Vendite al dettaglio, inflazione e caro prezzi assottigliano i consumi

L'allarme delle associazioni: fondamentale sostenere i consumatori

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Calo delle vendite al dettaglio nel mese di agosto dello 0,4% in valore e dello 0,5% in volume rispetto al mese precedente. Lo ha reso noto l’Istat oggi.

Vendite al dettaglio in calo

Rispetto all’anno precedente, per effetto dell’inflazione, si continua invece a spendere di più per acquistare di meno. Le vendite al dettaglio aumentano così in valore del 2,4%, rispetto ad agosto 2022, e diminuiscono in volume del 4,1%. L’aumento della spesa è dovuto solo agli acquisti alimentari che crescono del 5,6% in valore e diminuiscono del 4,1% in volume, mentre quelle dei beni non alimentari registrano una variazione negativa sia in valore (-0,3%) sia in volume (-4,2%). Scontrini in crescita ad agosto per la grande distribuzione e, ancora una volta, soprattutto per i discount alimentari dove le vendite crescono dell’8,6% in valore su base annua, oltre tre volte in più del dato nazionale, secondo i dati Istat.

Inflazione e caro prezzi assottigliano i conusmi

Numeri che non piacciono alle associazioni. “I dati sulle vendite al dettaglio diffusi oggi dall’Istat dimostrano ancora una volta l’impatto devastante di caro-prezzi e inflazione sulla spesa degli italiani, con le famiglie che acquistano sempre meno ma spendono sempre di più”. Lo afferma il Codacons, commentando i numeri forniti oggi dall’istituto di statistica.

“Anche ad agosto le vendite registrano l’ennesimo crollo verticale in volume, con una contrazione su base annua del -4,1% a fronte di un aumento in valore del 2,4% – analizza il Codacons – Questo significa che, al netto dell’inflazione e considerata la spesa per consumi delle famiglie, gli acquisti calano in volume per complessivi 31 miliardi di euro annui, pari in media a -1.199 euro su base annua a famiglia.
Temiamo che le misure di contrasto fin qui adottate dal Governo, a partire dal paniere salva-spesa, non siano sufficienti ad arginare l’emergenza: per questo chiediamo di intervenire con urgenza adottando provvedimenti realmente efficaci per calmierare i listini al dettaglio, tutelare il potere d’acquisto degli italiani e salvare i bilanci delle famiglie”.

Per Assoutenti i dati sulle vendite al dettaglio di agosto dimostrano ancora una volta come l’emergenza prezzi stia modificando profondamente le abitudini delle famiglie italiane, determinando un drastico taglio della spesa come forma di contrasto al forte aumento dei listini al dettaglio.
Il segnale più allarmante che arriva dal commercio è quello relativo agli alimentari, settore che in volume registra un drastico calo delle vendite del -4,1% su base annua, a fronte di una spesa per cibi e bevande che sale del 5,6%. Questo significa che, al netto degli effetti dell’inflazione, una famiglia con due figli taglia la spesa alimentare in media per 315 euro annui, un dato estremamente preoccupante – stima Assoutenti.

“Su commercio e consumi pesa il caro-prezzi e l’inflazione altissima sui beni primari come alimentari e carrello della spesa– afferma il presidente Furio Truzzi – Occorrerà ora capire come le misure del Governo, a partire dal paniere tricolore, impatteranno sui listini al dettaglio e quindi sui consumi delle famiglie. Tutto ciò considerando anche la spada di Damocle rappresentata dalle bollette, perché in caso di una impennata delle tariffe nei mesi invernali, le famiglie reagiranno contraendo ulteriormente gli acquisti” – conclude Truzzi.

“Di male in peggio. Su base mensile non scendono solo le vendite in volume, ma anche quelle in valore” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

“Per le vendite su base annua, invece, gli italiani continuano a spendere di più per colpa dell’inflazione ma a comperare di meno. Le vendite in volume, infatti, proseguono nella loro discesa, con quelle alimentari che segnano un divario su base annua pari a 9,7 punti percentuali tra vendite quelle in valore (+5,6%) e quelle in volume (-4,1%). Un baratro, una dieta dimagrante obbligata, imposta dalla difficoltà di arrivare a fine mese” prosegue Dona.

Allarme delle associazioni

Secondo lo studio dell’associazione, se si traduce in euro il calo dei volumi consumati su agosto 2022, le spese alimentari per una famiglia media scendono su base annua di 231 euro a prezzi del 2021, quelle non alimentari di 676 euro, per un totale di 907 euro. Una coppia con 2 figli acquista 315 euro in meno di cibo e 932 euro di beni non alimentari, per una cifra complessiva di 1247 euro, per una coppia con un figlio sono 285 euro in meno per mangiare, 1133 euro complessive” conclude Dona.

“I dati confermano il perdurare di una situazione caratterizzata dalla debolezza dei consumi, con un andamento dei volumi di vendita soprattutto nel settore alimentare che rimane in terreno negativo”, ha commentato Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione.

“Di male in peggio”

“La conferma di questo trend desta preoccupazione anche per l’impatto che si prefigura sull’ultimo trimestre dell’anno e sulle festività, in considerazione dell’importanza di questo periodo per l’economia delle imprese del Largo Consumo e della Distribuzione Moderna. Nell’attuale congiuntura economica che rimane complessa per le famiglie a causa del persistere degli elevati livelli inflattivi, si è attivato l’impegno concreto delle aziende della Distribuzione Moderna con l’iniziativa promossa dal Governo del ‘Trimestre anti-inflazione’.

“Uno sforzo che incrementa le numerose attività messe in campo dal settore ormai da quasi due anni per tutelare il potere d’acquisto degli italiani. È quindi fondamentale che anche la Legge di Bilancio preveda misure volte a sostenere i redditi, per dare un aiuto alle famiglie e per ridare impulso ai consumi, dai quali dipende anche la tenuta delle filiere del Made in Italy e dell’equilibrio economico di tante imprese”.