Indagine Antitrust sugli apparecchi acustici: costi alti e poca trasparenza

Apparecchi acustici nel mirino dell’Antitrust: in Italia gli alti prezzi non appaiono giustificati e inoltre i servizi accessori fanno lievitare i costi

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Conclusa l’indagine conoscitiva dell’Antitrust sugli apparecchi acustici venduti in Italia: per l’Agcm, che osserva il settore dal settembre 2023, i costi dei supporti acustici sono troppo elevati e i clienti non ricevono adeguate informazioni in fase di vendita. Attualmente, scrive l’Authority, il prezzo medio di un singolo dispositivo va dai 1.500 euro ai 2.100. E la notizia spinge in giù Amplifon, leader nel settore, che alle 10:00 del 9 aprile in Borsa cede il 5,51% per poi rimbalzare.

Scarse informazioni sugli apparecchi acustici

Sono circa 2,5 milioni gli italiani che indossano già un apparecchio acustico, mentre sono 7 milioni i cittadini che hanno qualche tipo di problema all’udito.

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha rilevato scarsa trasparenza delle condizioni commerciali praticate al pubblico: i consumatori, in sintesi, nella maggior parte dei casi non riescono a ottenere un quadro chiaro in merito ai prezzi applicati e alle caratteristiche tecniche degli apparecchi e dei servizi abbinati alla vendita, talvolta inseriti in pacchetti completi sui quali gli utenti non hanno capacità di scelta. Sono proprio i servizi a rappresentare la spesa principale nel pacchetto, punto sul quale le aziende non porrebbero particolare enfasi.

Segnalazione alle autorità

L’Agcm ha dunque investito della questione Parlamento, ministero della Salute, ministero dell’Economia, Agenas, Regioni e Province autonome. Si chiede di valutare l’opportunità di legiferare per garantire una chiara e distinta indicazione al pubblico del prezzo del dispositivo rispetto a quello dei relativi servizi offerti.

Apparecchi acustici del Servizio sanitario nazionale

Criticità sono emerse anche riguardo gli apparecchi acustici forniti dal Servizio sanitario nazionale, che già di suo soffre criticità su più fronti (a partire dalle lunghe liste d’attesa e dalla carenza di personale colmata dai gettonisti). Secondo l’Agcm la normativa è poco chiara e ciò pregiudica l’effettiva attuazione dei livelli essenziali di assistenza. Anche tenendo conto del fatto che il settore vede la massiccia presenza di privati, l’Autorità invita lo Stato a modificare la normativa per permettere alle amministrazioni interessate di svolgere gare. L’Agcm giustifica l’invito nell’ottica dell’efficienza della spesa pubblica e del rafforzamento dei meccanismi concorrenziali.

Voucher per i pazienti

L’Antitrust invita poi ad assegnare l’importo del rimborso direttamente agli assistiti tramite l’introduzione di “voucher” o cosiddetti “buoni-udito”. La misura, viene spiegato, rientrerebbe nell’ottica dello stimolo della concorrenza.

Il commento del Codacons

Duro il commento del Codacons in seguito alla chiusura dell’indagine dell’Antitrust: “Sul fronte degli apparecchi acustici da tempo si assiste in Italia ad un vero e proprio ‘business dell’udito’, con società che vendono ai cittadini strumenti e servizi a prezzi elevatissimi e condizioni poco trasparenti, tali da rappresentare una possibile forma di speculazione a danno degli utenti che soffrono di problemi all’udito”.

“L’indagine dell’Antitrust dimostra come i cittadini italiani siano discriminati rispetto a quelli di altri Paesi europei sul fronte degli apparecchi acustici, subendo da un lato prezzi più elevati, dall’altro scarsa trasparenza sulle condizioni contrattuali”, ha spiegato il Codacons. “Una situazione che si allarga all’intero Servizio sanitario nazionale e quindi alla collettività, e che necessita di un intervento urgente di Governo e Parlamento per bloccare qualsiasi speculazione a danno dei soggetti con problemi di udito, a partire da limiti stringenti alla vendita abbinata apparecchi-servizi, prassi che, come rilevato anche dall’Antitrust, fa salire enormemente i costi a carico dei cittadini”.