Italia: vendite al dettaglio in aumento. Ma è allarme alimentari

Le associazioni dei consumatori e dei commercianti fanno notare luci e ombre dei dati diffusi da Istat relativi alle vendite al dettaglio del mese di novembre

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Redazione

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novembre 2023 l’Italia registra un aumento congiunturale delle vendite al dettaglio in valore e in volume, determinato soprattutto dall’andamento dei beni non alimentari. A livello tendenziale, è in crescita il valore delle vendite, mentre prosegue la diminuzione dei volumi, seppur in modo più contenuto rispetto ai mesi precedenti. Scendendo nel dettaglio dei dati, l’Istat ha comunicato che le vendite al dettaglio hanno segnato una crescita congiunturale dello 0,4% in valore (contro attese degli analisti per un +0,2% e un +0,4% segnato il mese prima) e dello 0,2% in volume, mentre su base tendenziale sono aumentate dell’1,5% in valore (dopo il +0,5% del mese precedente) e sono diminuite in volume del 2,2%

L’allarme per gli alimentari

Per avere un quadro miglio della situazione è utile scendere nei dettagli. Per Assoutenti i dati dimostrano ancora una volta come l’emergenza prezzi che ha caratterizzato il 2023 abbia modificato le abitudini delle famiglie italiane, determinando non solo un taglio della spesa, ma anche un cambiamento nei comportamenti dei cittadini. Il segnale più allarmante che arriva dal commercio è quello relativo agli alimentari, settore che in volume registra un calo sia su base mensile (-0,2%) che annuale (-2%), a fronte di una spesa per cibi e bevande che sale in valore del +4,1%. Questo significa che, al netto degli effetti dell’inflazione, le famiglie hanno tagliato nel 2023 la spesa alimentare per complessivi 3 miliardi di euro annui, stima Assoutenti.

“Gli italiani da un lato tagliano la spesa, dall’altro cambiano le proprie abitudini, attuando strategie tese a massimizzare i risparmi – afferma il presidente Gabriele Melluso – Lo dimostrano gli stessi dati Istat che registrano una forte crescita per i discount alimentari, esercizi che vedono le vendite salire del +8,5% nella media dell’intero 2023, il dato più elevato tra tutti gli esercizi commerciali”

Italiani sempre in cura dimagrante – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – Se è positivo che rispetto al mese precedente salgano le vendite non alimentari, sia in valore che in volume, è negativo che scendano quelle alimentari in volume, -0,2%. Significa che le famiglie continuano la loro dieta forzata e a stringere la cinghia, essendo costrette a spendere di più pur mangiando di meno”.

Secondo lo studio dell’associazione, se si traduce in euro il calo dei volumi consumati su novembre 2022, le spese alimentari per una famiglia media scendono su base annua di 116 euro a prezzi del 2022, quelle non alimentari di 408 euro, per un totale di 524 euro. Una coppia con 2 figli acquista 161 euro in meno di cibo e 564 euro di beni non alimentari, per una cifra complessiva di 725 euro, mentre per una coppia con un figlio sono 146 euro in meno per mangiare, 670 euro in totale” conclude Dona.

La situazione non è più rosea se si guarda al nuovo anno. Federconsumatori ha calcolato, infatti, che nel nuovo anno si prospetta un aggravio di +1.011,26 euro annui a carico di ciascuna famiglia. Rincari che continueranno ad incidere negativamente sull’andamento delle vendite.

Il focus sul commercio

Le vendite del mese di novembre testimoniano la salute di un contesto economico che nell’ultima parte del 2023 sembra aver superato la fase più critica, secondo Confcommercio. Per il secondo mese consecutivo si è registrata una variazione congiunturale positiva in termini di volumi venduti, stima confortata anche da una revisione al rialzo del dato di ottobre. La repentina riduzione dell’inflazione, associata a un mercato del lavoro ancora solido, e il conseguente miglioramento della fiducia, sembrano aver spinto le famiglie verso atteggiamenti di spesa meno cauti che in passato.

D’altra parte – sottolinea Confcommercio – non si deve trascurare che il confronto tendenziale resta ancora negativo in termini reali, con alcuni settori che accusano perdite molto rilevanti. In particolare, dal confronto tra i primi 11 mesi del 2023 con l’analogo periodo del 2019, emerge che i volumi delle vendite al dettaglio sono ancora inferiori del 3,6%, con gli alimentari sotto del 5,5%”.

“Dopo un 2022 molto difficile, anche il 2023 è stato caratterizzato da una congiuntura economica complessa, influenzata da un elevato livello di inflazione”, afferma invece Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione.

“La crescita dei prezzi, che si è attenuata negli ultimi mesi, ha prodotto un indebolimento del potere d’acquisto delle famiglie, soprattutto quelle a reddito medio-basso, con un effetto negativo sui volumi di vendita – spiega – Nonostante alcuni segnali positivi registrati durante il periodo natalizio, per i prossimi mesi si prospetta ancora una situazione di forte incertezza, anche a causa di uno scenario geopolitico che desta preoccupazione e crea instabilità. Con l’auspicio che la stagione dei saldi appena iniziata possa dare un impulso positivo ai consumi per alcuni settori merceologici del non alimentare, la domanda interna rimane debole”.