Giorgia Meloni prova a spegnere sul nascere la proposta unitaria delle forze di opposizione sul salario minimo, ma il dibattito continua a tenere banco e si estende anche agli altri attori coinvolti, da Confindustria ai sindacati. L’Italia è tra gli unici sei Paesi (con Austria, Danimarca, Finlandia, Svezia e Norvegia) a non aver ancora recepito la direttiva dell’Unione europea che prevede l’adozione di requisiti minimi per una retribuzione equa ed adeguata in tutto il mercato del lavoro comunitario, entro il novembre del 2024. Ma la premier dice di non essere convinta all’introduzione di un salario minimo per legge, ricalcando le parole della sua ministra del Lavoro, Marina Calderone, secondo cui si può ottenere lo stesso risultato sostenendo “la contrattazione di qualità anche con percorsi di rinnovo contrattuale attraverso detassazione e con agevolazioni fiscali e contributive”.
Salario minimo, il confronto con l’Europa
La direttiva pubblicata lo scorso ottobre sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea dispone che gli Stati membri predispongano un quadro di condizioni favorevoli alla contrattazione collettiva qualora la copertura degli accordi di lavoro nazionali sia inferiore all’80%.
Il provvedimento non interviene direttamente sulla soglia da applicare agli stipendi né impone un modello da adottare sul salario minimo, anche perché si tratta di una materia che non rientra nei Trattati comunitari, ma definisce un perimetro all’interno del quale adeguare gli standard retributivi a tutta l’Ue.
Questo fa sì che tra i 21 Paesi che hanno adottato il salario minimo nell’Unione europea ci siano livelli retributivi minimi differenti, dal più basso dei 2,40 euro all’ora della Bulgaria fino ai circa 14 euro del Lussemburgo.
Secondo gli ultimi dati aggiornati di Eurofound, l’agenzia Ue per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, dopo il Granducato i salari minimi più alti si trovano in Germania e in Belgio, con una soglia intorno ai 12 euro, e in Irlanda, Francia e Paesi Bassi, oltre gli 11 euro l’ora.
Spagna e Slovenia fanno registrare stipendi di base di 7,50 euro, mentre Lituania, Portogallo, Cipro, Malta e Grecia si fermano a 5 euro. Ancora più basse le remunerazioni minime in Repubblica Ceca, Estonia, Polonia e Slovacchia, dove sono di poco superiori ai 4 euro.
La proposta delle opposizioni
Oltre a prevedere un salario minimo di 9 euro all’ora, la proposta di legge dei partiti di opposizione si sviluppa in sette punti, elencati nel comunicato congiunto diffusa da M5s, Sinistra Italiana, Azione, Pd, Europa Verde e +Europa (qui abbiamo riportato la nota congiunta con la proposta sul salario minimo):
- Al lavoratore di ogni settore economico sia riconosciuto un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, salvo restando i trattamenti di miglior favore;
- A ulteriore garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione, venga comunque introdotta una soglia minima inderogabile di 9 euro all’ora, per tutelare in modo particolare i settori più fragili e poveri del mondo del lavoro, nei quali è più debole il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali;
- La giusta retribuzione così definita non riguardi solo i lavoratori subordinati, ma anche i rapporti di lavoro che presentino analoghe necessità di tutela nell’ambito della parasubordinazione e del lavoro autonomo;
- Conformemente anche a quanto previsto nella direttiva sul salario minimo, sia istituita una Commissione composta da rappresentanti istituzionali e delle parti sociali comparativamente più rappresentative che avrà come compito principale quello di aggiornare periodicamente il trattamento economico minimo orario;
- Sia disciplinata e quindi garantita l’effettività del diritto dei lavoratori a percepire un trattamento economico dignitoso;
- Sia riconosciuta per legge l’ultrattività dei contratti di lavoro scaduti o disdettati;
- Sia riconosciuto un periodo di tempo per adeguare i contratti alla nuova disciplina, e un beneficio economico a sostegno dei datori.
Se il Governo Meloni decidesse di accettare l’iniziativa delle opposizioni, sarebbero circa 4,6 milioni i lavoratori, quasi uno su tre, a beneficiare dell’aumento del livello salariale (qui l’intervento in conferenza stampa della premier Giorgia Meloni a proposito del salario minimo mentre qui avevamo parlato dell’ipotesi del governo Draghi sul salario minimo “all’italiana”).