Come funziona la malattia INPS e come viene pagata

Scopri i requisiti della malattia INPS, le sue funzionalità e in quale misura viene compensata

La malattia INPS è un’indennità garantita per legge alla maggior parte dei lavoratori dipendenti, attraverso la quale l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale riconosce il pagamento dello stipendio in caso di problemi di salute. Si tratta di un servizio essenziale di welfare sociale, per assicurare un supporto economico ai lavoratori colti da un evento morboso. Ecco tutto quello che bisogna sapere sull’indennità di malattia dell’INPS, dalle modalità di pagamento all’importo del contributo.

Che cos’è la malattia INPS

In seguito a una malattia che non rende possibile svolgere l’attività lavorativa è necessario assentarsi dal proprio impiego, una condizione tutelata dalle normative di legge italiane. In questi casi è prevista un’indennità di malattia, ovvero un trattamento economico che garantisce ai lavoratori subordinati il ricevimento dello stipendio, seppur in forma ridotta in base al settore d’impiego.

Il pagamento del lavoratore è infatti inizialmente a carico del datore di lavoro, dopodiché viene coperto dalle prestazioni dell’INPS, che si occupa di continuare a versare un contributo economico alla persona colta da problemi di salute. Naturalmente, per beneficiare di questa prestazione è necessario documentare il proprio stato di salute, inviando un certificato di malattia all’INPS e rimanendo disponibili ad eventuali controlli dell’INPS per la malattia del lavoratore.

Come funziona la malattia INPS

I lavoratori dipendenti che hanno diritto al pagamento dell’assenza giustificata per malattia, in caso di incapacità momentanea all’attività lavorativa, possono richiedere l’indennità INPS per malattia. In questa circostanza avviene di fatto la sospensione della prestazione lavorativa da parte del dipendente subordinato, il quale dietro conferma medica dello stato di salute è autorizzato per legge ad assentarsi dal lavoro.

La durata dell’assenza per malattia dipende dai giorni riconosciuti da parte del medico curante, il quale dopo una visita del paziente deve rilasciare un apposito certificato indicando per quanti giorni il lavoratore può interrompere l’attività di lavoro. La prima cosa da fare in questi casi è comunicare il problema di salute al proprio datore di lavoro, dopodiché bisogna recarsi dal proprio medico per ottenere il certificato che attesta la condizione di malattia.

In seguito, è necessario informare il datore di lavoro del codice di riferimento dell’attestato medico, rimanendo in casa negli orari stabiliti per eventuali controlli. Nei primi 3 giorni è il datore di lavoro stesso a pagare il dipendente malato, mentre a partire dal quarto giorno la prestazione è a carico dell’INPS. La durata della malattia INPS è di 180 giorni per ogni anno solare, dopo i quali non viene più erogato alcun pagamento a favore del lavoratore, anche se ancora in stato di malattia.

Durante il periodo di malattia il lavoratore è tutelato e conserva il proprio impiego, infatti può essere licenziato solo per motivi comprovati di giusta causa. I giorni indennizzati dall’INPS per malattia sono tutti i giorni feriali, ad esclusione delle giornate festive nazionali, delle domeniche e delle festività che cadono in un giorno infrasettimanale. Allo scadere dell’assenza per malattia il lavoratore viene reintegrato all’interno dell’azienda, conservando le condizioni presenti prima dell’assenza.

Chi può ricevere l’indennità di malattia dall’INPS

L’indennità INPS per malattia non viene riconosciuta a tutti i lavoratori, ma soltanto ad alcune categorie. La prestazione infatti non spetta ai lavoratori autonomi, ai dirigenti, agli impiegati nel settore dell’industria, ai collaboratori familiari come colf e badanti, ai portieri e ai quadri nel campo dell’artigianato e dell’industria. Ad ogni modo, questi lavoratori sono spesso tutelati dai rispettivi contratti collettivi nazionali di lavoro di settore, con la possibilità di usufruire di un trattamento economico versato direttamente dal datore di lavoro.

La malattia INPS spetta ai seguenti lavoratori:

  • lavoratori del settore agricolo;
  • operai del settore industriale;
  • impiegati e operai del terziario e dei servizi;
  • disoccupati;
  • apprendisti;
  • lavoratori del settore marittimo;
  • lavoratori sospesi dall’impiego;
  • lavoratori del settore dello spettacolo.

INPS: gli attestati di malattia

Per ottenere la prestazione da parte dell’INPS per malattia è necessario inviare all’Istituto l’attestato medico, con il quale viene provata la condizione di salute che dà diritto a beneficiare della prestazione economica. Il certificato di malattia per l’INPS viene inviato direttamente dal medico che ha realizzato la visita, il quale si occupa di mandare telematicamente il documento all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.

Il lavoratore, però, deve comunque conoscere e annotare il codice identificativo del certificato medico, per verificare la correttezza dei dati riportati e dell’indirizzo indicato nel documento per i controlli dell’INPS. Questa operazione può essere effettuata anche online attraverso i servizi online dell’INPS, basta accedere al sito dell’Istituto usando le proprie credenziali come lo SPID o il codice fiscale e il PIN.

