Piano Banda ultralarga bocciato dalla Corte dei Conti per i forti ritardi: oltre 8 milioni di abitazioni scoperte

Il massimo organo di giustizia contabile ha lanciato l'allarme sulla realizzazione a rilento del piano per portare internet ultraveloce in tutta Italia, anche nelle zone più remote

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

La Corte dei Conti lancia l’allarme sul ritardo del piano per la realizzazione della banda ultralarga in Italia, ancora lontano dall’ultimazione prevista entro il 2025, soprattutto nelle cosiddette “Aree bianche” dove la connessione internet di ultima generazione è ancora lontana. I giudici contabili hanno denunciato in una recente delibera la mancanza di copertura sufficiente per oltre 8 milioni di abitazioni nelle zone più remote definita “a fallimento di mercato”, dove lo Stato dovrebbe sopperire all’assenza di investimenti privati sulle infrastrutture proprio tramite il Piano strategico “BUL”.

L’allarme della Corte dei Conti

Partito nel 2015, il Piano “Banda Ultra Larga” ha richiesto un investimento pubblico, tra fondi nazionali ed europei, di circa tre miliardi, con circa 54,6 milioni di euro pagati in penali proprio a causa dei ritardi nella realizzazione della rete (qui avevamo riportato l’approvazione del finanziamento di 3,8 miliardi sul Pnrr-Banda ultralarga da parte dell’Unione europea).

La tabella di marcia prevederebbe la conclusione delle opere a dicembre 2024, ma come sottolinea la Corte dei Conti, nelle “Aree bianche” sono state raggiunte soltanto 3,4 milioni di case, circa la metà degli 8,3 milioni di abitazioni che si trovano in queste zone, soprattutto al Sud.

Come ricordato dai giudici contabili, il Piano “BUL” controllato direttamente dal ministero delle imprese e del Made in Italy, prevede la copertura di 6.300.000 unità immobiliari a tecnologia Fiber To The Home (FTTH), 2.100.000 a tecnologia Fixed Wireless Access (FWA) e 29.895 tra sedi PA e aree industriali, distribute in 7.413 comuni italiani.

Secondo quanto emerso dall’analisi, a fine 2023 risultavano coperte dalla fibra ultraveloce circa 3,4 milioni di abitazioni (il 54% del target finale) e 18.616 sedi PA e aree industriali (il 62%), oltre a 437.000 unità immobiliari in fase di collaudo (7%) e più di 2,2 milioni in fase di lavorazione (36%).

“In caso di disallineamento tra effettivo progresso dei lavori e scadenza finale del Piano (settembre 2024) – sottolinea la Corte dei Conti nel richiamo al Governo – andranno definiti i necessari interventi correttivi anche sul fronte della scarsità di manodopera specializzata e adottato un nuovo cronoprogramma che garantisca la chiusura dei lavori in tempi celeri, con un controllo serrato sul rispetto delle nuove scadenze da parte di tutti i soggetti coinvolti” (qui avevamo riportato l’aumento delle tariffe sulla fibra da parte di un operatore).

Il Piano “Banda Ultra Larga”

I ritardi sono noti agli stessi responsabili del Piano “BUL” che sul sito dedicato ammettono la presenza di “alcuni rallentamenti nell’avanzamento dovuti ad una molteplicità di fattori quali il ritardo nella concessione di permessi e di autorizzazioni a livello locale e, quindi, nel passaggio alla progettazione esecutiva, ormai in uno stadio avanzato in tutti i territori” assicurando da parte di Mimit e Infratel, società pubblica delle infrastrutture nelle telecomunicazioni, un controllo costante sul concessionario Open Fiber.

Secondo quanto risulta dallo stato di avanzamento dei lavori, aggiornato al 31 gennaio 2024, sono in totale 5.991 i comuni in commercializzazione (4260 in più rispetto a dicembre 2020), 3.923 i comuni collaudati positivamente (3296 in più rispetto a dicembre 2020), 9.536 i cantieri aperti (5821 in più rispetto a dicembre 2020).

Alla stessa data, “Infratel Italia ha collaudato positivamente 3923 FTTH e altri 180 con prescrizioni. Sono stati inoltre collaudati positivamente 1.666 siti FWA ed altri 38 con prescrizioni”.