L’8 e 9 giugno gli italiani saranno chiamati a votare per il referendum abrogativo su lavoro e cittadinanza. I primi quattro quesiti riguardano il Jobs Act di Renzi e altri pezzi di legislazione sul lavoro, mentre il quinto quesito punta a dimezzare (da 10 a 5) i tempi di residenza con cui gli stranieri possono chiedere la cittadinanza italiana.
Prima di andare a votare scopriamo qual è la storia dei referendum in Italia, vero specchio dell’evoluzione dei costumi del Paese.
Indice
Cosa significa referendum
La parola referendum è latina, e per la precisione dal verbo referre che significa riferire. L’uso moderno deriva dalla locuzione “ad referendum”, ovvero “(convocazione) per riferire”.
La locuzione referendum abrogativo, come quello che andrà in scena l’8 e 9 giugno, si riferisce alla chiamata degli italiani alle urne per chiedere loro se intendano cancellare parti della legislazione vigente.
L’istituto del referendum in Italia
I referendum in Italia sono garantiti dall’articolo 75 della Costituzione, che disciplina le modalità tramite le quali si può chiedere
l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
Allo stesso modo, si forniscono le indicazioni generali per la gestione dei referendum e si demandano alla legislazione ordinaria le sue modalità di attuazione.
Ma vediamo i referendum della storia d’Italia fino al tramonto della Prima Repubblica.
2 giugno 1946: Monarchia o Repubblica
L’Italia stessa, nel suo assetto moderno, nacque da un referendum: il 2 giugno del 1946 i cittadini vennero chiamati a scegliere fra la Repubblica e la Monarchia. Con 12.718.641 SÌ (54,27%) e 10.718.502 NO (45,73%) prevalse la forma repubblicana. Il quorum fu il più alto mai registrato: 89,08%.
Negli anni successivi è montata una storia relativa a presunti brogli, con schede elettorali distribuite con la X prestampata sul simbolo della Repubblica e presunti testimoni oculari. In mancanza di prove, il tutto va derubricato a leggenda metropolitana.
12 maggio 1974: divorzio
Oggi in molti pensano che il divorzio in Italia sia stato introdotto tramite un referendum. In realtà la legge sul divorzio venne promulgata nel 1970 fra le resistenze della Democrazia cristiana.
Quattro anni più tardi, il 12 maggio 1974, gli italiani vennero chiamati ad esprimersi con un referendum abrogativo. Con 19.138.300 voti vinse il NO (59,26%) e il divorzio non venne abrogato. I SÌ furono 13.157.558 (40,74%). Altissimo il quorum: 87,72%.
11 giugno 1978: ordine e finanziamento pubblici
L’11 giugno 1978 fu la volta di un referendum a due quesiti.
Il quesito sull’ordine pubblico proponeva l’abrogazione della legge Reale, che tre anni prima aveva introdotto norme particolarmente restrittive in tema di ordine pubblico. Il quesito promosso dai Radicali incassò 24.038.806 NO (76,46%) e 7.400.619 SÌ (23,54%).
Il quesito sul finanziamento pubblico dei partiti vide la vittoria del NO con 17.718.478 voti (56,41%) contro 13.691.900 SÌ (43,59%).
Per entrambi i quesiti il quorum fu dell’81,19%.
17 maggio 1981: aborto ed ergastolo
Il 17 maggio 1981 gli italiani vennero chiamati a decidere per un altro storico referendum: uno dei quesiti riguardava l’aborto.
Il quesito sull’ordine pubblico chiedeva di abolire la legge Cossiga contro il terrorismo, una delle leggi speciali risalente agli anni ’70. L’esito: NO 26.524.667 (85,12%), SÌ 4.636.809 (14,88%), quorum 79,38%.
Un quesito poi chiedeva agli italiani se intendessero abolire l’ergastolo. Prevalse il NO con 24.330.954 (77,37%) mentre i SÌ furono 7.114.719 (22,63%). Il quorum fu del 79,43%.
Il quesito che chiedeva l’abolizione delle norme sul porto d’armi vide vincere il NO con 26.995.173 voti (85,92%). I SÌ furono 4.423.426 (14,08%). Quorum a quota 79,42%.
Ci furono poi due quesiti sull’aborto, di segno opposto uno all’altro. Quello dei Radicali puntava a rendere libero l’aborto, quello del Movimento per la vita puntava a restringere il margine di libertà della donna.
Il referendum sull’aborto proposto dai Radicali vide prevalere il NO con 27.395.909 voti (88,42%). I SÌ furono 3.588.995 (11,58%). Quorum a quota 79,41%.
Il referendum sull’aborto proposto dal Movimento per la vita vide prevalere il NO con 21.505.323 voti (68%) contro 10.119.797 SÌ (32%).
9 giugno 1985: scala mobile
Il quesito sull’indennità di contingenza che proponeva l’abolizione della norma che comportava un taglio dei punti della scala mobile vide vincere i NO con 18.384.788 voti (54,32%), contro 15.460.855 SÌ (45,68%). Il quorum: 77,85%.
8 novembre 1987: nucleare
Cinque i quesiti proposti alla prova delle urne nel referendum dell’8 novembre 1987. Quello passato alla storia riguarda il nucleare in Italia.
Quesito 1 sulla responsabilità civile del giudice: prevalse il SÌ con 20.770.334 voti (80,21%) contro 5.126.021 NO (19,79%). Quorum 65,10%.
Quesito 2 sulla abolizione della commissione inquirente sul trattamento dei reati ministeriali. Vinse il SÌ con 22.117.634 voti (85,04%) contro 3.890.111 NO (14,96%). Quorum 65,10%.
Quesito 3 sulla localizzazione delle centrali nucleari: gli italiani votarono per abrogare l’intervento dello Stato se il Comune dice di no alla concessione di un sito per la costruzione di una centrale nucleare. SÌ 20.984.110 voti (80,57%), No 5.059.819 voti (19,43%). Quorum 65,10%.
Quesito 4 sui contributi agli enti locali: si puntava alla abrogazione dei contributi di compensazione agli enti locali per la presenza sul proprio territorio di centrali nucleari. SÌ 20.618.624 (79,71%), No 5.247.887 (20,29%). Quorum 65,12%.
Quesito 5 sul divieto di partecipazione dell’Enel a impianti nucleari all’estero: SÌ 18.795.852 (71,86%), No 7.361.666 (28,14%). Quorum 65,09%.
18 giugno 1989: Parlamento europeo
Il 18 giugno 1989 andò in scena un referendum consultivo in merito al conferimento del mandato costituente al Parlamento Europeo. SÌ 29.158.656 (88,03%), No 3.964.086 (11,97%). Quorum 80,68%.
Questo è il percorso dei referendum dal 1946 agli anni ’80. La storia continua con i referendum negli anni ’90 e i referendum dal 2000 a oggi.