L’Italia dice no alla carne sintetica. Ma cos’è?

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, ha approvato un disegno di legge che vieta la produzione e l'immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici, con sanzioni per chi lo viola

Pubblicato: 29 Marzo 2023 16:07

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

L’Italia contro la carne sintetica. Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, ha approvato un disegno di legge che vieta la produzione e l’immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici, con sanzioni per chi lo viola.

Nel rispetto del principio di precauzione che l’Italia ha sempre accolto nel suo ordinamento,  le norme intendono tutelare – spiega il governo – la salute umana e il patrimonio agroalimentare attraverso il divieto di produzione e commercializzazione di carni create in laboratorio. Il divieto comprende sia gli alimenti destinati al consumo umano sia i mangimi animali.

“Nel ddl composto di 6 articoli non c’è alcun atteggiamento persecutorio, ma la forte volontà di tutela della salute dei cittadini e delle persone che consumano. Il provvedimento tutela la salute, la produzione e l’ambiente”, ha chiarito il ministro Lollobrigida. “È una legge significativa quella contro i cibi sintetici: si basa sul principio di precauzione perché oggi non ci sono studi scientifici sugli effetti dei cibi sintetici. Ribadiamo il massimo livello di tutela della salute dei cittadini e la salvaguardia del patrimonio della nostra nazione e della nostra cultura agroalimentare che si basa sulla dieta mediterranea”, ha aggiunto il ministro della Salute Orazio Schillaci.

Le sanzioni per chi produce o commercializza carne sintetica

In caso di violazione delle norme, sono previste sanzioni da un minimo di 10mila euro fino ad un massimo di euro 60mila, o fino al 10% del fatturato totale annuo, con l’indicazione comunque di un tetto massimo, oltre alla confisca del prodotto illecito.

Ulteriori sanzioni amministrative riguardano poi la possibilità di svolgere l’attività di impresa, come lo stop all’accesso a contributi, finanziamenti o agevolazioni erogati da parte dello Stato, da altri enti pubblici o dall’Unione europea, per un periodo da 1 a 3 anni.

Cos’è la carne sintetica

Ma cos’è esattamente la carne sintetica, chiamata anche carne coltivata o cellulare? La carne coltivata viene prodotta utilizzando tecniche di ingegneria dei tessuti pionieristiche nella medicina rigenerativa. Si tratta in pratica di carne coltivata o prodotta in laboratorio, in vitro, prodotta raccogliendo cellule da animali vivi, “nutrendo” le cellule con sostanze nutritive in modo che possano crescere in un bioreattore e trasformando il risultato in un prodotto che i consumatori possano mangiare.

Le nozioni scientifiche che stanno alla base della carne coltivata non sono nuove: le colture cellulari sono state utilizzate per la prima volta nella ricerca medica nel 1907, ma l’applicazione di questa idea ha iniziato a prendere piede dopo che un esperto olandese di nome Mark Post ha presentato in tv il primo hamburger in vitro al mondo nel 2013.

A rendere popolare il concetto di carne cellulare è stato agli inizi del 2000 Jason Matheny, coautore di un articolo sulla produzione di carne coltivata, e soprattutto creatore di New Harvest, la prima organizzazione senza scopo di lucro al mondo dedicata alla ricerca in vitro sulla carne.

Dove troviamo oggi la carne sintetica

Oggi, più di 100 aziende in tutto il mondo stanno cercando di creare proteine ​​a base cellulare, che vanno dall’agnello allevato in laboratorio alle ostriche sempre allevate in laboratorio al foie gras.

Nel 2020, la carne coltivata e il pesce coltivato hanno conosciuto un aumento di interesse al di fuori dell’Europa, con la prima autorizzazione alla commercializzazione di prodotti a base di carne coltivata in un ristorante di Singapore, dove è stata venduta carne in vitro prodotta dall’azienda statunitense Eat Just. Singapore è diventato il primo Paese al mondo ad approvare la vendita di carne coltivata.

La carne coltivata viene prodotta su larga scala in Israele. SuperMeat ha aperto poi un ristorante dal produttore al consumatore chiamato “The Chicken” a Tel Aviv per testare la reazione dei consumatori al suo hamburger “Chicken”.

In questi ultimi anni si è registrato un forte aumento degli investimenti in questo settore. I dati pubblicati dall’organizzazione non governativa Good Food Institute hanno rilevato che nel 2021 le aziende di carne coltivata hanno attirato 140 milioni di dollari in Europa. Anche personaggi famosi, come Leonardo Di Caprio, da sempre convinto ambientalista, hanno investito in questa nuova frontiera del cibo.

Negli Stati Uniti, la FDA (Food and Drug Administration) e l’USDA (United States Department of Agriculture) hanno concordato di regolamentare congiuntamente la carne coltivata. In base all’accordo, la FDA sovrintende alla raccolta delle cellule, alle banche cellulari e alla crescita e differenziazione cellulare, mentre l’USDA sovrintende alla produzione e all’etichettatura dei prodotti alimentari derivati ​​dalle cellule destinati al consumo umano. Diversi stati degli Stati Uniti, come il Missouri, la Carolina del Sud e Washington, hanno approvato una legislazione che limita l’uso del termine “carne” sugli imballaggi di carne coltivata.

