La catena di fast food più famosa al mondo ha perso una battaglia e ora non avrà l’esclusiva del nome “Big Mac”.
Il “doppio Mac”, il protagonista di questa vicenda, è quel panino al sesamo che al suo interno contiene due fette di hamburger condite con lattuga, formaggio, cipolle, salsa e sottaceti. Un tripudio di sapori racchiuso tra due fette di pane e che probabilmente in tanti avranno assaggiato.
Ebbene sì, anche se nell’immaginario di molti di noi il Big Mac per eccellenza è quello realizzato da McDonald’s, è anche vero che la catena americana non potrà impedire ad altri esercizi di utilizzare il nome “Big Mac” o anche solo “Mc” per i propri prodotti. E a stabilirlo è stata l’Unione Europea per la proprietà intellettuale (EUIPO), dopo che i legali del colosso americano in termini di fast food, avevano sostenuto che era giusto riconoscere questa esclusività a McDonald’s, visto anche l’ampio utilizzo dei diritti sul marchio Big Mac in numerosi Paesi d’Europa.
Non è bastato però il documento redatto e lungo oltre 40 pagine: per l’EUIPO non ci sono abbastanza prove per poter affermare che l’esclusività spetti di diritto alla catena americana. La decisione, che porta la data dell’11 gennaio, stabilisce infatti che il fast food americano non è riuscito a “dimostrare l’uso effettivo del marchio in tutta l’Ue per un periodo continuato di cinque anni”.
La questione è stata sollevata, nel momento in cui una piccola catena irlandese di fast food, “Supermac’s”, diversi anni fa ha iniziato a prendere in considerazione la possibilità di espandersi oltre i confini dell’Irlanda. Il nome, anche se richiama quello del colosso americano, in realtà c’entra ben poco con McDonald’s, ma piuttosto riguarda il nome del fondatore di Supermac’s, Pat McDonagh, che veniva appunto soprannominato “Supermac” quando giocava a calcio. Non è la prima volta che la catena irlandese entra in conflitto con quella americana, ritenendo quest’ultima responsabile delle limitazioni alla propria attività imprenditoriale.
Supermac’s ha vinto dunque la prima battaglia, ma il gigante americano è pronto ad “entrare in guerra” e ad appellarsi in secondo grado. La multinazionale ha sempre tutelato i brand di sua proprietà facendo sentire la sua voce.