La Corte dei Conti bacchetta il Governo sul Pnrr, “irritazione” dell’Esecutivo

I magistrati contabili evidenziano i tagli sulla Sanità nell'ultimo decreto sul Pnrr e rilevano il ruolo eccessivo di controllo della Struttura di missione, anche oltre i limiti della Costituzione

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Scontro sul Pnrr tra la Corte dei Conti e il Governo, che non nasconde il fastidio per i rilievi dei magistrati. Il massimo organo della giustizia contabile ha bocciato alcuni passaggi centrali del decreto legge sul Pnrr, allo studio in Commissione Bilancio alla Camera, con una memoria nella quale si contestano i tagli sulla Sanità e la prerogativa di controllo in mano alla Struttura di missione di Palazzo Chigi ritenuta smisurata, in contrasto anche con quanto previsto dalla Costituzione.

I rilievi della Corte dei Conti

Nel documento depositato alla Camera, la Corte dei Conti fa riferimento in particolare ai fondi sulla Sanità previsti nel programma “Ospedale sicuro e sostenibile“, finanziato con il Piano complementare al Pnrr (Pnc).

Si tratta di 1,2 miliardi di euro destinati alla messa in sicurezza degli ospedali, dirottati dal Governo sui fondi per l’edilizia sanitaria. L’intervento, secondo i magistrati contabili, “oltre a ridurre l’ammontare complessivo delle risorse destinabili ad investimenti in Sanità” provocherebbe “un allungamento dei tempi che dovrebbe essere valutato alla luce dello stato di attuazione dei progetti attivati e che potrebbero registrare fabbisogni difficilmente rinviabili”.

Tra i rilievi della Corte dei Conti, si sottolinea anche il potere eccessivo di ispezione e controlli a campione in dote alla Struttura di missione sul Pnrr, che “non appare coerente con i compiti di mero coordinamento attribuiti dall’articolo 95 della Costituzione alla presidenza del Consiglio dei ministri, presso la quale la predetta Struttura è allocata”.

Un’invasione di campo che, scrivono i magistrati, “appare ancor più evidente in caso di esercizio del potere ispettivo nei confronti di Regioni o enti locali, in ragione del principio costituzionale di autonomia che governa i rapporti tra questi e le amministrazioni centrali”.

La reazione del Governo

Il commento sul parere della Corte dei Conti è arrivato da fonti del Governo che, in attesa di una risposta ufficiale, hanno fatto trapelare l'”irritazione” dell’Esecutivo, con un ministro che avrebbe chiesto retoricamente: “Si è mai visto un lavoro così specifico della Corte dei Conti su un decreto?” (qui tutte le misure approvate con il decreto Pnrr).

La stessa premier Giorgia Meloni ha ripreso il tema durante le comunicazioni alla Camera dei Deputati in vista del Consiglio europeo, affermando che sul Pnrr “fortunatamente non sta andando come qualcuno temeva o forse sperava”, aggiungendo che sul Piano nazionale di ripresa e resilienza “ho sentito un po’ di tutto dall’inizio dell’operato di questo governo e in alcuni casi ho visto anche un lavoro fatto perché non ci venissero pagate le rate”.

L’Europa dice che siamo la prima nazione nella realizzazione del Pnrr. Questi sono i fatti”, ha rivendicato Meloni, assicurando che “le risorse non sono state tagliate” sulla Sanità (qui abbiamo parlato dei fondi del Pnrr sui parchi nazionali e le aree marine protette).

“Noi chiediamo a tutti di completare le realizzazioni nei tempi previsti. È in corso una verifica” con le Regioni sull’ex articolo 20, ha detto ancora la presidente del Consiglio sottolineando che “stiamo andando avanti con una situazione che non era esattamente perfetta. Confido che tutti cercheranno di dare una mano” (qui abbiamo parlato delle attività artigiane semplificate con il decreto Pnrr).

“Non credo che in una nazione dove tutti vogliono remare nella stessa direzione ci si debba comportare così” è stata la conclusione di Meloni.