Con l’aumento dell’accessibilità e della disponibilità di informazioni finanziarie ed economiche strategiche, nel 2023 ci sarà una nuova ondata di attivismo azionario in tutta Europa, individuando in totale 144 aziende europee a rischio di attacchi da parte dei fondi attivisti nei prossimi 18 mesi. È la previsione di Alvarez&Marsal, la società di consulenza globale, che ha comunicato i risultati della sua ultima analisi sulle prospettive dell’attivismo degli azionisti in Europa per il 2023. Il report noto come “AAA” – A&M Activist Alert – ricostruisce l’operato dei fondi attivisti, cioè quei fondi che operano con l’intento di stimolare le società quotate a massimizzare i profitti, anche incidendo sulla governance , e ne traccia le potenzialità per il 2023.
L’exploit
Questo exploit arriva dopo aver osservato per tutto il 2022 un costante aumento in UE del numero di fondi che utilizzano strategie di attivismo. Oggi A&M sta monitorando 96 fondi attivisti, rispetto ai 93 del 2021 e agli 89 del 2020, un segnale che gli attivisti e le loro tattiche stanno diventando sempre più frequenti in tutta Europa. I fondi analizzati provengono principalmente dall‘Europa, in particolare dal Regno Unito; si segna, così, un progressivo allontanamento dell’Europa dai fondi degli attivisti statunitensi. Sotto il profilo del target, nel 2022 si è osservato un aumento delle campagne incentrate sull’ambiente e sul sociale, aumentate rispettivamente del 22% e del 14% rispetto all’anno precedente. Tra questi nuovi fondi entranti sono cresciuti in particolare quelli con strategie dedicate all’ambiente e alla governance, la “E” e alla “S” dell’acronimo ESG.
Obiettivo Italia
Ma qual è la situazione dell’Italia? In sintesi il nostro Paese resta ancora poco permeabile alle attività dei fondi attivisti. Le previsioni di Alvarez&Marsal identificano 5 aziende italiane quotate a maggior rischio di campagne di attivismo. Sebbene l’attuale livello di attivismo degli azionisti in Italia sia nettamente più basso rispetto alle tendenze generali, le caratteristiche delle 5 società identificate suggeriscono che gli attivisti potrebbero lanciare campagne pubbliche nel 2023. Gli obiettivi previsti offrono ai fondi attivisti una gamma di opportunità di creazione di valore, tra cui una relativa sottoperformance nel sostenere i margini diretti e nel guidare i rendimenti del capitale. Considerando inoltre che il rapporto prezzo/utili prospettico delle società italiane è relativamente più basso, si aprono interessanti opportunità di fusione e/o acquisizione da parte di potenziali acquirenti con probabili richieste di bumpitrage – alzare cioè il valore delle azioni di cui è già stata disposta la vendita – da parte dei nuovi attivisti (Leggi questo articolo per sapere qualcosa in più sulle propettive di M&A).
Le tendenze regionali
L’AAA prevede che il Regno Unito rimarrà il mercato preferito per gli attivisti in Europa, con 52 obiettivi probabili, anche se i livelli di attivismo nell’immediato rimarranno relativamente contenuti fino all’arrivo dell’ondata prevista per il 2023. Questo perché le aziende del Regno Unito mostrano una performance relativamente buona nel 2022, anche sotto il profilo dei risultati economico-finanziari. Tuttavia, le prestazioni previste per il 2023 sembrano meno positive per quanto riguarda la stabilità dei ricavi, i margini, la gestione dei costi indiretti e in generale il ritorno sul capitale. Ciò darà agli attivisti lo slancio per intervenire in modo più incisivo.
La Germania rimane il secondo più grande mercato previsto per i fondi attivisti, con una previsione di 29 obiettivi individuati come a rischio, numero che si prevede in aumento costante a partire da maggio. Infine, la Francia rimane un’area di interesse, con 23 obiettivi a rischio di attivismo finanziario, numero che, secondo le previsioni, resterà invariato dalla metà del 2023. Una certa sottoperformance nel sostenere ricavi e rendimenti per gli azionisti, così come i modesti rendimenti sul capitale e cashflow, potrebbero attirare l’attenzione degli attivisti.