Salario minimo bocciato, bagarre alla Camera: Conte straccia il testo, Schlein e gli altri ritirano la firma

L'Aula della Camera ha bocciato l'emendamento delle opposizioni sulla nuova disciplina del lavoro. Durissima la reazione dei M5S, Pd e gli altri

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Stop al salario minimo. L’Aula della Camera ha bocciato l’emendamento delle opposizioni sulla nuova disciplina del lavoro: i voti contrari sono stati 149, i favorevoli 111. La maggioranza ha approvato invece in Commissione Lavoro un maxi-emendamento che porta il nome del super meloniano Walter Rizzetto e che sostituisce il testo unitario delle opposizioni, affidando al governo una delega per trovare entro 6 mesi un meccanismo per garantire “retribuzioni eque”, cancellando l’essenza stessa del salario minimo.

Conte straccia il testo

Su tutte le furie Giuseppe Conte. “Si deve vergognare chi ha votato no a questa legge che avete fatto a pezzi” ha tuonato il presidente del Movimento 5 Stelle stracciando il testo. “Con la modalità della delega si prende in giro la platea di lavoratrici e lavoratori. Dopo vari balletti, teatrini e rinvii, espedienti di varia natura e stratagemmi di vario ordine, il governo Meloni ha gettato la maschera e ha votato no al salario minimo legale. Con la stessa arroganza con cui fate fermare un treno per far scendere un ministro (il riferimento è al ministro dell’Agricoltura, nonché cognato della premier Meloni, Francesco Lollobrigida, ndr), avete fermato la speranza di tutti questi lavoratori sottopagati”.

Questo gesto, che Conte non esita a bollare come “proditorio”, “non lo compirete nel mio nome né nel nome del M5S. E per questa ragione ritiro la firma da questo provvedimento, perché state facendo carta straccia del salario minimo legale. Questa battaglia è stata rallentata con questo voto, ma noi la vinceremo, il Paese è con noi” promette poi al suo popolo, e agli italiani tutti, visto che mai come prima il salario minimo aveva unito le opposizioni e anche gran parte dei disinteressati della politica.

Schlein toglie la firma

Anche Elly Schlein sbotta e si unisce a Conte. “Tolgo la mia firma, questa non è più la nostra proposta, la maggioranza arrogante ha svuotato la proposta”, ha attaccato la segretaria del Pd. “Stanno affossando una proposta giusta per l’Italia” e “calpestando le prerogative del Parlamento e delle opposizioni. Governare non significa umiliare le prerogative dell’opposizione, non è un diritto di cui disponete liberamente. La Costituzione non vi autorizza ad abusi di potere sulle minoranze”. E ancora: “Sono 6 mesi che chiediamo di votare su questa proposta di legge e voi oggi votate per dare una delega in bianco al governo che affossa il salario minimo e parla di tutt’altro, prevedendo un rinvio di altri 6 mesi”.

Schlein parla anche di chi non ce la fa. “Sapete, colleghi, chi non ha un anno per aspettare i vostri comodi? Chi guadagna 5 euro all’ora e deve fare tre lavori per campare, come mi hanno raccontato alcuni vigilanti che lavorano all’aeroporto di Torino”. “Non vi siete presi il disturbo di mettervi nei panni di chi vive queste condizioni di lavoro ogni giorno sulla pelle. E ha paura del futuro, e ha paura ogni volta che arriva una busta perché non sa che pagamento ritardare e ha paura di mettere al mondo un figlio perché non sa come pagare i pannolini su cui aumentate pure l’Iva”.

Ritirata la firma anche delle altre opposizioni

Sulla stessa linea il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, che ritira anche lui la firma dalla proposta di legge, perché, attacca, “non intendiamo mettere i nostri nomi in questo atto di pirateria politica e istituzionale”. Anche Matteo Richetti rimarca che toglierà la firma di Azione, anche se, a differenza di Conte, non straccerà nulla.

“Non avete il coraggio di esprimere un voto contrario alla proposta in quota delle opposizioni e dire che siete contrari a una proposta ragionevole che avrebbe dato risposta a uno dei grandi problemi” tuona Riccardo Magi, segretario nazionale di +Europa. “Con la vostra delega non solo stravolgete la proposta delle opposizioni, ma consegnate di fatto al Ministero del lavoro la questione, strumentalizzate il Cnel, bypassate il Parlamento, saltate il confronto con le parti sociali, avanzate una proposta che entra pesantemente dentro la contrattazione collettiva. La vostra delega non garantisce alcuna soglia minima di retribuzione ai lavoratori poveri e complica il quadro. Per tutti questi motivi, prima di tutto di democrazia e di difesa del Parlamento, che voi oggi non avete occupato con onore, anche io ritirerò il mio nome dal provvedimento”.

La replica di Fratelli d’Italia

Intanto dal governo osa rispondere il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti: “Quando si dice ‘ritiriamo la firma’ è un atto solo politico, non ha alcun effetto se non andare sui telegiornali parlando di pirateria politica”. Presentare un emendamento soppressivo, ha affermato Foti, “era un’altra strada consentita dal regolamento, ma volete far scegliere a noi quale strada intraprendere?”.

Il regolamento, conclude, prevede una possibilità di quota delle opposizioni: se avesse voluto escludere il potere di emendabilità delle stesse, lo avrebbe detto esplicitamente”, ha chiosato, ricordando che in passato la stessa procedura era stata adottata dalla attuale opposizione con la legge Cirielli, tanto da essere ribattezzata ex Cirielli.

Cosa prevede l’emendamento delle opposizioni sul salario minimo

Come sappiamo, la nostra Costituzione, all’articolo 36, dice che chi lavora ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. peccato che questo diritto nel Belpaese venga abbastanza sistematicamente violato: in Italia, infatti, sono più di 3 milioni le persone che, pur lavorando, sono in condizioni di povertà.

Per questo le forze di opposizione – Movimento 5 Stelle, Pd, Alleanza Verdi-Sinistra, Azione e +Europa – hanno messo a punto e firmato una proposta unitaria che prevede che nessun lavoratore possa ricevere una retribuzione oraria inferiore a 9 euro l’ora, senza considerare tredicesima, quattordicesima, TFR, e così via. La proposta peraltro si estende anche ai lavoratori parasubordinati e a tanti autonomi.

La proposta rafforza anche la contrattazione collettiva, facendo valere per tutte le lavoratrici e i lavoratori di un settore la retribuzione complessiva prevista dal contratto collettivo firmato dalle associazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative. Un modo anche per combattere i contratti pirata, le false imprese, le false cooperative e le esternalizzazioni che servono proprio a sottopagare i lavoratori.