Manovra, salta Quota 100? Tutti gli scenari possibili

Con la scadenza a fine 2021, il tema delle pensioni diventa il nodo cruciale della manovra di bilancio. Le ipotesi sul tavolo, da Quota 41 all’Ape contributiva

A pochi giorni dalla presentazione della legge di bilancio 2022, gli interventi su cui sta lavorando il governo di Mario Draghi iniziano ad assumere una fisionomia ben precisa.

Dalla conferma del Superbonus 110% al taglio del cuneo fiscale per le imprese, passando per la riforma del catasto e le agevolazioni per l’acquisto di auto ibride ed elettriche. Sono questi alcuni dei macro-capitoli su cui si sta discutendo maggiormente nell’ultimo periodo (qui tutte le cifre della prima manovra del governo Draghi).

Una voce che certamente andrà a comporre la prossima manovra sarà anche quella relativa alle pensioni, con la scadenza di Quota 100 a fine anno che rende il tema tra i più delicati da definire.

Sui tavoli del Mef (il ministero dell’Economia e della Finanza) da settimane circolano pareri provenienti da diversi enti e associazioni di categoria, a partire da quelli formulati dall’Inps presieduto da Pasquale Tridico.

E poi le analisi condotte dall’Anap (Associazione Nazionale Anziani e Pensionati), oltre alle indicazioni provenienti dai tre maggiori sindacati italiani (Cgil, Cisl e Uil). Il titolare del dicastero Daniele Franco dovrà quindi svolgere un accurato lavoro di sintesi per giungere al testo finale della riforma.

Quota 100: le ipotesi sul tavolo e i costi per finanziarle

I costi per prolungare Quota 100 oltre la data limite del 31 dicembre si attestano nell’ordine di alcuni miliardi di euro. La cifra esatta risulta però difficilmente individuabile, date le diverse ipotesi sul campo sopravanzate da alcuni membri dei partiti di maggioranza.

C’è chi – come l’ex sottosegretario leghista all’Economia Claudio Durigon – propone di prorogare di altri 3 anni Quota 100, ma con qualche ritocco. L’esponente del Carroccio propone un’uscita anticipata a 62-63 anni con 38-39 di contributi. L’anticipo sarebbe garantito da un fondo nazionale per il prepensionamento e la misura resterebbe in vigore per altri tre anni, dal 2022 al 2024, con un costo per lo Stato di circa 3 miliardi di euro.

Anche il Movimento 5 Stelle vorrebbe conservare l’impalcatura generale della riforma varata dal governo Conte I, pur sapendo che lo stanziamento delle risorse per mantenerla graverebbe in maniera pesante sui conti pubblici.

Infine anche Cisl e Cgil hanno parlato della necessità di andare in pensione in modo più flessibile a partire da 62 anni di età, chiedendo però di mettere a regime delle agevolazioni per l’uscita dal lavoro di chi ha maturato 41 anni di contributi, la cosiddetta Quota 41 (qui quanto costerebbe il passaggio dal sistema vigente a Quota 41).

Una soluzione ritenuta però troppo onerosa da Tridico e dai tecnici del Mef, che ne stimano la spesa in circa 4,3 miliardi di euro per il 2022, 6 miliardi per il 2023 e 9 miliardi l’anno se messa a regime.

Quota 100: la proposta di Pasquale Tridico

E così l’ipotesi più accreditata sembra essere proprio quella formulata dall’Inps, ossia la sostituzione di Quota 100 con la cosiddetta Ape contributiva.

Si tratta di un compromesso che darebbe la possibilità di accedere ad un primo indennizzo secondo quanto maturato alla data della richiesta, per poi avere la pensione completa al raggiungimento dell’età di vecchiaia.

Assieme a questa proposta ci sarebbe anche l’estensione della platea delle attività gravose, che Tridico avrebbe individuato in circa 30 tipologie di impiego (il costo ammonterebbe ad un miliardo di euro per i primi tre anni) oltre alle 15 esistenti e già riconosciute.

Il tutto verrebbe coperto nella legge di Bilancio da un impiego di circa 5 miliardi di euro. Un dato che però potrebbe lievitare sensibilmente con la rivalutazione degli importi pensionistici sulla base dell’andamento del Pil, come indicato dalla legge in vigore.