La fiducia dei consumatori italiani ha registrato un modesto calo a maggio dopo quattro incrementi consecutivi, riflettendo un calo del clima personale che controbilancia il miglioramento del clima economico. Anche il clima di fiducia delle imprese italiane è diminuito, dopo due mesi consecutivi di crescita, con un generale peggioramento che è più accentuato nelle costruzioni. Ma cosa significano questi dati? E come vengono letti dagli esperti?
Sentiment consumatori e imprese in calo
In particolare, secondo i dati diffusi venerdì da Istat, l’indicatore relativo ai consumatori è sceso a 105,1 punti dai 105,5 punti di aprile, sintesi di un diffuso deterioramento delle opinioni, contro attese per un indice a 105,2 punti. L’indice di fiducia nella manifattura è diminuito a 101,4 punti dal precedente 102,8 punti , contro attese a 102,5 punti.
“Nel complesso, il calo di maggio delle indagini Istat non sorprende ed è in linea con quanto accaduto in altri paesi dell’Eurozona – ha commentato Paolo Mameli, senior economist della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo – Nel settore manifatturiero, il sostegno offerto dal “contro-shock” sui fattori di offerta (“normalizzazione” delle catene globali del valore e moderazione dei prezzi energetici) sta perdendo slancio, mentre i fattori di domanda stanno diventando sempre più importanti, mostrando debolezza sia sul mercato interno che dall’estero”.
Effetto (dis)-incentivi sulle costruzioni
Scendendo nei dettagli, l’Istituto nazionale di statistica ha sottolineato che la flessione dell’indice delle imprese esprime un generale peggioramento della fiducia in tutti i comparti indagati, ma più accentuata nelle costruzioni. Sebbene in attenuazione, la fiducia nelle costruzioni rimane comunque molto alta.
“Il settore delle costruzioni inizia a riflettere la graduale eliminazione dei generosi incentivi fiscali che hanno spinto l’attività nel segmento residenziale per più di due anni – ha affermato Paolo Pizzoli, Senior Economist di ING – Con un ampio portafoglio di lavori ancora in corso, non ci aspettiamo bruschi cali nel breve periodo, ma il calo degli ordini e le aspettative di occupazione nel segmento residenziale suggeriscono che il picco sia passato”.
E ora si viaggia!
Nel frattempo, l’attività nei servizi è attesa rimanere vivace, almeno nel breve periodo, grazie alla ripresa del turismo e di tutte le attività ricreative e del tempo libero, anche se l’indagine Istat relativa alle aziende del settore sta dando segnali meno ottimistici rispetto a quelli giunti dal PMI servizi. “Il peggioramento del sentiment presso le imprese del turismo va interpretato come un fisiologico riallineamento su valori comunque elevati, dopo lo strappo di aprile”, ha spiegato a questo proposito l’Ufficio Studi di Confcommercio.
Ottimismo su dati PIL
Nel complesso, gli osservatori sono concordi nel ritenere prematuro leggere lo stop della fiducia come l’inizio di una fase di ripiegamento dell’attività economica. I dati “suggeriscono che l’economia italiana potrebbe ancora registrare una crescita positiva del PIL anche nel 2° trimestre del 2023, anche se a un ritmo chiaramente più lento rispetto al 1° trimestre del 2023 – ha analizzato Pizzoli – I servizi dovrebbero confermarsi un fattore di crescita, cosa meno probabile per il settore manifatturiero”.
Secondo Intesa Sanpaolo, le indagini di maggio sono compatibili con l’idea di un PIL italiano in crescita di 0,1/0,2% t/t nei trimestri centrali dell’anno, dopo il sorprendente rimbalzo di ben 0,5% visto a inizio anno. Nel 2023, la crescita potrebbe anche superare l’1% ipotizzato dal Governo.