Licenziamento, quanto costa al datore di lavoro. Un esempio pratico

Il licenziamento ha un costo che il datore di lavoro è chiamato a coprire quando licenzia uno o più dipendenti come contributo a sostegno della disoccupazione

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Redazione

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Il licenziamento comporta anche un costo per il datore di lavoro, tenuto a versare un contributo a sostegno della disoccupazione qualora decidesse di interrompere il rapporto di lavoro con uno o più dipendenti.

Tale contributo è stato introdotto con la Riforma Fornero sotto forma di contributo alla mobilità, per poi essere modificato nel 2016 – a seguito delle modifiche apportate con il Jobs Act in fatto di disoccupazione – in un contributo destinato al finanziamento della Naspi.

Non solo: a partire da gennaio 2018, in seguito a quanto disposto con la legge di Bilancio, è stata aumentata l’aliquota contributiva a carico dei datori di lavoro per finanziare il ticket di licenziamento, che a sua volta finanzia la Naspi e ha il fine di ridurre il numero di licenziamenti.

Quando paga il datore di lavoro

Il datore di lavoro affronta un costo per il licenziamento solo nel caso di interruzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato o degli apprendistati interrotti alla fine del periodo di formazione. In caso di scadenza di un contratto di lavoro a tempo determinato o di decesso del dipendente non è previsto alcun contributo, come anche per il licenziamento dei collaboratori domestici, degli operai agricoli e degli operai extracomunitari stagionali.

Quanto deve pagare

Il contributo da pagare viene calcolato sulla base del massimale mensile della Naspi: l’aliquota è al 41% per i licenziamenti individuali e quelli collettivi avviati entro il 20 ottobre 2017. Nel caso di imprese all’interno dell’applicazione della Cassa Integrazione Guadagni Straordinari che fanno ricorso a licenziamenti collettivi, l’aliquota è stata innalzata all’82%.

Facciamo un esempio

Per esempio, nel caso di un licenziamento individuale, considerando che il massimale Naspi per il 2017 è di 1.195 euro, il contributo che il datore di lavoro deve pagare è di 489,95 euro, ovvero il 41% del massimale (applicato ogni 12 mesi di anzianità del dipendente negli ultimi tre anni). Nel caso il rapporto lavorativo duri da 36 mesi o oltre, il contributo può arrivare a quota 1.469,85 euro.

In collaborazione con Adnkronos