allo Stato di diritto per sospendere i fondi UE destinati all’Ungheria. La procedura prevede prima l’invio di una lettera di notifica al Paese, e poi l’approvazione da parte dei governi nazionali a maggioranza qualificata, ovvero il 55% degli Stati membri che rappresentano il 65% dei cittadini.
La decisione era stata annunciata già a inizio aprile da Ursula Von der Leyen (qua il nostro approfondimento sulla “Signora d’Europa”). Nella sua analisi Bruxelles ha riscontrato irregolarità negli appalti pubblici, nei sistemi di controllo e di audit, e nella lotta alla corruzione. Voci che minano il bilancio comunitario, e che quindi avranno come conseguenza la sospensione dei fondi destinati all’Ungheria.
Perché l’Europa taglia i fondi UE all’Ungheria, la Polonia a rischio
Budapest è accusata di mancanza di trasparenza, oltre che di ostacolare le indagini e le azioni penali necessarie per prevenire le frodi e colpire i truffatori. Una situazione che si protrae da oltre un decennio, ossia dalla presa del potere da parte di Viktor Orban.
Il primo ministro ungherese è stato accusato a più riprese da Ong e dalla stampa di aver eroso lo Stato di diritto del Paese, consolidando la propria sfera di influenza utilizzando i fondi europei per alimentare il clientelismo e la corruzione.
Bruxelles ha fino a oggi chiuso un occhio, ma con la fuoriuscita del partito di Orban dal PPE (il Partito Popolare Europeo di cui è membro anche la presidente del Parlamento europeo Roberto Mestola, come spiegato qui) ha finalmente deciso di intervenire sulle violazioni.
L’applicazione del meccanismo di condizionalità potrebbe richiedere dai 5 ai 9 mesi, e la misura può comunque essere oggetto di ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Per questo il taglio dei finanziamenti europei dovuto alla cattiva gestione da parte delle autorità nazionali potrebbe slittare oltre.
A rischiare la procedura è anche la Polonia. Varsavia ha ricevuto una lettera amministrativa a novembre 2021 in cui la Commissione Europea contestava le violazioni dello Stato di diritto, in particolare quelle riguardanti il sistema giudiziario. Come spiegato qua, la Polonia sta facendo già i conti con lo stop delle forniture del gas russo.