Per il 61% dei lavoratori l’attuale stipendio non è sufficiente per far fronte ai rincari dell’inflazione e che il 46% ha scelto il proprio attuale lavoro in base allo stipendio e ai benefit offerti. Lo rileva The Adecco Group evidenziando i risultati della ricerca Global Workforce of The Future, in occasione dell’incontro fra Governo e opposizioni che si è svolto nelle scorse ore sul tema del salario minimo.
Lo stipendio non basta
In relazione all’introduzione del salario minimo, misura sulla quale è partito il confronto tra governo e opposizioni, da una survey del Gruppo emerge che più di 8 intervistati su 10 si dichiarano favorevoli all’introduzione del salario minimo. In particolar modo, il 79% lo considera uno strumento per garantire maggiore equità e il 9% si dichiara favorevole purché sia al contempo incentivata la produttività delle aziende. Il 5% rimane più scettico, evidenziando che il tema deve entrare nella contrattazione collettiva attraverso una trattativa con i sindacati. Contrario invece il 7% per cui il tema non rappresenta una priorità per il Paese.
Sì al salario minimo
Allo scopo di garantire una maggiore progressione nelle carriere e quindi accedere a compensi economici sempre più soddisfacenti, The Adecco Group evidenzia inoltre che risulta sempre strategico investire in percorsi di upskilling e reskilling dei lavoratori. Questi non solo permetteranno di garantire l’occupabilità nel lungo periodo, ma metteranno i professionisti nelle condizioni di crescere ed essere maggiormente soddisfatti del loro ambiente di lavoro.
Ieri, l’incontro a Palazzo Chigi sul salario minimo tutto in salita tra maggioranza e opposizioni che hanno messo sul tavolo la loro proposta unitaria per una paga non inferiore ai 9 euro all’ora. Dall’altro, la presidente del consiglio Giorgia Meloni che, pur aprendo al dialogo, ha più volte mostrato profonde perplessità (“rischia di peggiorare la situazione”). Come da copione, alla fine tutto si è “risolto” in un nulla di fatto e la classica “palla in tribuna” che rimanda l’affaire a dopo l’estate. Per il governo, oltre a Meloni, erano presenti i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini (collegato), la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone e i sottosegretari Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano.
Vertice, nulla di fatto
Meloni ha proposto un percorso “attento” ma comunque “celere” per giungere a una proposta “condivisa” di contrasto al “lavoro povero e ai bassi salari”. Un percorso che non può non partire dall’analisi di dati puntuali e dell’analisi delle ripercussioni di ogni possibile iniziativa legislativa. “Penso che la sede più appropriata, nel rispetto della costituzione, sia il Cnel”. Decisamente fredda la reazione delle opposizioni. Insomma, la partita è appena iniziata e si annuncia una scalata.