Cosa studiare per diventare giornalista

Dal praticantato, alle scuole, fino all'esame di idoneità: ecco il percorso per diventare giornalisti professionisti

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Redazione

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La professione del giornalista è innanzitutto dettato dalla passione, senza quella come in molti ambiti, difficilmente si riesce ad andare avanti. Ma cosa bisogna studiare per diventare giornalisti? Quali competenze devono essere presenti nel curriculum che vengono inviati alle testate giornalistiche? Quali corsi e titoli accademici vengono riconosciuti dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti?

Per l’esercizio della professione, non sono necessari particolari titoli accademici, tuttavia sono consigliati corsi che permettano di conoscere i concetti base di comunicazione e di approfondire tematiche specifiche. Nella scelta dell’università, però si può propendere per un percorso di studi affine ai propri interessi e all’ambito giornalistico in cui ci piacerebbe specializzarci. Per esempio la facoltà di economia può essere molto utile per chi vuole fare il giornalista esperto di borsa e finanza, settore per il quale sono in vigore regolamenti molto scrupolosi perché le notizie pubblicate possono influire in modo determinante sui mercati. Le facoltà umanistiche come scienze della comunicazione, lettere e filosofia, scienze politiche sono molto comuni tra gli aspiranti giornalisti perché aiutano a comprendere meglio il quadro generale della comunicazione e dei linguaggi dei media.

Quello del giornalismo è un mestiere dove contano tanto anche le competenze trasversali, acquisite sia per mezzo di studi specifici che di esperienze personali. Per esempio un laureato in giurisprudenza sarà senza dubbio più preparato tecnicamente quando dovrà coprire un’inchiesta giudiziaria, mentre un ex atleta sarà in grado di capire meglio gli aspetti tecnici di una gara sportiva e potrà trasmettere il suo vissuto nel servizio giornalistico. E non dimentichiamo gli aspetti legati alla scrittura per la carta stampata ma non solo, alla Seo per il web, alle tecniche di ripresa per la tv, alla dizione per la radio. L’expertise del giornalista è quindi composta da un mix di competenze di comunicazione su più livelli e di competenze dei settori di riferimento, alcune assimilabili attraverso corsi e libri, altre meno.

Non esistono Università che ci trasformano magicamente in reporter e non è obbligatoria la laurea per intraprendere questo percorso, perché per essere giornalisti professionisti occorre iscriversi all’albo e la strada da percorrere è differente. Esistono, però, scuole che permettono non solo di imparare e approfondire, ma anche fare da sostitutivi al praticantato obbligatorio. Per scoprire quali sono queste scuole basta affidarsi al sito dell’Ordine dei Giornalisti: nella sezione Scuole sono pubblicate tutte quelle riconosciute e attualmente in convenzione. Sono abbastanza costose, ma esiste anche la possibilità di ottenere borse di studio.

Le strade quindi sono due: o si seguono delle scuole riconosciute (per due anni), che sono dei veri e propri master, oppure ci si iscrive al registro dei praticanti e si eseguono 18 mesi continuativi in una redazione. Il direttore del giornale deve rilasciare una dichiarazione al termine del periodo. Inoltre bisogna seguire uno dei corsi di giornalismo dell’Ordine, è indifferente il fatto che sia organizzato da quello regionale di appartenenza, oppure che sia quello che si tiene a Fiuggi e che viene organizzato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. È obbligatorio partecipare, dura 45 ore ed è propedeutico per sostenere l’esame di idoneità professionale. Dal momento in cui ci si è iscritti al registro dei praticanti si hanno tre anni di tempo per sostenere la prova.

L’esame di idoneità si divide in due tranche. La prova scritta prevede tre verifiche: la sintesi di un articolo entro le 1800 battute, un test su attualità, cultura e regole professionali e la redazione di un pezzo giornalistico di massimo 2700 battute. La prova orale si focalizza, poi, su deontologia professionale, tecniche giornalistiche e leggi. Inoltre andrà consegnata una tesina di commento e discussione di un articolo.

Al termine di tutte queste prove, se superate, ci si può iscrivere all’albo regionale e ottenere il tesserino che riconosce l’esercizio della professione giornalistica. Va ricordato che sono professionisti coloro che “esercitano in modo esclusivo e continuativo la professione”. Il costo totale per diventare giornalista professionista (tra tasse e corsi) si aggira sui mille euro.

L’alternativa all’esame e al professionismo è l’iscrizione all’Ordine per diventare giornalisti pubblicisti ovvero “coloro che svolgono attività giornalistica non occasionale e retribuita anche se esercitano altre professioni o impieghi”.  Per farlo bisogna presentare, tra le altre cose, gli articoli scritti, una dichiarazione del direttore che dimostrino l’attività pubblicistica retribuita per almeno due anni, fotocopia del contratto e la documentazione dei compensi.

Ma non finisce qui: bisogna studiare anche dopo essere diventati giornalisti. L’Ordine impone a tutti gli iscritti di frequentare attraverso dei corsi in aula e online di deontologia professionale e di approfondimento su temi di attualità e di comunicazione. Il raggiungimento di un minimo di crediti annuali attraverso questo percorso di formazione professionale continua è infatti uno dei requisiti fondamentali per poter rinnovare l’iscrizione all’Albo, sia dei pubblicisti che dei professionisti.