Crolla il mercato immobiliare cinese, quali ripercussioni in Italia

Il mercato immobiliare cinese è in crisi e può creare un’onda d’urto anche in Europa

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

È possibile che il mercato immobiliare subisca un crollo? Segnali inquietanti si stanno manifestando, soprattutto provenienti dalla Cina. Dopo il notevole declino delle azioni di Country Garden Holdings (un’enorme azienda immobiliare cinese che ha perso il 17,4% del suo valore alla borsa di Hong Kong, incidendo sull’indice Hang Seng), vi è il rischio che l’impatto si estenda al mercato immobiliare cinese e possa avere ramificazioni globali.

L’annuncio della caduta delle azioni è accompagnato dalla notizia della sospensione delle negoziazioni su circa dieci dei suoi titoli obbligazionari domestici, il cui valore totale ammonta a 16 miliardi di yuan (equivalenti a 2,2 miliardi di dollari). La caduta di Country Garden rappresenta un campanello d’allarme per la stabilità dell’economia cinese, poiché il comparto immobiliare costituisce uno dei pilastri fondamentali del sistema economico nazionale (contribuendo a un terzo del Prodotto Interno Lordo cinese).

Colosso immobiliare cinese crolla: il rischio globale

Country Garden ha cercato, senza successo, di tranquillizzare gli investitori e i detentori di obbligazioni, come riportato da Repubblica, annunciando che sta considerando varie strategie di gestione del debito per tutelare la sua crescita a lungo termine. L’azienda ha dichiarato l’intenzione di procedere con la “dismissione” di alcuni dei suoi asset, iniziando da quelli che non stanno performando bene, come gli hotel e gli edifici destinati a uffici. Parallelamente, si impegnerà a “rafforzare il controllo interno” per ridurre le spese amministrative e operative, migliorando così l’efficienza del suo funzionamento.

L’eventualità di un crollo di Country Garden comporta il pericolo di un effetto a catena sul mercato immobiliare europeo. Numerosi indizi sembrano supportare questa possibilità, in parte correlati agli interessi più elevati che hanno innalzato i costi dei prestiti.

La situazione attuale evidenzia le sfide che la Cina sta fronteggiando nel gestire una crisi del debito immobiliare, la quale ha scatenato insolvenze senza precedenti, scatenato proteste tra gli acquirenti di proprietà e ha sollevato nuove preoccupazioni riguardo all’esposizione delle società fiduciarie a progetti nel settore immobiliare.

La crisi cinese può arrivare anche qui?

Gli analisti segnalano un’atmosfera di incertezza nel settore immobiliare commerciale europeo. Un aspetto particolarmente allarmante è rappresentato dalla crescente dipendenza dai finanziamenti erogati da prestatori non bancari, noti anche come “banche ombra”. Questi prestatori hanno colmato il vuoto creato dal rallentamento dei finanziamenti da parte delle banche tradizionali, che sono state soggette a una maggiore regolamentazione. Matthew Pointon, economista immobiliare senior presso Capital Economics, ha sottolineato la preoccupazione in merito a questa situazione.

È interessante notare che alcuni mesi fa, prima della crisi finanziaria globale, le banche tradizionali europee concedevano prestiti equivalenti all’80% del valore di un edificio, mentre attualmente raramente superano il 60%. Questo dato evidenzia il cambiamento nel panorama finanziario e contribuisce a mantenere un clima di incertezza nel settore.

Oltre a Country Garden, vi sono stati altri episodi preoccupanti, come ad esempio quello riguardante Evergrande, che deve affrontare un debito di 300 miliardi di dollari. Questi crolli di grandi dimensioni alimentano il timore di un effetto contagio che potrebbe coinvolgere acquirenti di immobili e istituti bancari nazionali. Questo scenario, come riportato da Ansa, potrebbe ulteriormente danneggiare le prospettive di ripresa del settore immobiliare e avere impatti sulla Cina, che già si trova alle prese con il rischio di deflazione.