Nella seconda metà del 2022 la situazione economica generale è molto complicata: l’economia vira al ribasso. Questa la fotografia scattata da Confindustria, che nelle sue previsioni per i prossimi mesi vede nero. Nell’industria italiana si materializza quella che viene definita una “caduta”, spiega il Centro Studi, sebbene l’export si dimostri resiliente e continui per ora la risalita dei servizi.
Nel 2° trimestre il PIL europeo è cresciuto ancora, ma i prezzi energetici e l’inflazione ai massimi (+9,1% annuo in agosto) rischiano di arrestare bruscamente questa crescita, frenando i consumi delle famiglie, che sono stati il principale traino dell’economia almeno fino ad oggi. La fiducia delle imprese industriali ha continuato a ridursi in agosto, specie in Francia e Germania, mettendo in crisi gli investimenti.
Il prezzo del gas non è mai stato così alto, e l’inflazione e i tassi di interesse pronti a schizzare ancora più su ci preannunciano una crisi che sarà davvero complicato sostenere, soprattutto dopo quasi tre anni di pandemia, che hanno piegato l’economia e messo in difficoltà migliaia di famiglie.
L’inflazione record erode il reddito delle famiglie e minaccia i consumi, protetti – in parte e non per molto ancora – dal risparmio accumulato. La BCE ha risposto a prezzi alti ed euro debole alzando i tassi, che daranno un ulteriore impulso recessivo.
Il rincaro del gas da agosto è arrivato ad essere fuori controllo, sulla scia dei tagli delle forniture dalla Russia. La resilienza dell’industria è alle corde, dopo troppi mesi di impatto del caro-energia sui margini delle imprese: e a soffrire di più saranno gli investimenti.
Prezzo del gas fuori controllo
Per quanto riguarda il gas, il prezzo in Europa si è impennato a 236 euro/mwh in media in agosto – con un picco a 330 – e rimane a 205 a settembre, da 171 a luglio, dunque molto sopra i precedenti massimi di marzo. L’offerta russa di gas, infatti, è stata ripetutamente ridotta e i mercati prezzano la potenziale scarsità.
Viceversa, il petrolio è sceso a 100 dollari al barile in agosto e a 92 a settembre, da 112 a luglio, per le peggiori attese di crescita mondiale, pur restando caro, sopra i valori di inizio anno.
Aumento dei tassi
Per via dell’impennata dell’inflazione e del cambio debole dell’euro, la BCE ha deciso il secondo rialzo dei tassi a settembre a 1,25%, con effetti importanti sui mutui anche in Italia (le cui rate cambiano). Questo rafforza il trend di aumento dei tassi sovrani:
- Bund a 10 anni a 1,62% in media a settembre, da -0,09% a gennaio
- BTP a 3,84% (da 1,24%).
Così sono aumentati anche gli spread col Bund:
- in Italia abbiamo registrato l’incremento più alto (2,22 da 1,33, vicino alla Grecia), anche per via della crisi di governo che porta al voto del 25 settembre
- in Spagna a 1,18 (da 0,75)
- in Francia a 0,60 (da 0,30).
Il temuto aumento del costo del credito in Italia sembra essere iniziato: 2,01% a luglio per le PMI (da 1,74% a gennaio), 1,01% per le grandi imprese (da 0,76%).
Industria giù
La produzione industriale italiana ha mostrato un recupero a luglio (+0,4%), confermando la resilienza delle imprese italiane, con una dinamica migliore di quella tedesca e francese, ma è comunque attesa in calo nel 3° trimestre (-1,4% acquisito).
Gli indicatori qualitativi relativi all’industria sono peggiorati: in agosto, il PMI è sceso ancor più in territorio negativo (48,0), segnalando una recessione. Anche i giudizi sugli ordini Istat sono in flessione, anticipando minor domanda. Nelle costruzioni, proseguono i segnali di decelerazione, dopo la lunga fase di espansione: l’andamento nei cantieri già avviati è visto in forte calo nel 3° trimestre.
