Patto di Stabilità 2024 approvato in via definitiva: stretta sui conti per l’Italia

Approvato in via definitiva il Patto di Stabilità e Crescita. I conti dell'Italia sono osservati speciali: in mancanza di misure incisive per ridurre il debito, arriverà la procedura d'infrazione. Il bivio del governo: tagli alla spesa o più tasse?

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Il nuovo Patto di Stabilità e Crescita 2024 ha ottenuto il via libera dagli Stati membri Ue. La proposta di riforma è stata approvata senza discussione dai ministri europei riuniti al Consiglio Ue Agricoltura a Lussemburgo. Il testo consta di tre atti legislativi.

Ok alla riforma del Patto di Stabilità e Crescita

Il primo atto consiste in un regolamento che istituisce il cosiddetto “braccio preventivo” del Patto di Stabilità; c’è poi il regolamento di modifica del braccio correttivo e infine la direttiva che modifica i requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri. Dopo la ritrosia iniziale, l’Italia ha votato a favore e solo il Belgio (presidente di turno dell’Ue) si è astenuto. Si chiude così quasi un anno e mezzo di trattative tra gli Stati membri e le istituzioni comunitarie.

Cosa cambia rispetto alla precedente versione

Nel novembre del 2022 la Commissione europea mirava a promuovere un percorso di aggiustamento fiscale personalizzato per Stato europeo. Le misure correttive, in sintesi, avrebbero dovuto tenere conto delle peculiarità delle diverse anime che compongono l’Unione. Quella versione del testo prevedeva che la spesa primaria netta, cioè il parametro di spesa senza gli interessi sul debito, fosse l’unico riferimento per la sorveglianza sull’andamento dei conti pubblici.

La versione del Patto di Stabilità approvata il 29 aprile contiene sì i piani personalizzati, ma aggiunge anche una serie di limiti stringenti per garantire che il rapporto tra il debito e il Pil si incammini verso la riduzione e che il deficit venga portato sotto il limite del 3%. Per portare il disavanzo solo il 3%, ogni settembre bisognerà presentare il Piano fiscale strutturale. Il documento dovrà tenere conto delle indicazioni di spesa pubblica suggerite dalla Commissione europea. Ogni anno si dovrà prevedere una correzione di almeno lo 0,5% del Pil.

Viene poi meno l’ipotesi del vecchio Patto, di difficilissima realizzazione, di ridurre il debito pubblico di un ventesimo ogni anno.

Rischio procedura di infrazione Ue contro l’Italia

Per l’Italia si preannunciano tempi difficili: dopo le elezioni Europee dell’8 e 9 giugno e dopo i nuovi assetti politici che ne deriveranno, l’Italia insieme ad altri Paesi Ue comincerà ad applicare il nuovo Patto di Stabilità sotto la rigida osservazione delle istituzioni comunitarie: chiunque soffra di deficit eccessivo e metta in atto misure giudicate insufficienti a ridurlo, affronterà la procedura di infrazione.

Per l’Italia, azzoppata da 90 miliardi l’anno di interessi sul debito, rientrare nelle stringenti indicazioni comunitarie significa tagliare oltre 10,5 miliardi. Per il governo significa prima di tutto dire addio allo strumento dello scostamento di bilancio. Poi, in mancanza di nuove entrate, ci saranno due sole strade percorribili: aumento della pressione fiscale o tagli alla spesa pubblica che metteranno a rischio le misure bandiera del governo, in primis il taglio del cuneo fiscale e vari bonus.