La firma di Giorgetti sugli aumenti delle pensioni: quanto cresceranno

Il testo approvato dal ministero dell’Economia prevede un incremento degli assegni pensionistici con l’arrivo del nuovo anno: quanto aumenteranno gli assegni

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Redazione

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Tra i temi di discussione più caldi sul tavolo del governo in questo finale di 2022 c’è sicuramente quello che riguarda il capitolo delle pensioni. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni sta conducendo una vera e propria corsa contro il tempo per l’approvazione della legge di Bilancio entro il prossimo 31 dicembre, in modo da evitare il passaggio all’esercizio provvisorio. Tra le questioni dirimenti, c’è appunto quella relativa all’impianto previdenziale del nostro Paese.

Secondo quanto dichiarato a più riprese dal ministro Giancarlo Giorgetti (titolare del dicastero dell’Economia che ha firmato la manovra), l’indicizzazione delle pensioni a partire dal 1° gennaio 2023 sarà pari al 7,3%: in sostanza, l’inquilino di via XX Settembre ha affermato che ci sarà un adeguamento del valore medio degli assegni pensionistici in linea con l’aumento generale dei costi conseguente alla crescita smisurata dell’inflazione.

Pensioni, come viene calcolato l’aumento e quanto vale

Secondo quanto prevede la normativa attualmente in vigore, l’aumento delle pensioni è stato calcolato sulla base della variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo. A fornire il dato dei rincari è come sempre l’ISTAT, che alla data del 3 novembre scorso ha reso noti gli incrementi della spesa a carico dei cittadini.

Quello che si andrà a verificare con l’approvazione della manovra da parte del Parlamento è un incremento dell’adeguamento degli importi delle pensioni rispetto a quanto già avvenuto ad inizio anno. Infatti, in linea del tutto eccezionale rispetto alla prassi canonica, il precedente governo presieduto da Mario Draghi aveva già aumentato del 2% gli assegni fino a 2692,32 euro tramite una voce inserita nel testo del decreto Aiuti bis.

Pensioni, quali sono le prestazioni escluse dall’indicizzazione

Considerando che ci potrebbero essere altre sperequazioni conseguenti ai periodici aggiornamenti dell’ISTAT, al momento risultano escluse dall’adeguamento solo le seguenti prestazioni:

  • pensioni a carico del clero;
  • indennizzi per la cessazione di attività commerciali;
  • prestazioni a carattere assistenziale quali assegno sociale e pensione sociale;
  • pensioni di invalidità civile.

Per tutti coloro che ad oggi sono titolari di contributi di questo genere, la rivalutazione viene calcolata in via separata a seconda di altri parametri economici e temporali che esulano dalle regole di indicizzazione generali utilizzate ogni fine anno per il ricalcolo dell’assegno pensionistico.

Pensioni, di quanto salirà il valore degli assegni nel 2023

Prima di sviscerare i singoli aumenti delle diverse pensioni, vale la pena ricordare che il criterio utilizzato dal ministero è quello che si basa sul cosiddetto cumulo perequativo: questo significa che per ogni cittadino interessato vengono considerati tutti gli assegni e gli introiti a suo carico, non solo quelli erogati dall’INPS.

Inoltre, l’incremento non sarà uguale per tutti anche perché verrà equilibrato in base al precedente trattamento in vigore, quindi agevolando maggiormente chi, fino ad oggi, ha ricevuto una pensione più bassa. Di seguito tutti i numeri nel dettaglio:

  • per gli assegni delle pensioni minime, l’aumento sarà di 38 euro mensili netti;
  • per le pensioni da 1000 euro, l’aumento sarà di 75 euro mensili netti;
  • per le pensioni da 2000 euro, l’aumento sarà di 100 euro netti;
  • per le pensioni da 2500 euro, l’aumento sarà di 111 euro netti;
  • per le pensioni da 4000 euro, l’aumento sarà di 150 euro netti.