Cos’è il modello “zero meeting” che cambia il lavoro nelle aziende

Sempre più aziende decidono di adottare il modello "zero meeting", cioè l'abolizione delle riunioni settimanali. Perché non sono convenienti

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

La compagnia canadese Shopify ha deciso di tagliare le riunioni dopo un anno passato a ridurre i costi operativi. E non è la sola ad aver adottato il modello “zero meeting” che promette di rendere più efficiente e meno stressante il lavoro.

Lo strumento di e-commerce più utilizzato dai venditori online ha deciso di cancellare tutte le riunioni ricorrenti con più di due persone e instaurare una nuova regola aziendale che vieta i meeting nelle giornate del mercoledì, invitando tutti i dipendenti a dire no anche per quelli che si tengono in altri momenti della settimana e a uscire dalle chat di gruppo.

A spiegare i motivi dietro questa scelta è stato Tobi Lutke, cofondatore di Shopify, che ha rimarcato che bisogna lavorare per sottrazione.

Dire di sì a una riunione significa dire di no a tutto quello che sarebbe potuto essere fatto in quel momento, e che deve essere rimandato. E in particolare i lunghi meeting con decine o centinaia di persone diventano spesso un buco nero che distrugge tempo altrimenti produttivo

Le grandi compagnie scelgono il modello “zero meeting”: fa risparmiare soldi

Ma Shopify non è l’unica compagnia che ha adottato una politica zero meeting. Meta, la società di Mark Zuckerberg che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp, così come altre importanti realtà digitali, hanno deciso di tagliare tutte le riunioni.

Si stima infatti che un dipendente medio spenda 18 ore settimanali confrontandosi con colleghi, coordinatori e dirigenti. Un terzo dei lavoratori ritiene che la maggior parte dei meeting siano inutili e preferirebbe evitarli.

Secondo le stime, le riunioni non urgenti farebbero perdere 100 milioni di dollari all’anno alle grandi aziende. E quando dai meeting emerge poca organizzazione o la poca utilità dello stesso momento di incontro, anche l’impegno e la fiducia dei dipendenti nei propri superiori viene meno.

Il risultato? Sempre più lavoratori, sottoposti al costante stress del confronto, si licenziano.

Più produttività, meno stress e maggiore collaborazione senza le riunioni di lavoro

Durante la pandemia, complice l’implemento della tecnologia nei quotidiani task aziendali e l’aumento del lavoro da remoto in tutto il mondo, il numero di ore spese in riunione è praticamente triplicato e il numero di incontri settimanali è raddoppiato.

A dire che la riduzione di questi momenti in azienda può aumentare la produttività e ridurre lo stress dei dipendenti è anche un recente studio condotto dalla Neoma Business School, che ha sei sedi in Francia.

Tra gli altri motivi di una maggiore efficienza sul posto di lavoro in assenza di riunioni c’è anche il fatto che ogni lavoratore ha i propri ritmi e può essere più o meno produttivo in determinate fasce orarie, come quella mattutina, in cui di solito si è costretti a partecipare agli incontri.

Altre ricerche scientifiche mostrano poi che i meeting non fanno sempre bene ai rapporti tra colleghi. In assenza di momenti di confronto decisi dall’alto, infatti, nascono collaborazioni e rapporti stretti in maniera autonoma ed elettiva all’interno dell’azienda, creando legami che facilitano il lavoro di tutti e migliorano l’umore generale. E quindi la propensione a fare bene il proprio lavoro.

Negli ultimi anni stiamo assistendo a una vera rivoluzione del mondo del lavoro e nel modo di lavoro. Ma non c’è solo il smart working come nuovo fronte aziendale. Ora esiste infatti anche il lavoro a domicilio. E ricordiamo infine che quest’anno inoltre una grande realtà ha deciso di avviare la settimana corta in Italia