In cosa è consistita la riforma della scuola di Letizia Moratti

Il nome di Letizia Moratti è associato all'impopolare riforma della scuola che varò a cavallo tra il secondo e il terzo governo belrusconi

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Il curriculum di Letizia Moratti è molto lungo. L’imprenditrice milanese ha ricoperto importanti cariche pubbliche: è stata presidente della Rai, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e prima sindaca di Milano. Durante i suoi anni al Miur fu aspramente contestata per la riforma della scuola che porta il suo nome, varata durante il secondo e il terzo governo Berlusconi, a metà degli anni duemila, e che determinò importanti cambiamenti, tra cui una riduzione delle ore dedicate ad alcune materie, che fecero discutere e portarono a diversi scioperi degli insegnanti di tutta Italia.

La riforma Moratti per la scuola dell’infanzia

Gli Orientamenti per la scuola del 1991 avevano già cambiato radicalmente il volto della scuola materna, modificandone il funzionamento e rendendola scuola dell’infanzia: non più un allungamento della vita familiare portato avanti da educatori, ma un primo luogo di accesso all’istruzione con veri e propri insegnanti.

Anche la riforma Moratti si mosse in tal senso, rafforzando la progettazione di campi d’esperienza per il bimbo, ed estendendo la possibilità di iscrizione anche agli alunni dai 28 mesi, e non più dai 36 mesi.

La riforma Moratti per la scuola elementare

La scuola primaria (scuola elementare) divenne accessibile a partire dai 5 anni e 4 mesi. Fu introdotto l’insegnamento dell’inglese e l’uso del computer, con una valutazione biennale e l’abolizione dell’esame di quinta elementare. I programmi e le ore di Storia, Geografia e Scienze subirono importanti – e discussi – tagli. Venne inoltre abolito con la riforma Moratti il tempo prolungato.

Venne divisa in:

  • primo anno;
  • primo biennio;
  • secondo biennio.

Per diventare insegnanti di scuola primaria fu resa obbligatoria la laurea in Scienze della formazione primaria. Con la legge di Letizia Moratti venne reintrodotta la figura del maestro unico, unico responsabile della programmazione didattica.

La riforma Moratti per la scuola media

Anche nella scuola secondaria di primo grado (scuola media) venne abolito il tempo prolungato. Venne introdotto un portfolio per documentare le esperienze scolastiche ed extrascolastiche per valutare le abilità dello studente. Le ore di seconda lingua comunitaria (francese o spagnolo) vennero ridotte da 3 a 2, e l’intera durata dell’anno scolastico divenne di 27 settimane.

La riforma Moratti per la scuola superiore

La scuola secondaria di secondo grado (scuola superiore) venne divisa in:

  • primo biennio;
  • secondo biennio;
  • ultimo anno aggiuntivo per i licei, pensato come raccordo con l’istruzione universitaria.

Venne introdotta l’alternanza tra scuola e lavoro e l’obbligatorietà della maturità per l’accesso ai corsi universitari. In tutti i licei fu previsto l’insegnamento di Filosofia e di una seconda lingua comunitaria.

Fu inoltre concessa la possibilità di cambiare indirizzo senza perdere anni ma superando un esame integrativo delle materie differenti. L’obbligo scolastico fu aumentato a 18 anni con almeno 12 anni di studi.

La riforma Moratti distingueva i licei (con corsi quinquennali) e gli istituti di formazione professionale (con corsi quadriennali). Introdusse nuovi indirizzi, come il liceo economico, il liceo musicale, il liceo tecnologico e il liceo delle scienze umane.

Vennero inoltre introdotte le prove Invalsi per tutti i cicli, al fine di valutare le competenze degli studenti e il corretto andamento dei programmi.

Cosa veniva contestato a Letizia Moratti

Letizia Moratti, come già accennato, fu oggetto di pesanti critiche. All’allora ministra venivano contestati i pesanti tagli al bilancio dell’istruzione. In quegli anni i governi stavano cercando di limitare la spesa pubblica, ma la riduzione di fondi destinati alla scuola fece sollevare proteste per il conseguente calo della qualità dell’offerta scolastica.

La riforma prevedeva però un sostanziale aumento di fondi destinati alle scuole paritarie, che passarono a ben 500 milioni di euro solo nell’anno di introduzione della legge.

La critica principale che venne rivolta a Letizia Moratti fu quello di fare una riforma incompleta – e a conti fatti mai effettivamente attuata – che creò ulteriore confusione in un settore già eccessivamente complicato. Una linea tenuta anche dai successivi numeri uno dei Miur, che non sono ancora stati in grado di risolvere le tante criticità della scuola italiana.