Cosa dice l’Europa sulle carni sintetiche

Ma cosa succede in Europa in quanto a carni sintetiche? In linea con le priorità del Green Deal europeo, la strategia dal campo alla tavola per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente, la strategia sulla biodiversità per il 2030 e l’ambizione climatica dell’UE per il 2030 e il 2050, Bruxelles si sta muovendo per promuovere la produzione, la fornitura e il consumo sicuro di fonti alternative di proteine ​​e cambiamenti dietetici verso un’alimentazione sana e sostenibile, contribuendo alla trasformazione dei sistemi alimentari.

Obiettivo è anche fornire benefici per il clima, la biodiversità, la sostenibilità ambientale e la circolarità, un’alimentazione sana e sostenibile, cibo sicuro, riduzione della povertà alimentare, responsabilizzazione delle comunità e attività fiorenti.

L’agricoltura basata sulle cellule, e in particolare la carne coltivata e i frutti di mare coltivati, potrebbero essere considerati una soluzione promettente e innovativa per aiutare a raggiungere gli obiettivi della strategia dal campo alla tavola per sistemi alimentari equi, sicuri, sani e rispettosi dell’ambiente.

Ad oggi sono stati sviluppati pochi studi per comprendere l’impatto del ciclo della carne coltivata – produzione, consumo, spreco – sull’ambiente e il suo legame con gli aspetti sociali e culturali. Stime approssimative basate su una valutazione del ciclo di vita suggeriscono comunque emissioni di gas serra, fabbisogno di terra e consumo di acqua inferiori rispetto alla carne convenzionale.

I sostenitori della carne coltivata affermano che potrebbe essere una risposta all’aumento delle emissioni agricole, al deterioramento della biodiversità e all’insicurezza alimentare, mentre i critici temono che l’alto costo della carne coltivata, insieme ai suoi ostacoli normativi e alla scalabilità non dimostrata, almeno per ora, la renda una soluzione non praticabile.

La stessa Unione europea dice nei suoi documenti ufficiali che il potenziale impatto ambientale e l’impatto sugli aspetti di sostenibilità devono essere valutati a fondo e studi approfonditi devono ancora essere condotti sulla loro sicurezza assoluta.

In Europa, anche questo settore sta iniziando ad attrarre investimenti: l’UE ha investito attraverso REACT-EU nella carne prodotta in laboratorio. Attualmente, però, i prodotti alimentari a base di cellule non sono commercializzati nella UE.

Questi prodotti richiedono un’autorizzazione prima dell’immissione sul mercato europeo e, a seconda delle tecniche utilizzate, potrebbe essere necessario che questa autorizzazione avvenga tramite la legislazione sugli OGM o il regolamento sui nuovi alimenti. Una volta presentata alla Commissione una domanda di autorizzazione di questi prodotti, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) effettua la valutazione della sicurezza di questi prodotti, inclusa una valutazione su quanto siano nutrizionalmente svantaggiosi.

Cosa sappiamo sugli effetti sulla salute

La produzione su larga scala di carne coltivata può richiedere o meno l’aggiunta di ormoni della crescita artificiali alla coltura per la produzione di carne. Visto che la carne prodotta in laboratorio viene coltivata in un ambiente sterile, non sono necessari antibiotici.

Come spiega l’Organizzazione mondiale della sanità, oggi proprio l’uso diffuso di antibiotici nell’agricoltura convenzionale è il principale motore della resistenza agli antibiotici nell’uomo. Secondo l’OMS questo rappresenta “una minaccia sempre più grave per la salute pubblica globale, che richiede un’azione in tutti i settori governativi e nella società”, tanto che, a causa della resistenza gli antibiotici, si prevedono fino a 10 milioni di morti all’anno entro il 2050.

Nonostante le ancora scarse conoscenze e i legittimi dubbi culturali, la carne coltivata potrebbe però fornire una soluzione efficace per aiutare a mitigare questo grave rischio per la salute umana. Secondo i ricercatori infatti gli acidi grassi omega-3 potrebbero essere aggiunti alla carne coltivata per migliorare la nostra salute. In modo simile, il contenuto di acidi grassi omega-3 della carne convenzionale può essere aumentato modificando l’alimentazione degli animali.

In Spagna si sta coltivando carne con grassi più sani, il che potrebbe ridurre il colesterolo e il rischio di cancro al colon tipicamente associato al consumo di carne rossa. Un numero della rivista Time ha suggerito che il processo di coltura cellulare può anche ridurre l’esposizione della carne a batteri e malattie.

Inoltre, un po’ come avviene per l’agricoltura verticale, benefici simili in termini di riduzione dell’esposizione a sostanze chimiche pericolose come pesticidi e fungicidi, lesioni gravi e fauna selvatica.