Italia delle contraddizioni: la crescita economica più lenta ma ancora brillante ha mantenuto l’occupazione su livelli piuttosto elevati ed è cresciuto anche il reddito delle famiglie, ma l’elevata inflazione ha provocato un crollo del potere d’acquisto, rendendo le famiglie più povere. Ne consegue che 1 individuo su 4 è a rischio povertà, una percentuale ancora molto alta rispetto al resto d’Europa. E’ la fotografia scattata dall’Istat in un report sul raggiungimento dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030.
Crescita e miglioramento mercato lavoro
Nel 2022, la ripresa dell’attività economica è rallentata, con un PIL in volume (+3,7%), pro capite (+4,0%) e per occupato (+1,9%) inferiori a quelli del 2021.
Nonostante questo, c’è stata un’importante ripresa del mercato del lavoro italiano. Il tasso di occupazione dei 20-64enni è salito al 64,8%, recuperando pienamente i livelli pre-pandemici, anche se il divario con l’Europa rimane molto alto (qui le statistiche più recenti sugli occupati). Il tasso di disoccupazione è diminuito di 1,4 punti, con un miglioramento più evidente per i giovani, anche se restano ampi i differenziali territoriali, di genere e generazionali.
Continua a crescere l’impiego di lavoro irregolare in agricoltura (24,4% nel 2020, +3,7 punti percentuali dal 2010). L’irregolarità è più diffusa nel Mezzogiorno, ma è presente in misura rilevante in tutto il Paese
Reddito e riduzione disuguaglianze
Il reddito disponibile delle famiglie è aumentato lo scorso anno (+6,5% rispetto al 2021), ma il potere d’acquisto è crollato dell’1,2% a causa dell’incremento dell’inflazione (+8,1%).
Il calo del potere d’acquisto ha reso tutti più poveri, anche se c’è da rilevare, nel biennio immediatamente precedente, un lieve miglioramento delle disuguaglianze nella distribuzione dei redditi: tra il 2020 e il 2021 il reddito familiare pro capite del 40% più povero della popolazione è aumentato di più (+5,7%) rispetto a quello del totale della popolazione (+3,6%). A registrare un miglioramento sul fronte delle disuguaglianze è soprattutto il Mezzogiorno.
La piaga della povertà è dura da debellare
Nel 2022 quasi 1 individuo su 4 (24,4%) è a rischio di povertà o esclusione sociale, una percentuale pressoché stabile rispetto al 2021 (25,2%). Le notevoli differenze territoriali restano invariate: nel Nord è a rischio meno del 15% della popolazione, nel Mezzogiorno oltre il 40%. Sul tema povertà vedi anche il rapporto della Caritas.
Tuttavia, con la ripresa dell’economia, si riduce significativamente il numero di persone in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (4,5% rispetto al 5,9% del 2021) e di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro: circa 2,7 milioni di persone (11,5%), malgrado lavorino, sono a rischio di povertà e la situazione è più grave per i lavoratori stranieri (a rischio di povertà quasi un quarto di loro)
Rimane stabile la popolazione a rischio di povertà assoluta, che risulta circa un quinto della popolazione complessiva (20,1%), un dato che è rimasto pressoché stabile nell’ultimo quinquennio e si conferma superiore alla media europea.
Le famiglie con segnali di insicurezza alimentare sono in lieve calo (dall’1,7% del 2021 all’1,3% nel 2022), ma si allarga la forbice fra il Mezzogiorno e il resto del Paese.