Di certo non li si vede mai in campo e rimangono molto volentieri “dietro le quinte”, ma i procuratori sportivi hanno un peso specifico direttamente proporzionale ai loro guadagni, a volte stratosferici.
Molto più che “semplici” agenti o manager dei calciatori, i più facoltosi sono considerati i veri potenti del pallone. Secondo i dati della FIGC, solo nel 2016 le società di Serie A hanno speso 193,3 milioni di euro in commissioni versate per questi professionisti. Un dato che rappresenta il doppio rispetto agli 84,4 milioni dell’anno precedente. E il trend è in continua crescita, non solo a livello italiano ma globale.
Ma facciamo qualche esempio concreto e vediamo chi sono i “Paperoni” di questo business parallelo a quello già impressionante generato dal calcio giocato. Mino Raiola è forse il procuratore sportivo più famoso in Italia e in Europa. La rivista “Forbes” lo ha incluso tra i 5 procuratori sportivi più ricchi. Tra le sue mani passa un giro d’affari di circa 437 milioni, che è il valore dei suoi calciatori stimato nel 2017. Nello stesso anno ha incassato oltre 40 milioni in commissioni sui trasferimenti dei suoi assistiti. Ma c’è chi riesce a mettersi in tasca anche di più.
Constantin Dumitrascu, agente romeno di Cavani, Martial, Fernandinho, Witsel e Matic gestisce un capitale da 900 milioni di euro. Grazie ai suoi assi nella manica, nella scorsa stagione ha incassato 90 milioni in commissioni. Suo è il terzo trasferimento più costoso della storia del calcio, quello di Coutinho passato dal Liverpool al Barcellona per 160 milioni.
Il suo impero fa concorrenza a quello di un altro potente del calciomercato: Jorge Mendes, portoghese all’anagrafe giramondo per professione. Cristiano Ronaldo, suo assistito, gli ha donato un’isola in occasione delle sue nozze. Le sue procure ad oggi valgono 630 milioni, mentre le commissioni medie ben 63.
Procuratori sportivi: cosa fanno e da cosa dipendono i loro introiti
Ma quanto guadagnano esattamente questi professionisti del calcio? Partiamo col dire che i grossi guadagni dei procuratori sportivi derivano dalle intermediazioni per le compravendite, e solo in minima parte dai servizi resi agli atleti in fase di sottoscrizione o rinnovo di un contratto. Ma la deregolamentazione approvata dalla FIFA e i cambiamenti al regolamento della Figc, hanno alzato la posta.
Ad esempio, è venuto meno il divieto per gli agenti di rappresentare sia il calciatore che il club, cosa che un po’ di anni fa era vietata per evitare possibili conflitti di interessi. Sempre secondo il regolamento sportivo, lo stipendio di procuratori e agenti dovrebbe essere proporzionato a quello del calciatore. La regola imporrebbe che quest’ultimo gli riconosca al massimo il 3% del suo stipendio lordo o del prezzo del trasferimento, ma questo tetto il più delle volte è ignorato e le percentuali sono ben più alte.
Più che limitarsi a curare gli interessi dello sportivo, da alcuni anni il ruolo di questi professionisti è diventato molto più cruciale. Il procuratore, infatti, non si limita ad assistere le operazioni di compravendita, ma ne tesse le trame dall’inizio fino alla fine imponendosi come figura centrale di tutto il meccanismo. Un ruolo che proietta questi stratega del pallone su una ribalta decisamente dorata.