Polonia sospende il Trattato sulle forze armate in Europa: si prepara alla guerra?

La mossa della Polonia, che ora non ha più limiti di forza militare, non cade a caso. Le dichiarazioni del presidente Tusk di alcuni giorni fa sono eloquenti

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

La decisione della Polonia di sospendere il Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa (Face) segna un’escalation preoccupante delle tensioni geopolitiche nel continente. Il Parlamento polacco ha votato a favore della sospensione del trattato, in vigore dal 1990, che limitava le dimensioni delle forze militari nell’Europa occidentale. La mossa della Polonia segue l’esempio della Russia, che ha fatto lo stesso l’anno precedente, scatenando un effetto domino tra i membri della Nato.

Conseguenze della sospensione

I paesi che non partecipano più al trattato possono ora superare i limiti sulle dimensioni delle loro forze armate e non sono tenuti a riferire annualmente sullo stato delle stesse. Sebbene la Polonia, come molti altri firmatari, non abbia ancora raggiunto i limiti imposti dal trattato, la sospensione ha un valore simbolico importante.

Si potrebbe pensare che Varsavia si stia preparando per un possibile conflitto futuro con la Russia, rafforzando il proprio esercito e modernizzando le sue forze armate con una serie di nuove acquisizioni di equipaggiamento militare.

Preparativi della Polonia

Secondo i termini del trattato, la Polonia ha il diritto di possedere un certo numero di carri armati, veicoli corazzati, unità di artiglieria, aerei da combattimento ed elicotteri d’attacco. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, ha intensificato i suoi sforzi di difesa, impegnandosi in spese militari senza precedenti e acquistando equipaggiamenti moderni da diversi Paesi, tra cui Stati Uniti, Corea del Sud e Regno Unito.

Il contesto storico del trattato

Il Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa è stato firmato nel novembre del 1990, come parte degli sforzi per porre fine alla Guerra Fredda. Questo accordo, sottoscritto dai 22 paesi della Nato e dai membri del Patto di Varsavia, ha introdotto limiti sullo stazionamento e il possesso di diverse categorie di equipaggiamento militare convenzionale. Con la sospensione del trattato da parte della Polonia e il precedente ritiro della Russia, il contesto della sicurezza europea è cambiato radicalmente.

Il ritiro della Russia e la risposta della Nato

La decisione della Russia di ritirarsi dal trattato, annunciata lo scorso novembre, è stata giustificata dall’espansione della Nato verso est. Quest’ultima ha condannato questa mossa, e gli Stati Uniti e i loro alleati hanno annunciato la sospensione formale della loro partecipazione al trattato nel dicembre 2023.

Questa sospensione consente maggiore flessibilità nello schieramento delle forze armate, specialmente nei paesi vicini all’Ucraina, e permette agli alleati occidentali di evitare di condividere informazioni sensibili con nazioni vicine alla Russia.

Donald Tusk: la guerra è un pericolo reale

Qualche giorno fa il premier polacco Donald Tusk aveva già descritto un’allarmante realtà: l’Europa si trova di fronte al rischio concreto di una guerra, una situazione senza precedenti dal 1945. Tusk, in un’intervista a Repubblica, ha sottolineato che il continente non è ancora pronto per un conflitto armato con la Russia, ma che è essenziale intensificare gli sforzi nella difesa.

Secondo Tusk, l’Europa deve impegnarsi maggiormente per migliorare la propria capacità difensiva, non con l’intento di separarsi dagli Stati Uniti o di creare strutture parallele alla Nato, ma per sfruttare al meglio il suo potenziale di difesa. Il premier polacco ha detto che la Polonia già dedica il 4% del suo Pil alla difesa e ha esortato gli altri Paesi europei a raggiungere almeno il 2%.

Tusk ha poi enfatizzato l’importanza dei prossimi due anni, definendoli decisivi, e ha avvertito che se l’Europa non sarà in grado di supportare l’Ucraina con equipaggiamenti e munizioni adeguati, e se l’Ucraina dovesse perdere, nessun Paese europeo potrà sentirsi al sicuro.