Quanto guadagna un giornalista in Italia?

E’ una delle professioni più ambite, ma sappiamo davvero quanto guadagna un giornalista in Italia e qual è lo stipendio medio di questo professionista?

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Il giornalista è il professionista dell’informazione che si occupa di selezionare, analizzare, verificare, elaborare, fornire  e a volte anche commentare le notizie che sono di interesse pubblico, o lo possono diventare. Il lavoro del giornalista si inserisce nel settore media e comunicazione e dell’informazione, scritta o verbale.

Volendo semplificare al massimo, il giornalista si occupa, a livello professionale, della stesura e della revisione di articoli per un giornale, cartaceo o online, per un’agenzia di stampa, per portali di news o informativi, oppure lavora per il servizio informazioni di una radio o di una televisione. Sempre più spesso – ma non è una conditio sine qua non, e anzi i due ruoli sono molto diversi tra loro – il giornalista è anche un influencer.

Le tipologie sono tantissime: esiste il giornalista di cronaca, quello economico, quello politico, quello sportivo, il cronista giudiziario, il giornalista televisivo, l’esperto di salute e benessere, di green, di tecnologia, di food o di altri argomenti di interesse. E soprattutto, sempre più spesso il giornalista deve essere anche un web editor, avere cioè anche competenze SEO e conoscere bene le regole di Google: deve saper scrivere per un pubblico abituato alla velocità e alla semplificazione del web (ma occhio a non confondere il giornalista con il copywriter…).

La differenza tra giornalista pubblicista e professionista

Il giornalista può essere pubblicista o professionista.

Sono pubblicisti i giornalisti che svolgono attività giornalistica non occasionale e retribuita anche se esercitano altre professioni o impieghi. Sono professionisti i giornalisti che esercitano in modo esclusivo e continuativo la professione di giornalista. Entrambe le figure sono iscritte all’Ordine dei giornalisti, nei rispettivi elenchi.

Come si diventa giornalista

Sfatiamo subito un mito: non basta saper scrivere bene per fare il giornalista, e non basta neppure avere un blog personale o un  canale social in cui si riportano notizie o si commentano per definirsi tale. Quello di giornalista è un titolo professionale, infatti esiste un Ordine di riferimento, quello dei giornalisti appunto, e una cassa previdenziale ad hoc, che si chiama INPGI.

Per diventare giornalista, dunque, bisogna seguire un iter preciso e conseguire il titolo. Non serve una laurea ad hoc, né serve essere per forza laureati: per concorrere al titolo di giornalista è sufficiente il diploma, qualunque esso sia.

Ma vediamo dunque qual è questo percorso per diventare giornalista e cosa cambia tra pubblicisti e professionisti.

Come diventare giornalista pubblicista

Generalmente, tutti coloro che iniziano a fare questo mestiere partono diventando pubblicisti. Come si fa? Per potersi iscrivere all’elenco dei pubblicisti, è necessario aver svolto un’attività giornalistica continuativa e regolarmente retribuita per almeno 2 anni, anche in redazioni diverse. Se non è continuativa nei 2 anni né retribuita, non è possibile inoltrare la richiesta all’Ordine dei giornalisti della propria Regione di appartenenza per l’iscrizione.

La domanda di iscrizione, insieme alla documentazione necessaria, va consegnata all’Ordine regionale competente, cioè quello dove è fissata la propria residenza. Gli indirizzi degli Ordini sono reperibili al link www.odg.it/ordini-regionali.

Come diventare giornalista professionista

Quasi sempre dopo aver fatto la gavetta in una redazione, e dunque dopo essere stati per un po’ pubblicisti, ma non necessariamente, ecco che diversi giornalisti scelgono di diventare professionisti. Come si fa? Per diventare giornalisti professionisti e iscriversi nel relativo elenco sono necessari 2 step:

  • praticantato o scuola di giornalismo:
    – si può svolgere un praticantato per almeno 18 mesi presso una redazione e, volendo, frequentare uno dei corsi di preparazione teorica anche a distanza, della durata minima di 45 ore, promossi dal Consiglio Nazionale o dai Consigli Regionali dell’Ordine. I freelance che sono già iscritti all’Albo dei pubblicisti e svolgono attività giornalistica da almeno 3 anni, con rapporti di collaborazione coordinata e continuata, con una o più testate, possono chiedere al Consiglio regionale in cui risiedono l’iscrizione al Registro dei praticanti. Il freelance che chiede l’iscrizione al Registro dei praticanti deve attestare, però, prima dell’esame di idoneità professionale, di aver frequentato i seminari organizzati dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti o gli eventuali corsi di formazione organizzati dai Consigli regionali
    – in alternativa al lavoro da praticante, serve aver frequentato una delle scuole di giornalismo riconosciute dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, di durata biennale (attenzione che, in questo caso, è necessario avere un titolo di laurea, perché le scuole di giornalismo sono equiparate a master universitari)
  • dopo aver svolto il praticantato oppure dopo aver frequentato la scuola di giornalismo, bisogna superare l’esame di idoneità professionale, che consta di una prima prova scritta e poi di una seconda orale.
stipendio base giornalista
Qual è lo stipendio base mensile di un giornalista?

