Fed e taglio tassi: da Jackson Hole a elezioni, gli scenari

Il commento sulle aspettative per le prossime mosse della Federal Reserve a cura di George Brown, Senior US Economist, Schroders

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

La Federal Reserve taglierà i tassi quest’anno? È la domanda che ogni investitore si pone, dopo che l’inflazione core degli Stati Uniti, per il terzo mese consecutivo, ha sorpreso al rialzo a marzo. Attualmente i mercati dei future prevedono meno di due tagli dei tassi nel 2024, dopo averne scontati fino a sei o sette a gennaio.

Fed, incubo inflazione

Il presidente della Fed, Jerome Powell, non si è opposto al cambiamento delle aspettative di mercato. Dopo i dati sull’inflazione di marzo, ha ammesso che “probabilmente ci vorrà più tempo del previsto” prima che la banca centrale abbia la fiducia necessaria per iniziare ad allentare la sua politica.

Al momento, “è difficile dire se l’allentamento si materializzerà quest’anno. Eventuali tagli saranno subordinati all’esistenza di prove decisive che l’inflazione sta convergendo verso l’obiettivo”, scrive George Brown, Senior US Economist, Schroders spiegando che “ciò non solo richiederà un indebolimento dell’inflazione sequenziale, ma dipenderà anche dal raggiungimento di un migliore equilibrio delle condizioni del mercato del lavoro.

Jackson Hole punto di svolta?

Un altro fattore  – spiega ancora Brown – “che potrebbe ritardare eventuali tagli dei tassi è una significativa escalation della situazione in Medio Oriente. Uno degli scenari di rischio ipotizzati nelle nostre ultime previsioni economiche riguardava lo scoppio di un conflitto nella regione, in grado di impattare sui Paesi occidentali.

Un simile scenario interromperebbe i principali canali di trasporto marittimo e la fornitura di petrolio, facendo aumentare i prezzi globali di energia e beni. Date le preoccupazioni per la rigidità del mercato del lavoro e gli effetti di secondo impatto sui salari, le banche centrali potrebbero essere spinte a posticipare l’avvio di eventuali cicli di allentamento”.

Gli scenari

A parte questo rischio,” è improbabile che si registrino sufficienti progressi sia nei dati sull’inflazione sia nei dati sull’occupazione, tali da infondere al FOMC la fiducia necessaria per tagliare i tassi entro le riunioni di giugno o luglio. Potremmo vedere un numero di progressi sufficienti prima che il Comitato, che si occupa di fissare i tassi della Fed, si riunisca a settembre.

È possibile che Powell getti le basi per un allentamento nel suo discorso programmatico in occasione del simposio di Jackson Hole ad agosto. Un taglio dei tassi a settembre avrebbe inoltre il vantaggio aggiuntivo di essere accompagnato da un “dot plot” aggiornato, che il FOMC potrebbe utilizzare per trasmettere le proprie aspettative su tempistica e portata di un eventuale allentamento” .

La nostra aspettativa – prosegue l’esperto – ” è che a ciò seguiranno altri due tagli, nelle riunioni di dicembre e marzo. Tuttavia, crediamo che, in seguito, il comitato farà fatica a giustificare ulteriori tagli dei tassi. A quel punto l’inflazione dovrebbe essere al livello target, mentre la disoccupazione probabilmente rimarrà bassa. Ciò significa che il FOMC avrà probabilmente raggiunto gli obiettivi del suo duplice mandato, di stabilità dei prezzi e piena occupazione. Questo ciclo di tre tagli fornirebbe un allentamento cumulativo di 75 punti base, la stessa entità del 2019, che a sua volta era stata modellata sull’adeguamento di metà ciclo effettuato a metà degli anni Novanta”.

Elezioni potrebbero incidere su tempistica?

Ad ogni modo, la bilancia dei rischi “è chiaramente orientata verso meno tagli e più tardivi. Anche se l’evoluzione dei dati sarà il fattore determinante, non scartiamo la possibilità che le elezioni del 5 novembre possano influenzare tempistica e portata di un eventuale allentamento.

Ad esempio, il FOMC potrebbe attendere fino alla riunione di dicembre per tagliare i tassi di 50 pb o mantenerli invariati, a seconda che si preveda o meno che l’esito elettorale abbia un impatto significativo sulle prospettive economiche”.

Taglio o rialzo

Esiste anche una discreta probabilità –  conclude Brown – “che il FOMC non allenterà affatto la politica monetaria quest’anno. Attualmente attribuiamo una probabilità del 40% a tale scenario; si tratta di un rischio che, a nostro giudizio, è attualmente sottovalutato dal mercato. Inoltre, se l’inflazione iniziasse a riaccelerare, la prossima mossa del comitato potrebbe non essere un taglio, bensì un rialzo”.