Patto di Stabilità, deficit italiano troppo alto: in arrivo una stretta da 13 miliardi all’anno

Per rientrare al 3% di deficit l'Italia deve attuare un lungo percorso di riduzione, che costringerà in nostro paese ad una stretta da 13 miliardi all’anno per sette anni

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Con una netta maggioranza, martedì il Parlamento Europeo ha votato a favore della riforma del Patto di stabilità, un insieme di norme fiscali vincolanti per tutti gli Stati membri dell’Unione Europea. Tali norme sono concepite per garantire che ogni paese mantenga una gestione finanziaria sana, evitando un eccessivo ricorso al debito, al fine di prevenire conseguenze negative per l’intera Unione.

Una notizia che interessa molto da vicino l’Italia, dato che il deficit italiano è tra i più alti di tutti gli stati membri dell’Unione Europa (gli ultimi dati lo attestano al 7,4%) e che costringe in nostro paese ad una stretta da 13 miliardi all’anno per sette anni.

Quanto costerà il Patto di stabilità all’Italia

Il 19 giugno segnerà un momento cruciale per l’Italia, poiché la Commissione europea presenterà il “pacchetto di primavera”, contenente due importanti notizie per il nostro Paese: la strategia di rientro dagli eccessi di spesa e l’apertura di una procedura per disavanzo eccessivo per il deficit italiano nel 2023, che ha raggiunto il 7,4% (dati Eurostat) e posizionandoci come il Paese con il deficit più elevato in Europa.

L’avvio di una procedura è ormai inevitabile, visti i dati. Per l’Ufficio parlamentare di bilancio a rendere molto probabile questa opzione è principalmente una carenza di informazioni in tre ambiti di rilevante importanza per la finanza pubblica e il quadro macroeconomico: le politiche invariate, i bonus edilizi e il Pnrr.

Con l’approvazione del nuovo Patto di stabilità da parte del Parlamento europeo, le mani del governo Meloni sono ora legate. L’obiettivo è ridurre il debito di 13 miliardi di euro all’anno per sette anni (pari allo 0,6% del Pil), prevista sia dai tecnici del Tesoro che dalle proiezioni della Corte dei Conti e dell’Ufficio parlamentare di bilancio. Paletti che rischiano di mettere a repentaglio le politiche economiche del governo attuali del governo e quelle future.

Ecco dunque le nuove regole: il deficit deve rientrare al 3%, con una riduzione graduale di mezzo punto all’anno nella sua versione “strutturale”, cioè al netto delle misure una tantum e della componente legata alle fluttuazioni cicliche dell’economia. Di conseguenza, anche il debito italiano subirà una lieve diminuzione. Tale riduzione diventerà ancora più significativa, un punto percentuale in meno all’anno, una volta che il deficit rientrerà entro il 3% e l’Italia uscirà dalla procedura per gli eccessi di deficit. Queste sono le regole imposte per i paesi con deficit e debiti elevati come il nostro.

Il piano dell’Ue: un programma di 4 o 7 anni per modificare il deficit

Il piano che la Commissione europea consegnerà all’Italia il 19 giugno sarà composto da un grafico dettagliato con le curve delle variabili economiche, che per forza di cose avrà una parabola discendente. 

Sarà fondamentalmente un programma di rientro e correzione dei conti, concepito per un periodo iniziale di 4 anni. Tuttavia, sarà dotato di una flessibilità che consentirà di estenderlo fino a 7 anni, a condizione che vengano attuate riforme significative e investimenti strategici. È plausibile che l’Italia cercherà di optare per l’estensione a 7 al fine di attenuare gli impatti dei necessari sacrifici finanziari, come confermato anche dalle simulazioni condotte dagli esperti del settore.