Apple paga multa da 490 milioni di dollari per aver mentito

Apple ha deciso di patteggiare nella class action degli azionisti e pagare una multa da 490 milioni

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Redazione

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Le bugie hanno le gambe corte. Apple ha deciso di patteggiare e pagare 490 milioni di dollari per risolvere una class action. La causa vede Apple, nella persona dell’amministratore delegato Tim Cook, accusato di “frode”.

Tutto inizia nel 2018, quando Apple annuncia le prospettive di vendita in Cina. Un guadagno gonfiato, che viene in seguito ridimensionato, ma che secondo gli avvocati degli azionisti non era solo prevedibile, ma anche ben noto alla società. Infatti poco dopo, il 2 gennaio 2019, arriva il taglio delle previsioni di vendita, per un valore di diversi miliardi di dollari. Secondo Cook la colpa era da imputare alle tensioni commerciali e non solo tra Stati Uniti e Cina.

Le dichiarazioni discordanti influenzarono il mercato statunitense e cinese e le azioni calarono del 10% in Borsa. Una bugia che Apple ha pagato con circa 74 miliardi di dollari (67,947 miliardi di euro) di capitalizzazione. Da allora le azioni di Apple sono quadruplicate, per un valore di mercato della società di oltre 2,6 trilioni di dollari (scala di valore corta utilizzata negli Stati Uniti). La multa che ha scelto di pagare Apple corrisponde ad appena due giorni di profitto, ma per gli avvocati degli azionisti è un momento storico.

Apple patteggia: multa da 490 milioni di dollari per evitare il processo

Il colosso tecnologico di Apple ha deciso di pagare una multa da 490 milioni di dollari per risolvere la class action per frode. L’accusato sarebbe proprio l’amministratore delegato Tim Cook e le sue dichiarazioni agli azionisti che potrebbero aver nascosto il calo della domanda di iPhone in Cina.

Il patteggiamento è stato confermato venerdì 15 marzo e depositato presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti a Oakland, in California. Si attende solo l’approvazione del giudice distrettuale statunitense che ha seguito il caso, ovvero Yvonne Gonzalez Rogers.

La società non ha ancora rilasciato una dichiarazione spontanea, forse in attesa proprio della decisione del giudice. In passato però aveva commentato la vicenda in maniera critica. La società di Cupertino aveva infatti negato ogni responsabilità, ma con i documenti alla mano aveva deciso di evitare i costi e soprattutto le distrazioni della class action. Per Apple è un periodo di grandi soddisfazioni, con un utile netto registrato nell’ultimo anno fiscale di 97 miliardi di dollari, ma anche di numerose cause e multe.

Solo nel 2024 ha già accumulato problemi in Borsa dopo l’uscita di Apple Vision Pro e le segnalazioni di problemi fisici provocati dal dispositivo, una multa di 500 milioni per lo streaming di musica e una sanzione per abuso di posizione dominante (violazione della normativa sulla concorrenza) dal valore di 1,8 miliardi di euro.

Il perché della class action: le bugie sulla situazione in Cina

La causa fa riferimento alle dichiarazioni di Tim Cook risalenti al 2 gennaio 2019, data nella quale Apple avrebbe tagliato le previsioni sui ricavi trimestrali per la sezione Cina. Un taglio di ben 9 miliardi, per il quale andavano accusate le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.

Cook però aveva detto agli azionisti pochi mesi prima (il 1° novembre 2018) che Apple aveva pressioni in Brasile, India, Russia e Turchia, ma garantiva per il mercato cinese. Una telefonata portata in tribunale, insieme alla prova che pochi giorni dopo era arrivata ai produttori la richiesta di ridurre la produzione di iPhone per la Cina. L’amministratore delegato di Apple, secondo l’accusa, sapeva del rallentamento dell’economia cinese e aveva già immaginato un calo della domanda.

Una consapevolezza non condivisa con gli azionisti, che hanno deciso di agire. Shawn Williams, uno degli avvocati degli azionisti, ha definito l’accordo un “risultato eccezionale”. La multa da 490 milioni di dollari rappresenta comunque poco meno di due giorni di profitto di Apple, che nell’ultimo anno ha registrato un utile netto di 97 miliardi di dollari.