Caso Di Mare, per l’Inail non c’è correlazione tra tumore e lavoro: cosa dice la legge

L’Istituto afferma di aver ricevuto la pratica nel 2023 ma di non aver potuto procedere. Quali sono le tutele dei lavoratori in caso di tumore

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Hanno fatto malto scalpore le parole dell giornalista ed ex direttore di Rai 3, Franco Di Mare, il quale ha affermato di essere affetto da un mesotelioma e che la Rai ha ignorato le sue richieste di inviargli lo stato di servizio, ovvero l’elenco dei luoghi e la durata delle trasferte della sua carriera.

In una nota, gli attuali vertici Rai hanno affermato di non essere a conoscenza delle sue condizioni di salute, dicendosi pronti ad aiutarlo, mentre l’Inail afferma infatti “non è legittimato ad accertare il nesso causale tra la professione svolta dal giornalista e la patologia che ha contratto né a rilasciare una certificazione che attesti o meno questa correlazione”.

La versione dell’Inail e quella dell’avvocato

L’Inail non può gestire il caso di Franco Di Mare a causa di una mancanza di copertura legale. Per l’istituto, il giornalista è una “persona non tutelata” secondo le normative dell’Inpgi, l’ente che regola la previdenza per i giornalisti. Quindi non è l’Inail ad aver bloccato la procedura, ma più semplicemente – e drammaticamente – non esiste alcuna procedura.

L’Inail chiarisce che le malattie dei giornalisti dipendenti sono tutelate solo dall’inizio del 2024, dopo il periodo di transizione dalla gestione dell’Inpgi all’Istituto. Per gli altri, rimangono le eventuali tutele offerte da Casagit, la cassa di previdenza dei giornalisti. Di conseguenza, l’Inail non è autorizzato a stabilire un collegamento causale tra la professione di Di Mare e la sua malattia né a rilasciare certificazioni in merito a questa correlazione.

Ma l’avvocato di Di Mare espone una realtà dei fatti diversa. “All’Inail spetta fare gli accertamenti sull’esposizione all’amianto e li citerò in giudizio per il riconoscimento delle prestazioni previdenziali relative alla malattia professionale e all’infortunio – afferma Ezio Bonanni, avvocato del giornalista – è però la Rai che deve risarcire il danno. Nessuno ha mai dato riscontro alle varie segnalazioni, formali e informali e alla richiesta di soluzione condivisa avanzate all’azienda”.

Secondo l’avvocato, la prima comunicazione alla Rai sulla vicenda risale al 13 luglio 2021 e l’ultima al 19 marzo 2024, con nessuna di queste che ha ricevuto risposta.

Cos’è il mesotelioma

Di Mare ha raccontato di essere affetto da un mesotelioma, una patologia rara che colpisce principalmente gli uomini ed è spesso correlata all’esposizione all’amianto.

Ha attribuito la sua malattia all’attività di inviato di guerra svolta tra la fine degli anni Novanta e la prima metà degli anni Duemila, spiegando che il mesotelioma si sviluppa a causa dell’involontaria inalazione di particelle di amianto, le quali hanno un lungo periodo di latenza e si manifestano quando è ormai troppo tardi per intervenire. E siccome passano in genere alcuni decenni tra l’esposizione all’amianto e l’eventuale insorgenza del mesotelioma, “ci si attende che il numero di diagnosi continuerà a salire nei prossimi anni”, sottolineano gli esperti Airc, per raggiungere il picco già in questi anni e, in particolare, nella prossima terza decade.

I sintomi iniziali del mesotelioma pleurico sono principalmente di natura respiratoria, spesso causati dall’accumulo di liquido nella cavità pleurica, noto come versamento pleurico. Questi sintomi includono fiato corto e tosse. Possono anche verificarsi dolori nella parte bassa della schiena o su un lato del torace, insieme a sintomi più generici come debolezza muscolare e perdita di peso.

Nel caso del mesotelioma peritoneale, i sintomi più comuni includono dolore addominale, perdita di peso, nausea e vomito. L’addome può aumentare di volume a causa dell’accumulo di liquido nel peritoneo, noto come ascite.

La legge tutela i malati oncologici? Le regole

Ma cosa dice la legge a riguardo, e come tutela i lavoratori che vengono colpiti da tumore sul posto di lavoro? Innanzitutto, va ricordato che affrontare la decisione su come gestire il lavoro mentre si lotta contro un tumore è un processo estremamente personale.

Numerose ricerche hanno evidenziato che mantenere un’attività lavorativa può contribuire al benessere generale dei pazienti, consentendo loro di mantenere una routine quotidiana, rimanere attivi sia fisicamente che mentalmente, preservare le relazioni sociali e evitare l’isolamento. Tuttavia, ci sono situazioni in cui il lavoro può essere fonte di stress aggiuntivo e preoccupazioni, specialmente in una fase della vita già complessa come quella della malattia.

