Il colosso immobiliare cinese presenta la protezione dal fallimento, cosa significa

Il gruppo immobiliare cinese, simbolo della crisi del settore nel Dragone, ha chiesto la protezione dai creditori in un tribunale a Manhattan

Foto di Giorgio Pirani

Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Evergrande, il secondo maggiore sviluppatore immobiliare in Cina dopo Country Garden, che si trova anch’essa in uno stato di insolvenza, ha reso ufficiale che il complesso processo di ristrutturazione interna del paese sta avanzando. Nel frattempo, negli Stati Uniti, dove l’azienda è quotata a Wall Street, ha presentato una richiesta formale di avvio di una procedura di fallimento. Questa decisione è stata presa a causa dell’imperativo di garantire la tutela dei propri attivi aziendali. L’operazione di ristrutturazione del debito globale, la cui entità ammonta a 300 miliardi di dollari, di cui una parte significativa rappresenta obbligazioni emesse all’estero, si sta rivelando essere ancor più complessa di quanto inizialmente prospettato.

Attraverso un comunicato ufficiale, l’azienda ha voluto evidenziare che si tratta di una procedura standard per la ristrutturazione del debito offshore e non va confusa con una vera e propria richiesta di fallimento. Questa affermazione è stata rilasciata dall’azienda tramite una nota ufficiale e successivamente riportata da AAStocks Financial News. Evergrande ha riconosciuto le notizie circolate nei mezzi di comunicazione e ha voluto chiarire che sta proseguendo con determinazione la ristrutturazione del debito offshore secondo la pianificazione prestabilita.

 

Evergrande, cosa farà adesso l’azienda

Evergrande, dopo aver attentamente preso atto delle informazioni diffuse attraverso i vari mezzi d’informazione, ha ritenuto opportuno fornire una più dettagliata spiegazione tramite una comunicazione scritta inviata direttamente alla Borsa di Hong Kong. In questo documento, la compagnia ha enfatizzato con fermezza che sta proseguendo in maniera incrollabile con il piano di ristrutturazione del debito offshore, seguendo scrupolosamente quanto inizialmente previsto. Ulteriormente, ha voluto mettere in evidenza che la petizione depositata a Manhattan, oggetto di dibattito, è in effetti una procedura standard legata alla ristrutturazione del debito offshore e non è affatto sinonimo di una petizione formale di fallimento.

L’audace iniziativa intrapresa dalla colossale azienda immobiliare in relazione alla bancarotta protetta negli Stati Uniti, conosciuta con il termine tecnico di “Chapter 15”, ha come principale scopo la salvaguardia degli asset statunitensi appartenenti alla società in difficoltà mentre sta operando con dedizione sulla complessa ristrutturazione del debito. È innegabile che questa scelta rappresenti un autentico punto di svolta negli ultimi due anni di crisi che Evergrande, il maggiore protagonista nello sviluppo immobiliare in Cina, ha affrontato. L’azienda è stata la prima di rilevanza nel settore immobiliare a dover affrontare il gravoso fardello di un debito che supera la cifra considerevole di 300 miliardi di dollari.

Da svariati mesi, il gruppo ha concentrato i suoi sforzi sulla formulazione di un piano di ristrutturazione del debito, il quale prevede una conversione sostanziale del debito stesso in nuove obbligazioni, unitamente a una partecipazione significativa in due controllate, tra cui spicca il settore dei veicoli elettrici. Quest’ultimo ambito rappresentava un coraggioso tentativo intrapreso da Evergrande per diversificare la sua base di asset.

L’intero processo di ristrutturazione è in corso nella piazza finanziaria di Hong Kong, dove Evergrande è quotata. Nel mese di luglio, il gruppo ha reso pubblica una perdita netta di valore che ha superato l’incredibile cifra di 113 miliardi di dollari (pari a circa 100 miliardi di euro) relativamente agli anni 2021 e 2022.

