A novembre 2023 le vendite al dettaglio hanno registrato una diminuzione molto più contenuta rispetto ai mesi precedenti, evidenziando un segno più trainato soprattutto dalla scelta dei consumatori di fare la spesa al discount. Vengono premiati insomma i punti vendita che garantiscono prezzi più bassi della media e prodotti delle marche meno care.
Il rapporto dell’Istat stima una crescita mensile dei consumi dello 0,4% in valore e dello 0,2% in volume, determinata soprattutto dall’andamento dei beni non alimentari. Su base annua le vendite al dettaglio segnano un +1,5% in valore, mentre evidenziano un calo in volume del 2,2% (anche a Natale gli italiani la spesa è cresciuta nonostante l’inflazione).
Gli italiani comprano di più e scelgono i discount
Il quadro dipinto dall’Istat è chiaro: gli italiani si recano più spesso e volentieri nei supermercati in cui sanno di poter comprare più prodotti spendendo la stessa cifra. A certificarlo è anche Altroconsumo in un report che ha preso in esame oltre 1.200 punti vendita e più di 1,6 milioni di prezzi. Fare la spesa nel discount ritenuto più economico porta a risparmiare fino a 3.455 euro l’anno.
Secondo Coldiretti si tratta di una tendenza osservata già nel 2022, quando le spese al discount erano aumentate del 10,3%. Le tabelle dell’Istat sul commercio al dettaglio confermano il trend, segnando +6,9% a novembre 2023 sullo stesso mese dell’anno precedente per i discount alimentari, che sale a +8,5% se si considera il periodo gennaio-novembre 2023. Il fatto poi che il rialzo sia più consistente nel valore piuttosto che nel volume è “colpa” dell’inflazione, che fa salire i prezzi dei prodotti sugli scaffali.
Sempre più consumatori nel nostro Paese scelgono di fare acquisti in catene meno in vista rispetto ad altre: oltre alle più gettonate Lidl ed Eurospin, si impongono anche Aldi, Famila Superstore, In’s Mercato, Sigma e Di Più. Nel carrello della spesa finiscono più spesso beni alimentari: in primis pane, pasta e riso, mentre subiscono una flessione carne e pesce. Cresce inoltre il successo delle private label, ossia le catene che vendono prodotti col loro marchio, e dei beni “no logo”, spesso imitazioni di marche più celebri ma considerati convenienti senza grandi rinunce in termini di qualità.
Qui abbiamo parlato del Patto anti-inflazione e dei marchi che hanno abbassato i prezzi.
Vendite in crescita, ma effetto inflazione: in un anno “persi” 9 miliardi
L’Ufficio economico di Confesercenti smorza tuttavia l’entusiasmo per la ripresa dei consumi, che viene totalmente azzerata dall’inflazione. Il calo, secondo le stime degli esperti, corrisponde a circa 9 miliardi di euro di vendite effettive in meno in un anno per la distribuzione in sede fissa, “di cui 5 miliardi persi dalle imprese operanti su piccole superfici”. Nonostante il rallentamento dell’inflazione registrato negli ultimi mesi, prosegue Confesercenti, “nel 2023 l’aumento dei prezzi ha continuato ad avere un impatto rilevante sulle vendite. Una situazione pesante soprattutto per le imprese che operano su piccole superfici, che in 11 mesi hanno registrato un crollo in volume stimato del -6,5% e che, come sottolinea anche Istat, registrano il quinto calo mensile consecutivo”.
Sulla stessa linea analitica si muove anche Federdistributori, secondo cui i rincari, smorzati negli ultimi mesi, “hanno prodotto un indebolimento del potere d’acquisto delle famiglie, soprattutto quelle a reddito medio-basso, con un effetto negativo sui volumi di vendita”. Nonostante alcuni segnali positivi registrati durante il periodo natalizio, “per i prossimi mesi si prospetta ancora una situazione di forte incertezza” (qui avevamo parlato del supermercato in Italia dove si fa la spesa gratis).
Assoutenti ha ricordato come, al netto degli effetti dell’inflazione, nel 2023 le famiglie abbiano tagliato la spesa alimentare “per complessivi 3 miliardi di euro annui”. Secondo Coldiretti, infine, lo scorso anno gli italiani “hanno speso circa 9 miliardi in più per mangiare meno perché a causa del caro prezzi hanno dovuto tagliare del 3,9% le quantità di cibi e bevande acquistate”.