Volano le assicurazioni integrative: cresce il modello ibrido pubblico-privato

Secondo i dati elaborati dall'Osservatorio Sanità UniSalute, nonostante 8 italiani su 10 abbiano modificato le loro abitudini di spesa, il 72% di loro non intende ridurre le spese per la salute

Foto di Miriam Carraretto

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

La salute continua ad essere ai primi posti delle preoccupazioni degli italiani, e lo è ancora di più dopo la pandemia, che ha senz’altro rappresentato uno spartiacque nel comparto sanità, andando a stressare come non mai le basi del nostro welfare state e del servizio sanitario nazionale. Il Covid ha imposto un ripensamento del settore, nel mondo e anche da noi, tanto che si parla proprio di sanità post Covid.

Oggi, come conseguenza diretta ma non unica della pandemia, ci troviamo con scarsissime risorse, con pronto soccorso intasati e liste d’attesa infinite per un esame o una visita. I medici si trovano sempre più in difficoltà a curare, e se ne vanno: tra il 2013 e il 2019 il SSN ha perso più di 3mila medici di medicina generale e ora i bandi vanno deserti; i pazienti, lato loro, finiscono per curarsi troppo tardi, o non curarsi affatto.

Medici in fuga e liste d’attesa infinite: come sta la sanità in Italia

Complice anche la pandemia, oggi i tempi di attesa per una visita o un esame sono biblici. Secondo i numeri forniti da Cittadinanzattiva, servono 720 giorni per una mammografia, 375 giorni per un’ecografia, 365 per una tac o un intervento cardiologico. Per una visita diabetologica bisogna attendere 362 giorni, per un intervento ortopedico 360, per una visita dermatologica 300. Per una operazione legata a un tumore, “appena” 180. Gli screening oncologici sono in ritardo in oltre la metà dei territori regionali e le coperture per i vaccini ordinari in drastico calo. Motivo per cui, a rinunciare alle cure, è più di 1 cittadino su 10 (dati 2021).

Ma anche nelle strutture ospedaliere la situazione è drammatica. I pronto soccorso sono in affanno, il personale ospedaliero latita. I posti letto sono crollati – ce ne sono appena 3,7 per 1.000 abitanti – e interi reparti negli ospedali sono stati letteralmente smantellati. Nel 2022 la spesa sanitaria è stata il 6,8% del Pil, sotto di 0,3 punti percentuali rispetto alla media Ocse.

C’è poi da dire che il quadro anagrafico italiano è preoccupante. Il nostro Paese, in rapporto al PIL, investe meno della maggior parte dei Paesi europei, ma ha una speranza di vita più alta di altri Paesi Ue. Pur diminuendo il numero di abitanti negli ultimi 10 anni, passato da 60 milioni a poco più di 58 milioni, sono aumentati gli ultra 65enni, saliti da 12 milioni ai 14 milioni.

Nel 2045 si stima che saranno 20 milioni. Il 28,4% già oggi ha difficoltà nelle attività di base, il 10,6% lamenta gravi difficoltà nelle attività di cura della persona, il 46,8% vive solo. Secondo i dati Istat 2022, 4 italiani su 10 soffrono di almeno una malattia cronica e 2 su 10 di due o più malattie croniche.

Tutto questo si traduce in un’accelerazione incredibile della domanda di salute, con un incremento della spesa sanitaria, con il concreto rischio di superare la soglia di sostenibilità.

Sanità pubblico-privata: quali prospettive

Gli italiani cercano forme di tutela diverse, trovando nella commistione pubblico-privato una sponda validissima. Un aspetto altrettanto importante, che fa ben sperare, è che, paradossalmente, la pandemia ci ha offerto un’occasione di rinascita, di ripensamento dei nostri modelli sanitari. Alcuni processi già avviati in campo sanitario hanno subito una accelerazione notevole: la diagnostica di prossimità e la telemedicina sono due esempi lampanti.

Proprio in questo senso i dati dicono che la sanità integrativa e le compagnie assicurative hanno avuto e avranno sempre di più un ruolo determinante come supporto al servizio sanitario nazionale. Non un modello alternato, dunque, ma complementare, sinergico, arricchente per entrambi.

Il bisogno sanitario è salito negli ultimi anni nelle priorità degli italiani che si stanno orientando in maniera crescente verso il comparto salute privato come dimostrano i dati dell’Osservatorio Sanità UniSalute, la prima assicurazione sanitaria in Italia per numero di clienti gestiti (oltre 10 milioni). Nonostante 8 italiani su 10 abbiano modificato le loro abitudini di spesa a causa del caro-vita, il 72% di loro non intende ridurre le spese per la salute.

Le prestazioni sanitarie saranno sempre meno generiche e occasionali e sempre più personalizzate, modulari e strettamente correlate a servizi integrati sui bisogni specifici di protezione nei vari momenti nella vita delle persone. Alla luce di questo quadro si fa sempre più pressante la richiesta di creare un sistema di integrazione sanitaria pubblico-privato che garantisca la sostenibilità delle cure, in cui la parte pubblica mantenga la sua centralità ma vengano ampliati gli interventi delle forme sanitarie integrative.

L’obiettivo è quello di formulare proposte che consentano l’elaborazione di policy volte a salvaguardare il carattere universale della sanità pubblica, a rendere più efficiente la spesa tramite l’integrazione con la sanità privata, a recuperare posizioni nel confronto internazionale in termini di qualità delle cure e benessere dei cittadini, soprattutto nell’abito di specifiche aree sanitarie quali l’assistenza domiciliare in caso di patologie croniche, non autosufficienza, odontoiatria, fisioterapia. Il sostegno dato dal mondo privato è stato fondamentale non soltanto nella prima fase della gestione della pandemia, ma anche nella campagna di vaccinazione. Un esempio virtuoso che deve essere portato avanti.

Agli italiani il modello “misto” piace. Sempre secondo i dati forniti dall’Osservatorio Sanità di UniSalute, per gli italiani la protezione alla persona rimane il primo bisogno e cresce l’interesse per le coperture sanitarie. Oggi 1 italiano su 3 è interessato a stipulare una polizza sanitaria integrativa entro 1 anno: i vantaggi più apprezzati sono la riduzione dei tempi di attesa, la possibilità di fare prevenzione con controlli specifici e la copertura dell’intero nucleo familiare.

I dati evidenziano anche che la maggior parte degli italiani vorrebbe una polizza sanitaria che copra le visite specialistiche (per il 49% degli intervistati), le cure dentarie (31%) e gli esami o gli accertamenti come le ecografie (28%). Infine, ma non meno importante, c’è la prevenzione, con il 18% degli italiani che vorrebbe nelle propria polizza ideale dei pacchetti che consentano di effettuare check-up periodici e completi.

UniSalute punta al mercato retail

In questo contesto il Gruppo Unipol ha deciso di puntare sulla propria leadership in ambito salute con il progetto ‘UniSalute 2.0’ che si sta consolidando con nuove soluzioni che uniscono prodotti assicurativi e servizi per rispondere alle esigenze dell’intero ciclo di vita delle persone.

Lo sviluppo Health in UniSalute permette di evolvere l’offerta assicurativa con soluzioni innovative, entry level, online e personalizzate per tutti i clienti, integrabili con vari pacchetti di servizio. Le soluzioni individuali UniSalute sono disponibili presso le agenzie del Gruppo Unipol, oltre 2.600 filiali bancarie e sul sito internet della Compagnia, per garantire sempre la migliore risposta alle esigenze di salute, con competenza, specializzazione e vicinanza.

 

In collaborazione con UniSalute