I controlli dell’INPS per malattia

Durante tutto il periodo della malattia coperto dall’INPS l’Istituto può realizzare dei controlli a domicilio nei confronti del lavoratore, per verificare che si trovi in casa in una reale condizione di inabilità al lavoro. Ovviamente non bisogna rimanere tutto il giorno in casa, infatti è necessario farsi trovare presso l’indirizzo riportato nel certificato medico soltanto negli orari prestabiliti dall’INPS.

Le fasce orarie per le visite fiscali dell’INPS sono:

  • dalle ore 10 alle 12 e dalle 17 alle 19 per i lavoratori privati;
  • dalle ore 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 per i lavoratori pubblici.

In caso di assenza durante la visita fiscale è necessario entrare in contatto con l’INPS, in quanto bisognerà recarsi presso un ambulatorio indicato dall’Istituto per sottoporsi a una visita di controllo in una data specifica. Il lavoratore assente alla visita domiciliare deve inoltre fornire una giustificazione valida, per evitare l’applicazione di sanzioni disciplinari del datore di lavoro. La visita ispettiva, infatti, può essere richiesta sia dall’INPS sia dal datore di lavoro.

Sono considerate assenze giustificate quelle motivate da urgenze mediche, quando ad esempio non è stato possibile farsi trovare in casa nelle fasce di reperibilità per sottoporsi a trattamenti medici e terapie. In caso di assenza ingiustificata si rischia la sospensione dell’indennizzo di malattia, fino a un massimo di 10 giorni per la prima violazione, con la decurtazione del 50% dell’indennità alla seconda assenza e la perdita del 100% della prestazione alla terza assenza non giustificata.

L’importo del pagamento della malattia INPS

Il valore del trattamento economico per malattia pagato dall’INPS è pari al 50% della retribuzione media giornaliera del lavoratore, importo applicato dal quarto al ventesimo giorno di malattia. Successivamente, a partire dal 21° fino al 180° giorno di malattia l’indennità corrisposta è del 66,66% della retribuzione media giornaliera. Ecco nello specifico come funziona il pagamento della malattia INPS per le diverse categorie di lavoratori ai quali spetta.

  • Disoccupati e lavoratori sospesi: la prestazione è ridotta di due terzi in confronto a quella ordinaria.
  • Dipendenti di pubblici esercizi e laboratori di pasticceria: pagamento dell’80% della retribuzione media giornaliera per tutto il periodo della malattia coperto.
  • Lavoratori ricoverati senza familiari a carico: riduzione di due quinti dell’indennità per il periodo della degenza ospedaliera, con ripristino dell’importo integrale a partire dal giorno della dismissione.
  • Lavoratori marittimi: 75% della retribuzione del lavoratore al momento dello sbarco in caso di malattia fondamentale e complementare.
  • Lavoratori dello spettacolo: indennità pari al 60% della retribuzione media globale giornaliera fino al 20° giorno di malattia, valore aumentato all’80% dal 21° al 180° giorno. I lavoratori disoccupati ricevono invece il 40%, misura applicata anche per i giorni non lavorativi ai dipendenti che nel contratto svolgono l’attività solo in determinate giornate della settimana.

Oltre all’importo pagato dall’INPS per la malattia i contratti collettivi possono prevedere comunque delle integrazioni, obbligando il datore di lavoro a corrispondere una determinata somma per non penalizzare eccessivamente il dipendente durante il periodo di inabilità. Il pagamento dell’indennità INPS avviene da parte del datore di lavoro, il quale anticipa la somma e recupera questo valore mediante un conguaglio con quanto dovuto all’INPS per il versamento dei contributi del lavoratore.

Malattia Covid INPS: quanto viene pagata?

La pandemia di Covid-19 ha introdotto delle situazioni speciali in merito all’indennità di malattia dell’INPS, considerando le assenze dal lavoro dei dipendenti contagiati dal SARS-CoV-2. In alcuni casi infatti le persone positive al virus devono rimanere in quarantena per motivi precauzionali, pur non manifestando sintomi gravi che richiedono l’interruzione dell’attività lavorativa per motivi di salute.

Come stabilito dal DL n. 146 del 21 ottobre 2021, in caso di quarantena il lavoratore subordinato ha diritto ad usufruire dell’indennità di malattia, prestazione riconosciuta al momento fino al 31 dicembre 2021 grazie all’apposito stanziamento pubblico. Si tratta di una tutela per i lavoratori fragili, garantita ai dipendenti con una malattia conclamata di Covid-19 e in periodo di quarantena con soggiorno domiciliare fiduciario o in regime di sorveglianza attiva.

Il recente prolungamento dello stato di emergenza al 31 marzo 2022 dovrebbe allungare anche i termini di questa copertura, tuttavia al momento mancano i fondi pubblici e un’apposita normativa. Ad ogni modo, dovrebbero comunque essere estesi a marzo 2022 i congedi parentali per Covid-19, con la possibilità di beneficiare di un’indennità pari al 50% della retribuzione in caso di contagio del figlio, quarantena del figlio imposta dall’azienda sanitaria locale o sospensione dell’attività didattica.

La misura si applica ai figli con un’età inferiore a 14 anni, mentre in presenza di condizione di disabilità certificata secondo i requisiti della Legge 104 non sono applicati limitazioni anagrafiche. Hanno diritto al congedo parentale Covid i lavoratori dipendenti del settore privato e pubblico, oltre alla possibilità di richiedere congedi non retribuiti senza rischio di licenziamento per i figli con età compresa tra 14 e 16 anni.