Inoltre, la fiducia delle imprese ha subito un ulteriore calo.
Servizi su
A dare un po’ di speranza invece è il settore dei servizi. In particolare, il turismo, la cui ripresa sostiene anche l’industria.
La spesa dei viaggiatori stranieri ha ormai azzerato il gap dal pre-Covid: -0,9% a giugno, era -21% in aprile. La maggiore spesa per servizi (+5,3% nel 2° trimestre, ma ancora -4,5% il gap) ha trainato i consumi: soprattutto acquisti fuori casa, grazie alla fine delle restrizioni.
In agosto, il PMI servizi è tornato a indicare espansione, ma a ritmo molto ridotto (50,5). Perciò, secondo le previsioni di Confindustria i servizi continueranno a migliorare anche nel 3° trimestre, seppur in maniera più lenta.
Export resiliente
In controtendenza rispetto al livello nazionale è l’export. Le esportazioni italiane di beni e servizi hanno continuato a crescere nel 2° trimestre, anche se con meno forza, facendo registrare un +2,5% (era +4,7% nel 1° trimestre). Anche il commercio mondiale nel 2° trimestre è cresciuto ancora (+0,8%), ma poco, con un aumento non omogeneo tra le aree e con incrementi diffusi della capacità produttiva inutilizzata. In un altro nostro articolo vi abbiamo parlato dello strano caso dell’olio extravergine di oliva italiano, che rischia di scomparire in Italia pur registrando ottime performance nell’export.
A trainare sono soprattutto i servizi, con un +6,6%, ma a luglio anche la crescita dell’export di beni ha fatto bene, con un +3,8% a prezzi costanti, grazie soprattutto alle vendite di prodotti farmaceutici e a quelli della raffinazione petrolifera.
Cosa accadrà in Italia a lavoro e PIL
L’Italia per ora resiste grazie a una maggiore mobilità e al turismo, e a una lieve crescita delle costruzioni. L’occupazione anche tiene, ma difficile prevedere per quanto tempo.
Il problema più grande è che, se il caro gas dovesse persistere anche nel 2023, in Italia sarebbero a rischio fino a quasi 600mila posti di lavoro. Confindustria ha simulato due situazioni.
Nel caso in cui il prezzo del gas sia 235 /mwh – il valore medio di agosto -, l’impatto per l’economia italiana, rispetto a un dato di partenza in cui il prezzo del gas è tenuto fermo alla media dei primi 6 mesi del 2022 di 99 euro, è stimato in una minore crescita del Pil del 2,2% e in una perdita di ben 383mila occupati.
Nel caso in cui invece il prezzo del gas sia di 298 /mwh – il livello medio atteso dai futures – il Pil crollerebbe del 3,2% nel biennio 2022-2023, e i posti di lavoro che si andrebbero a perdere sarebbero addirittura 582mila.
Come va l’industria nel resto del mondo
Per quanto riguarda il resto del mondo, il quadro sembra incerto per gli Usa. Il PIL americano nel 2° trimestre è sceso per la seconda volta consecutiva (-0,1%, dopo -0,4% nel 1°), scrive Confindustria. A luglio, però, la produzione industriale è cresciuta di 0,6% e in agosto vari indicatori di attività hanno confermato livelli positivi (ISM a 52,8, Direttori degli acquisti di Chicago a 52,2).
Tra i mercati emergenti fanno tutti bene, tranne la Cina, che sta rapidamente perdendo competitività. La manifattura cinese frena, sia per i razionamenti di energia legati all’ondata di caldo estiva, sia per il proseguire delle misure anti-Covid che proseguono rigidissimi.
In India, la produzione e i nuovi ordini crescono al ritmo più alto da nove mesi, grazie alla riduzione dei contagi e alla moderazione dei costi delle materie prime. Bene anche la manifattura in Brasile, e, a sorpresa, in Russia, dove il manifatturiero segna un record nelle vendite dal 2019 (attenzione però a pensare che le sanzioni non stiano funzionando, perché gli effetti sarebbero acclarati).