Un ristorante di Singapore serve petto di pollo ottenuto da carne coltivata

A Singapore Huber's Butchery and Bistro è il primo ristorante al mondo ad aver inserito la carne coltivata nel suo menu

Foto di Alessandro Mariani

Alessandro Mariani

Giornalista green

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

A Singapore c’è una grande novità mondo della ristorazione, e la protagonista è la carne coltivata in laboratorio. Huber’s Butchery and Bistro è il primo ristorante al mondo a inserire questa opzione nel suo menu. Il creatore di questa carne del futuro è la società californiana Eat Just, che definisce il suo prodotto etico e sostenibile, senza dover rinunciare al gusto autentico della carne. Nonostante la curiosità dei clienti di Huber’s, il percorso verso la diffusione su larga scala della carne coltivata è ancora complesso.

La novità nella gastronomia di Singapore: la carne coltivata in laboratorio

Eat Just è stata l’unica azienda a ottenere l’approvazione delle autorità di Singapore nel dicembre 2020, rendendo il Paese asiatico l’unico al mondo a consentire la vendita di carne coltivata. Tuttavia, al di là delle affermazioni di successo, la carne coltivata è ancora una rarità nei ristoranti, con opzioni limitate nel menu di Huber’s, disponibili solo una volta a settimana.

Nonostante il suo costo attuale sia considerevolmente più alto rispetto alla carne convenzionale, Eat Just sostiene di aver raggiunto una riduzione del 90% dei costi dal 2018. Nonostante ciò la sfida resta: aumentare enormemente la produzione per competere con la quantità di carne convenzionale sul mercato. Il processo di produzione, che coinvolge l’estrazione di cellule animali, la loro alimentazione con nutrienti e la crescita in un bioreattore, offre secondo i produttori un’alternativa rispetto ai prodotti a base vegetale. Mentre i clienti di Huber’s si incuriosiscono per il gusto della carne coltivata, resta da vedere se questa rivoluzione culinaria avrà successo su larga scala o rimarrà una curiosità gastronomica destinata a sfidare le abitudini alimentari tradizionali.

La difficoltà della diffusione su larga scala della carne coltivata

Il mercato della carne coltivata è caratterizzato da molte sfide, tra cui il suo costo di produzione ancora elevato. Un piatto di pasta con pollo coltivato da Huber’s, ad esempio, costa 13.70 dollari, una cifra ancora distante dai costi di produzione attuali. La capacità di produzione di Eat Just è limitata, riesce a fornire solo 2/3kg a settimana a Singapore, confrontati con i 4.000kg – 5.000kg di pollo convenzionale venduti settimanalmente solo ad Huber’s.

Date queste sfide, per competere con il mercato tradizionale, la produzione di carne coltivata dovrà aumentare significativamente. Solo allora potrà aspirare a diventare una vera alternativa sostenibile alla carne tradizionale. La carne coltivata ha il potenziale per cambiare radicalmente il panorama alimentare, offrendo un’opzione che secondo chi la produce preserva il gusto e la texture della carne senza sacrificare il benessere animale o l’ambiente. La domanda rimane: riuscirà a superare le sfide e a guadagnarsi un posto permanente nelle tavole del futuro? Solo il tempo potrà rispondere a questa intrigante domanda.

Sfide economiche e ambientali: il futuro della carne coltivata

Tuttavia, secondo i suoi sostenitori, se la carne coltivata deve diventare qualcosa di più di un’alternativa di nicchia per i benestanti nei Paesi sviluppati, allora fare affidamento sugli investimenti delle imprese private potrebbe non essere sufficiente. Il settore della carne coltivata affronta ora la necessità di una visione a lungo termine e di un impegno serio da parte dei governi nel mondo. Ciò sottolinea l’importanza di vedere questo sviluppo come un progetto su grande scala, richiedendo un impegno finanziario significativo da parte delle istituzioni pubbliche. Senza un sostegno finanziario robusto, la carne coltivata rischia di rimanere confinata a un mercato di nicchia e di non realizzare il suo potenziale rivoluzionario.

Per gli stakeholder la mancanza di autorizzazioni da parte di altri Paesi oltre a Singapore, o il divieto assoluto come nel caso dell’Italia, rappresenta una sfida significativa per il settore. Affinché la carne coltivata diventi una realtà su scala globale, è essenziale ottenere il sostegno dei governi e dimostrare la sua sostenibilità sia a livello scientifico che economico. La responsabilità ricade ora sulle spalle delle aziende del settore, affinché presentino proiezioni realistiche e ricerche che ispirino fiducia sia dagli investitori privati che dai governi.

Carne coltivata: quello che c’è da sapere | Lo Speciale di QuiFinanza Green

Eat Just: l’unicorno della carne coltivata

Nel 2011, Josh Tetrick, un imprenditore originario dell’Alabama trapiantato in California, dà vita a Eat Just. L’azienda, sotto il brand Good Meat, si specializza nella produzione di carne coltivata in laboratorio. Con notevole rapidità, Eat Just attira considerevoli finanziamenti e, nel 2016, raggiunge lo status di unicorno, un termine usato nel panorama delle startup di successo per definire le aziende che superano la valutazione di un miliardo di dollari.
Tuttavia, nel mondo della carne coltivata, il finanziamento è solo un lato della medaglia: ottenere l’approvazione formale da parte delle autorità competenti per la consumabilità umana del prodotto sperimentale è altrettanto cruciale. Josh Tetrick si muove con decisione su due fronti: quello interno, ottenendo lapprovazione del dipartimento dell’agricoltura americano (USDA), e quello esterno, concentrandosi su Singapore, una metropoli nota per la sua attenzione alla sostenibilità alimentare.

Petto di pollo coltivato da Huber’s Butchery a Singapore

Nel 2020, l’Agenzia Alimentare di Singapore dà il via libera al consumo di carne coltivata, facendo della capitale asiatica la prima città al mondo a renderla ufficialmente servibile. Tetrick si trova di fronte a una nuova sfida: trovare partner disposti a incorporare il prodotto nel loro menù. La scelta di collaborare cade su Huber’s Butchery, una macelleria singaporiana trasformata anche in un gastro-bistrot con una vasta clientela giornaliera. Quando i proprietari, i fratelli Andre e Ryan Huber, assaggiano i primi chicken nuggets coltivati in laboratorio, ne rimangono delusi.

Due anni dopo, Tetrick ritorna da loro presentando un petto di pollo coltivato che, secondo le parole di Andre Huber, aveva un sapore sorprendentemente simile a quello del pollo convenzionale. L’ascesa di Eat Just rappresenta un capitolo affascinante nella storia della carne coltivata, passando dall’ambizione imprenditoriale di Tetrick all’approvazione delle autorità e alla ricerca di alleati nell’industria alimentare. Il viaggio verso la diffusione globale della carne coltivata è un affascinante intreccio di innovazione scientifica, sfide regolamentari e la costante ricerca della sostenibilità nel mondo alimentare in evoluzione.