Salvini-Meloni, scontro sulle elezioni regionali ed europee

Frizioni tra i due leader di FdI e Lega per le elezioni regionali ed europee. Al centro, le ricandidature dei governatori, di premier e vicepremier

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

È un confronto senza fine, un braccio di ferro senza soluzione. Da un lato, Matteo Salvini, dall’altro, Giorgia Meloni. Sul tavolo, due partite simultanee: le elezioni regionali e le elezioni europee di giugno. 

Fratelli d’Italia si oppone alla ricandidatura di Christian Solinas, segretario del Partito Sardo d’Azione, e sostiene il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu. Salvini scommette che la situazione si risolverà presto, sottolineando che non riconfermare gli attuali candidati è un errore, in quanto mina la credibilità della coalizione. Meloni rimane in silenzio, ma il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti, è ottimista, affermando che tutto si risolverà alla fine.

Lo scenario delle regionali: quali governatori rischiano di non candidarsi

La questione è: come? Foti spiega che Fratelli d’Italia ha già fatto dei compromessi, come nella situazione in Sicilia, dove hanno rinunciato a Nello Musumeci per appoggiare Renato Schifani del centrodestra. Anche se le elezioni regionali possono sembrare di minor importanza, l’esecutivo potrebbe pagarne il prezzo. Il vicepremier Tajani avverte che è essenziale rimanere uniti come coalizione, senza imporre o accettare veti sulle candidature, poiché nessun partito può vincere da solo.

Nonostante le parole di Tajani, la realtà è diversa. La coalizione sta affrontando difficoltà in Sardegna, e la Lega avverte che se Salinas viene escluso, tutta la questione dei candidati sarà riesaminata.

Le tensioni tra Meloni e Salvini rimangono palpabili. La questione del terzo mandato per i governatori è fonte di crescente perplessità anche in Forza Italia. Le incertezze circondano la situazione in Sardegna e nel Veneto, dove Luca Zaia è a rischio. Sebbene ufficialmente il dossier non sia ancora sul tavolo di Giorgia Meloni, un vertice tra i leader, anche se solo suggerito dalla maggioranza, sembra essere all’orizzonte. Nel frattempo, il premier preferisce concentrarsi sugli affari del governo, consultando Mantovano, incontrando Giorgetti e ponderando sulle scelte economiche. La partita, per ora, è ancora nelle mani dei colonnelli.

Elezioni europee, i leader che si candidano

C’è poi la questione europee. Tajani ha rilasciato domenica un’intervista in cui ha detto che considererebbe un “errore”, un danno per il governo, una eventuale candidatura alle europee di premier e vice premier, nell’anno di presidenza italiana del G7.

Anche Matteo Salvini si è detto indisponibile a correre come capolista per la sua Lega. “In qualità di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che comprendono tre ministeri in uno, e segretario della Lega, ritengo sufficiente ciò che sto facendo”, ha confermato il capo di via Bellerio.

In attesa di ulteriori chiarimenti con gli alleati, al momento sembra che Giorgia Meloni non abbia ancora preso una decisione definitiva. La premier sta valutando attentamente i pro e i contro di una possibile candidatura, mentre il suo partito la spinge in quella direzione. Tuttavia, a Palazzo Chigi, si sta ponderando quanto una campagna elettorale da capolista le possa sottrarre tempo dagli impegni di governo.

In conferenza stampa, la premier sembra essere tentata dall’idea di candidarsi: “Una mia eventuale candidatura potrebbe influenzare anche altri leader a fare la stessa scelta, specialmente nell’opposizione; potrebbe essere una prospettiva interessante”, ha precisato. Al momento, quindi, non ci sono novità concrete, ma il dibattito interno e la valutazione delle implicazioni pratiche di una possibile candidatura sono in corso.