La legge offre protezioni ai lavoratori affetti da cancro, consentendo loro di prendersi periodi di assenza per malattia retribuiti, di ottenere permessi speciali e di beneficiare di agevolazioni per tutelare la loro salute e facilitare la gestione della malattia in ambito lavorativo. In particolare, ai lavoratori con malattia oncologica sono garantiti:

  • Periodi di assenza per malattia retribuiti, durante i quali il lavoratore riceve la sua normale retribuzione pur non essendo in servizio a causa della malattia.
  • Permesso per cure mediche, che consente al lavoratore di assentarsi dal lavoro per ricevere trattamenti medici e terapie necessarie per il trattamento del cancro.
  • Protezione dal licenziamento, garantendo che il lavoratore non possa essere licenziato a causa della sua condizione di salute.
  • Agevolazioni fiscali e previdenziali, che possono includere esenzioni o riduzioni di contributi previdenziali, agevolazioni fiscali per le spese mediche e agevolazioni nell’accesso a prestazioni sociali e di assistenza.
  • Diritti riguardanti la riabilitazione e il reinserimento lavorativo, che possono comprendere programmi di riabilitazione professionale, adattamenti sul posto di lavoro e supporto per facilitare il ritorno al lavoro dopo il trattamento.

Lo Stato riconosce però ai cittadini malati di cancro anche diverse forme di sostegno economico, al fine di sopperire a eventuali riduzioni del reddito associate alla malattia o all’impossibilità permanente di lavorare.

Per quanto riguarda le prestazioni di tipo assistenziale, le prestazioni economiche e non economiche legate al riconoscimento dell’invalidità civile sono disponibili per tutti i cittadini che soddisfano determinati requisiti di reddito e sono collegate al grado di invalidità riconosciuto. Le percentuali di invalidità che danno diritto a prestazioni economiche sono quelle superiori al 74%. Percentuali inferiori consentono l’accesso a prestazioni di natura non economica, come protesi e ausili, e l’esenzione dal ticket sanitario.

In base alla percentuale di invalidità riconosciuta, i pazienti oncologici possono avere diritto a:

  • Pensione di inabilità per invalidi civili: Accessibile alle persone in età lavorativa (tra i 18 e i 67 anni) a cui è stata riconosciuta un’invalidità lavorativa totale (100%) e permanente (invalidi totali), e che soddisfano specifici requisiti di reddito aggiornati periodicamente. Questa pensione è compatibile con l’attività lavorativa.
  • Assegno di invalidità: Accessibile alle persone in età lavorativa con un’invalidità civile compresa tra il 74 e il 99%, e con un reddito inferiore alle soglie previste annualmente dalla legge.
  • Indennità di accompagnamento: Riconosciuta ai malati con una condizione di invalidità del 100% che necessitano di assistenza continua, in quanto non sono in grado di camminare autonomamente o svolgere le normali attività quotidiane. L’indennità di accompagnamento non è legata a limiti di reddito ed è compatibile con l’attività lavorativa e il possesso di una patente speciale.

Cosa succede se il tumore viene preso sul posto di lavoro

Qualsiasi malattia arrivata durante lo svolgimento di una qualsiasi attività lavorativa viene chiamata “malattia professionale”.

Per ottenere le prestazioni riconosciute dall’Inail in caso di malattia professionale, il lavoratore in servizio deve inviare la denuncia della malattia professionale, corredata dal certificato medico, al datore di lavoro. Questo può essere fatto tramite raccomandata con avviso di ricevimento o con altra modalità che possa dimostrare la data di ricezione. Questa comunicazione deve avvenire entro 15 giorni dalla manifestazione della malattia. È importante rispettare questo termine per non perdere il diritto all’indennizzo per il periodo antecedente alla denuncia.

Se al momento della manifestazione della malattia il lavoratore non è più in servizio, può presentare direttamente la domanda di riconoscimento della malattia professionale all’Inail. In questo caso, non è necessario inviare la denuncia al datore di lavoro.

Dal momento in cui il datore di lavoro riceve la denuncia da parte del lavoratore malato, ha l’obbligo di presentare a sua volta la denuncia di malattia professionale direttamente sul sito dell’Inail entro 5 giorni. Il sistema trasmette automaticamente la pratica alla sede Inail territorialmente competente, in base al domicilio dell’assicurato.

È importante sottolineare che il datore di lavoro è soggetto a sanzioni amministrative pecuniarie in caso di mancata, tardiva, inesatta o incompleta denuncia. Queste sanzioni sono previste per garantire il rispetto delle normative sulla sicurezza sul lavoro e sulla tutela della salute dei lavoratori.

Chi può presentare denuncia online

Attualmente, possono presentare la denuncia di malattia professionale online solo le aziende che possiedono una “posizione assicurativa” e i cosiddetti “grandi utenti”, come consulenti del lavoro, dottori commercialisti e associazioni di categoria.

La possibilità di presentare la denuncia per via telematica è attiva per i lavoratori nei settori dell’industria, dell’artigianato, del terziario e altri, nonché per le pubbliche amministrazioni titolari di specifico rapporto assicurativo con l’Inail.

Tuttavia, la denuncia online non è ancora disponibile per i lavoratori subordinati a tempo indeterminato nel settore agricolo, i dipendenti delle pubbliche amministrazioni soggette alla “gestione per conto”, che non sono titolari di una specifica “posizione assicurativa territoriale” e studenti delle scuole pubbliche e private di ogni ordine e grado. In questi ultimi casi, il datore di lavoro deve presentare la denuncia in formato cartaceo presso la sede Inail competente, allegando il primo certificato medico.