Diritti e doveri del giornalista

È diritto si dice “insopprimibile” dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è invece obbligo “inderogabile” il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede.

I giornalisti devono rettificare le notizie che risultino inesatte, e riparare gli eventuali errori. Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori.

Il giornalista rispetta il diritto alla riservatezza di ogni cittadino e non può pubblicare notizie sulla sua vita privata se non quando siano di chiaro e rilevante interesse pubblico e rende, comunque, sempre note la propria identità e professione quando raccoglie questo tipo di informazioni, che diventeranno poi una notizia.

I nomi dei parenti di persone coinvolte in casi di cronaca non vanno pubblicati a meno che ciò sia di rilevante interesse pubblico. Non vanno comunque resi pubblici nel caso in cui questo possa mettere a rischio l’incolumità delle persone, né si possono pubblicare altri elementi che rendano possibile una identificazione come foto o profili social. I nomi delle vittime di violenze sessuali non vanno pubblicati né si possono fornire particolari che possano condurre alla loro identificazione, a meno che ciò sia richiesto dalle stesse vittime per motivi di rilevante interesse generale.

Il giornalista non deve dare notizia di accuse che possano danneggiare la reputazione e la dignità di una persona senza garantire opportunità di replica all’accusato. Nel caso in cui questo sia impossibile, perché il diretto interessato risulta irreperibile o non intende replicare, ha l’obbligo di informare i lettori. In ogni caso, prima di pubblicare la notizia di un avviso di garanzia, deve attivarsi per controllare se sia a conoscenza dell’interessato.

Quanto guadagna un giornalista

Come accade sempre più spesso per molti altri lavori, anche il giornalista può svolgere la sua professione come lavoratore autonomo oppure, opzione sempre meno praticata dagli editori, come dipendente. A seconda di questo e altri fattori, lo stipendio di un giornalista in Italia può variare in maniera anche considerevole. Vediamo quali sono mediamente i suoi compensi e da cosa dipendono.

Iniziamo col dire che esiste un gap netto tra i guadagni dei giornalisti dipendenti e quelli degli autonomi che lavorano come freelance. In generale, lo stipendio di un giornalista cambia in base a diverse variabili, tra cui:

  • l’inquadramento lavorativo;
  • l’esperienza professionale;
  • la qualifica;
  • l’età;
  • il sesso.

Legge sull’equo compenso

Il 20 maggio 2023 è entrata in vigore la legge sull’equo compenso di tutte le prestazioni d’opera intellettuali. Per essere considerato equo, il compenso deve soddisfare tre condizioni: essere proporzionato alla quantità e qualità del lavoro svolto, deve essere adeguato al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale, ed essere conforme ai parametri per la determinazione dei compensi previsti dalla legge.

I parametri dei compensi delle prestazioni professionali sono aggiornati ogni due anni su proposta del Consiglio nazionale dell’Ordine. Per i giornalisti è dunque possibile proporre immediatamente l’emanazione delle specifiche tabelle, ma ancora non è stato fatto.

Guadagno giornalista freelance in Italia

Il reddito varia sensibilmente tra un giornalista dipendente assunto con contratto nazionale della stampa e un freelance. I freelance rappresentano i 2/3 dei giornalisti totali e in media guadagnano 4/5 volte meno dei colleghi con contratto.

In questo caso, però, il compenso varia molto a seconda delle capacità del giornalista e delle testate o agenzie esterne per cui lavora. In generale, possiamo dire che oggi in Italia il corrispettivo medio è compreso tra i 30 e i 50 euro per un articolo.

Su queste cifre il giornalista dovrà poi pagare le tasse. E qui un’altra grande differenza la fa essere una partita Iva classica o forfettaria: i forfettari (massimo 85mila euro di reddito annuo) pagano molte meno tasse, perché godono di una tassazione agevolata al 15%, che scende addirittura al 5% nei primi 5 anni se la partita Iva è appena stata aperta.

Stipendio giornalista dipendente in Italia

Per quanto riguarda invece il giornalista dipendente, le cose cambiano parecchio. Lo stipendio base è compreso tra i 1.511,61 euro mensili (cioè, poco più di 18.100 euro annui) per un redattore con meno di 30 mesi di servizio e i 2.613,26 euro (ovvero circa 31.350 euro all’anno) per il caporedattore.

Trattandosi di dipendenti, a queste cifre vanno poi aggiunte la tredicesima a Natale, l’indennità redazionale, l’E.D.R. mensile di 60 euro e gli eventuali scatti di anzianità che possono essere al massimo 15 e valgono il 6% dello stipendio base del livello di appartenenza.