Quanto vale il patrimonio immobiliare dello Stato italiano?

Vale 62,5 miliardi di euro e comprende 43mila tra palazzi e terreni. Investimenti da 5,5 miliardi per farli diventare green e “intelligenti”

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Davide Frigoli

Data journalist

Dopo la laurea in Lettere alterna l'attività di data journalist con quella di copywriter, si occupa di energia, green economy e nuove tecnologie.

Trattare gli immobili pubblici come se appartenessero ad un’azienda privata. L’Agenzia del Demanio, l’ente che gestisce l’impressionante patrimonio pubblico si è data esattamente questo obiettivo e, per raggiungerlo, ha steso un vero e proprio piano industriale per la gestione dei ben 43mila immobili che appartengono allo Stato e che hanno un valore di 62,5 miliardi di euro. Il documento si chiama “Piano Strategico Industriale” e non si limita a censire gli immobili, come è sempre stato fatto in passato, ma mette nero su bianco come intende gestirli, proprio come farebbe un’azienda privata. Risultato: il patrimonio immobiliare pubblico sarà a basso impatto ambientale e progettato per favorire la rigenerazione urbana e le connessioni tra le istituzioni e il cittadino. La sfida, dati i numeri in gioco, è davvero imponente. Scopriamola nel dettaglio.

Da che cosa è composto il patrimonio immobiliare italiano

Il patrimonio immobiliare italiano comprende singoli fabbricati o grandi complessi edilizi (come le caserme), aree urbane e agricole, infrastrutture (strade, ponti, canali, ex ferrovie), immobili industriali, ma anche siti archeologici, complessi carcerari, chiese, cimiteri di guerra, monumenti e singole unità immobiliari. Il Demanio ha diviso tutto lo stock immobiliare in quattro categorie: gli immobili in uso governativo; quelli del patrimonio disponibile; gli edifici storici non in uso alla pubblica amministrazione e gli immobili non disponibili.

Gli immobili in uso governativo

Costituiscono la fetta più grande del patrimonio immobiliare dello Stato, sono 22.782 e valgono l’86% del valore complessivo di tutto lo stock. Praticamente tutti i palazzi pubblici rientrano in questa categoria.

Gli immobili del patrimonio disponibile

Sono i beni che possono essere gestiti senza vincoli particolari e rappresentano la seconda fetta più grande di tutto lo stock. Comprendono complessi industriali non più attivi, le cittadelle militari, gli ex conventi e gli ex penitenziari e non sono sempre idonei a ospitare uffici pubblici, motivo per cui questi edifici sono i protagonisti principali del Piano Strategico Industriale che intende renderli idonei all’utilizzo.

Gli immobili storici non in uso

Tutti gli edifici che hanno un valore storico rientrano in questa categoria, per questo il loro uso è limitato solo ad alcune categorie di soggetti interessati e solo in cambio di particolari
garanzie di conservazione e di corretta destinazione d’uso.

Il patrimonio indisponibile

Gli immobili che non è possibile utilizzare sono: le miniere, i beni confiscati, quelli in uso gratuito e perpetuo a università ed enti ecclesiastici e l’edilizia residenziale pubblica non ancora trasferita agli enti locali.

Piano strategico Industriale 2026, gli investimenti sono cresciuti del 181%

Per gestire questa immensa fortuna servono soldi e, infatti, a luglio 2023, rispetto a tutto il 2022, il numero degli interventi sugli edifici è aumentato del 23% e il valore degli investimenti dell’84%, ovvero da 1,4 miliardi a 2,6 miliardi. Ma l’incremento più forte riguarda gli interventi finanziati con risorse economiche fornite dalle altre Amministrazioni statali coinvolte (come l’Agenzia nazionale per il turismo) che sono cresciuti del 181%: da 379 milioni di euro a 1 miliardo di euro.

Il nuovo paradigma volto a migliorare la pubblica amministrazione

Oltre ai soldi servono idee e quella del Demanio è l’adozione del modello “building as a service“, attraverso il quale l’immobile diventa uno strumento di rigenerazione del territorio e di connessione tra le istituzioni e il cittadino. Le priorità quindi sono: autonomia energetica e armonia con il contesto urbano di riferimento nel senso che gli edifici rigenerati non devono solo limitarsi a occupare uno spazio ed erogare un servizio ma “devono fungere da volano per il miglioramento dei territori” ed avere un impatto sociale misurabile.

Come funziona l’Officina per la rigenerazione dell’immobile pubblico

Per dare concretezza a questa visione l’Agenzia del Demanio ha creato l’Officina per la rigenerazione dell’immobile pubblico, il cui compito principale è “fare rete”. L’Officina è una ”open innovation”: un modello nato in ambito aziendale che prevede una continua collaborazione con soggetti esterni (aziende, centri di ricerca, Università) alfine di assicurare ad ogni processo un alto profilo tecnico. Per esempio: il Demanio vuole gestire digitalmente e con tecnologie IoT (Internet of things) la manutenzione e i processi di adattamento per i rischi sismici e climatici. E qui torniamo ai soldi, il totale degli investimenti previsti per mettere a terra il piano ammonta a 5,5 miliardi di euro per riqualificare almeno 5 milioni di metri quadrati di patrimonio immobiliare pubblico entro il 2026.