Maggioranza si spacca sul terzo mandato: emendamento della Lega sui governatori bocciato

Arriva la bocciatura prevista all'emendamento proposto dalla Lega, un no di Fratelli d'Italia e Forza Italia che certifica la divisione nella maggioranza

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Fratelli d’Italia e Forza Italia voltano le spalle alla Lega di Matteo Salvini sull’emendamento sul terzo mandato per i governatori, segnando una spaccatura della maggioranza. In commissione Affari costituzionali, infatti, l’esito prevedibile è diventato realtà, con i partiti di Meloni e Tajani che hanno deciso di votare contro il testo proposto dal Carroccio sul vincolo del terzo mandato, lasciando il leader leghista con l’amaro in bocca. A sostenere la proposta, invece, Italia Viva, con il testo bocciato con 4 voti favorevoli e ben 16 contrari.

Bocciato l’emendamento sul terzo mandato

Che il testo non sarebbe passato in commissione Affari costituzionali non è di certo una sorpresa, ma certifica ancora una volta la spaccatura all’interno della maggioranza. Oltre a Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra, infatti, ad affossare l’emendamento della Lega sul terzo mandato è stato proprio il fuoco amico di Meloni e Tajani, con Fratelli d’Italia e Forza Italia che hanno votato contro la proposta.

Nelle ore precedenti il Carroccio aveva ritirato l’emendamento sul mandato dei sindaci nella speranza di trovare un’apertura dagli alleati, ma così non è stato. Con 16 voti contrari e 4 favorevoli, infatti, la Commissione ha bocciato la proposta.

Salvini e i suoi, almeno per il momento, dovranno quindi accontentarsi di quanto previsto dalla legge, ovvero allo stop a due mandati per i governatori. Una proposta, quella della Lega, che aveva l’obiettivo di poter far confermare alle Regionali alcuni tra i suoi più illustri presidenti di Regione, come Luca Zaia che in Veneto è una sicurezza e fiore all’occhiello della squadra del Carroccio.

Ma così non sarà, perché la bocciatura lascia l’amaro in bocca. Anche se Paolo Tosato, vicepresidente della commissione nonché senatore della Lega, ha detto a caldo che la “partita non è ancora chiusa“.

“Siamo convinti che l’ineleggibilità di un rappresentante dei cittadini deve passare solo da un voto popolare. Non può essere una norma a dire che un governatore che ha fatto bene, gradito ai cittadini, non può essere eletto a causa della decisione dei partiti” ha detto Tosato.

Cosa prevedeva l’emendamento bocciato

Ma quale emendamento ha ricevuto la bocciatura in Commissione? A svelarlo è stato Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento, che ha sottolineato che quello stoppato non è il vincolo sul terzo mandato, ma su altri tre rispetto ai due già presenti.

“L’emendamento presentato dalla Lega non introduce un terzo mandato, ma altri tre mandati ai due già previsti” ha spiegato.

Spaccatura nella maggioranza

Un voto contrario di Fratelli d’Italia e Forza Italia che però è destinato a fare rumore. Il secco no al terzo mandato per i governatori, infatti, sa di presa di posizione da parte di Meloni e Tajani contro Salvini, col leader della Lega che è riuscito a convincere soltanto il “nemico” Matteo Renzi nella sua lotta allo stop al vincolo per i presidenti di Regione.

Una decisione, quella della premier e del suo vice, nonché ministro degli Esteri, che sa di allontanamento di Fdi e FI dalla Lega, con i sondaggi che vedono i partiti di Meloni e Salvini uscirne comunque penalizzati.

“Ha avuto più spazio sui giornali, che ripercussioni nel dibattito politico, per cui le cose procedono come previsto. È un tema politico, ci sono opinioni diverse, ma verrà respinto e non succederà nulla” aveva assicurato Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia. Ma Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, ha rincarato la dose sottolineando che “se non si mette ordine sul vincolo del terzo mandato rischiamo nei prossimi due tre anni di avere un contenzioso tra governo centrale e Regioni quasi infinito”.