 

L’accordo con il tribunale

La situazione ha subito una brusca accelerazione proprio nel momento in cui erano in corso discussioni riguardo agli oneri offshore, che ammontano complessivamente a 31,7 miliardi di dollari, includendo obbligazioni, garanzie e obblighi di riacquisto. Questo sviluppo è intervenuto in modo del tutto inaspettato, soprattutto considerando che solamente mercoledì scorso il gruppo aveva annunciato il posticipo della riunione dei creditori per la ristrutturazione del debito offshore. Questo spostamento aveva coinvolto il passaggio dalla data originariamente fissata il 23 agosto all’incontro pianificato per il 28 agosto prossimo.

L’aggiustamento apportato al piano sembrava avere un carattere essenzialmente tecnico e mirava a perfezionare ulteriormente i dettagli in vista dei negoziati. Inoltre, aveva il fine di offrire ai creditori “il tempo necessario per una ponderata valutazione” dell’ultima proposta riguardante la vendita di nuove azioni. Queste azioni sono riferite alla controllata di veicoli elettrici, China Evergrande New Energy Vehicle Group, quotata a Hong Kong, che ha subito un decremento del 8% nel suo valore a Hong Kong. La proposta prevedeva la cessione di una quota del 27,5% del capitale azionario dell’unità veicoli elettrici di Evergrande, a un prezzo scontato del 63% rispetto ai valori delle azioni stabiliti nell’accordo stipulato all’inizio della settimana. Questo accordo coinvolge la cessione a NWTN (Zhejiang) Automobile, un’azienda con sede a Dubai e quotata al Nasdaq. È importante sottolineare che NWTN è stata fondata da Alan Nan Wu.

In conformità con la proposta, l’acquisizione da parte di NWTN è finalizzata a sostenere il processo di ripresa e crescita aziendale di Evergrande. Tuttavia, la situazione ha subito un repentino mutamento, generando nuove preoccupazioni riguardo alla stabilità finanziaria dell’azienda e suscitando interrogativi su come questa evoluzione potrà impattare ulteriormente la situazione complessiva.

 

Si teme l’effetto domino nel mercato immobiliare

Il gruppo Evergrande, una delle figure centrali nel panorama finanziario, è stato coinvolto nelle restrizioni sui prestiti bancari imposte dalla leadership comunista circa due anni fa. Questa mossa aveva l’obiettivo di rasserenare i bilanci delle società immobiliari, attraverso l’implementazione delle così dette “linee rosse” finanziarie. Tuttavia, l’attenzione è ora puntata sulla controllata al 63%, Hengda Real Estate, che riveste un ruolo cruciale nel cuore del suo business immobiliare, ma che ora si trova in una situazione critica che desta notevoli preoccupazioni.

L’evoluzione della situazione potrebbe essere paragonata a un intricato gioco a catena, dove Hengda è entrata nell’attenzione della China Securities Regulatory Commission, l’organo di vigilanza finanziaria cinese analogo alla nostra Consob. Questo accade in seguito a sospetti di manipolazione dei dati finanziari, un’azione che secondo quanto riferiscono i media locali, ha catturato l’attenzione delle autorità. Sorprendentemente, nonostante l’assenza di una quotazione in borsa, Hengda ha continuato a emettere obbligazioni e a cercare finanziamenti nonostante le avverse circostanze che ha dovuto affrontare.

Un ulteriore elemento di incertezza ruota intorno all’influenza che questa situazione potrà avere sulla procedura del capitolo 15, uno strumento legale impiegato per proteggere le aziende durante le situazioni di bancarotta negli Stati Uniti. Questa variabile è strettamente connessa all’andamento altalenante delle relazioni tra Washington e Pechino, due attori globali i cui rapporti influiscono sul contesto internazionale. Inoltre, risulta imprescindibile valutare quale impatto avrà sull’economia cinese, la quale è attualmente sottoposta a considerevoli difficoltà e affronta un’onda di turbolenza finanziaria che comporta crescenti rischi di contagio e conseguenze ancora imprevedibili.