Circa il 60% delle imprese in Europa è preoccupato per la capacità di pagamento dei propri clienti. In Italia in particolare, il 70%, prevede un aumento dei ritardi di pagamento nei prossimi 12 mesi.
Imprese, European Payment Report
In peggioramento rispetto all’ultimo anno, periodo nel quale il 73% ha dovuto accettare tempi di scadenza più lunghi da parte dei clienti. Nonostante il 49% degli intervistati sia portato a velocizzare il processo, le condizioni del mercato non lo permettono, e le imprese, nel 54% dei casi, attribuiscono queste difficoltà all’inflazione che, insieme all’aumento dei tassi di interesse, rende più complesso tutto il processo, con pesanti ricadute sulla supply chain. Sono alcuni dei dati che emergono dall’edizione 2023 dell’European Payment Report (EPR) pubblicato da Intrum dal quale emerge che le attuali sfide che le imprese si trovano ad affrontare, costituite principalmente da prezzi elevati e crescita dei tassi di interesse, potranno inoltre avere un impatto negativo sulla puntualità dei pagamenti da parte dei clienti.
Il “sentiment” in Italia
In Italia il sentiment degli intervistati è particolarmente negativo relativamente all’aumento dei tassi di interesse (63%, rispetto al 54% della media europea), all’aumento dell’inflazione (60%, rispetto al 57% in Europa), alle difficoltà finanziarie dei debitori (56%, rispetto al 53% della media europea). Il rischio climatico (ad esempio: eventi meteorologici estremi o le problematiche connesse alla transizione verso un’economia verde) non viene invece percepito tra i primi posti tra i fattori che impatteranno sulla puntualità dei pagamenti (51%), quando invece è in cima alla classifica in Europa (59%). La gestione della liquidità e dei debiti finanziari è oggi tra le priorità delle aziende intervistate come non lo è mai stata in precedenza (50% dei casi) e il 44% del campione ritiene di dover accedere a nuova finanza per rimanere competitivo sul mercato, più che in Europa (38%).
Il 56% delle imprese italiane afferma di aver spostato l’attenzione dalla crescita (principale obiettivo delle aziende dello scorso anno) a una maggiore efficienza e al risparmio sui costi. L’85% rivela che i propri dipendenti se non hanno già chiesto aumenti di stipendio superiori alla norma, lo faranno presumibilmente nel breve. Il 55% ha ridotto i consumi energetici per far fronte all’aumento dei costi dell’energia, e confermerà questo impegno in futuro per ridurre il proprio impatto sull’ambiente.
Parola chiave sostenibilità
Resta alta l’attenzione alla sostenibilità – Nell’ultimo anno il 62% delle imprese italiane ha accelerato in modo significativo gli sforzi per aumentare la propria sostenibilità, nonostante un contesto certamente sfidante. Quasi la metà degli intervistati (il 48%) ritiene che un’assunzione di responsabilità nei confronti degli impatti ambientali fidelizzerà i clienti all’azienda.
Il documento – arrivato alla sua venticinquesima edizione – è basato su un’indagine condotta simultaneamente in 29 Paesi europei. Alla ricerca hanno partecipato oltre 10.000 aziende afferenti a 15 diversi settori, di cui 800 italiane, rappresentate dal top management e da esperti della materia all’interno dei dipartimenti finanziari.
In Italia, il 64% delle aziende si dichiara sempre più preoccupato relativamente alla capacità dei debitori di pagare entro i termini concordati e allo stesso tempo, nel 54% dei casi, ammette di avere difficoltà a pagare in tempo i fornitori a causa dell’inflazione. SI osserva anche che l’impatto dei ritardi dei pagamenti costituisce un freno allo sviluppo, distraendo risorse che altrimenti sarebbero utilizzate per migliorare la sostenibilità, espandere l’offerta o assumere nuovo personale.