Hezbollah, l’Iran risponderà a Israele: ambasciate chiuse e svolta nella guerra

Il raid contro l'ambasciata iraniana a Damasco ha dato il via a una serie di dichiarazioni allarmanti: Israele si prepara a subire un duro attacco

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Ci si avvicina ai 200 giorni di guerra in Medioriente e lo scenario geopolitico non fa che aggravarsi. Una tesa telefonata tra Biden e Netanyahu ha avuto come effetto diretto la riapertura del valico di Erez, al fine di garantire gli aiuti umanitari a Gaza. Al netto delle dichiarazioni “distensive” di Blinken, segretario di Stato americano, che ha parlato di sviluppi positivi, in attesa di risultati nelle prossime settimane, il fronte è tutt’altro che rasserenato.

Il raid attuato contro il consolato iraniano a Damasco ha generato una ben prevedibile reazione a catena. Una risposta giungerà, promette Hezbollah, e la minaccia di un attacco ha spinto Israele a chiudere numerose ambasciate, compresa quella di Roma.

Ambasciate chiuse

Per quanto sia rilevante il rapporto con Joe Biden e gli Stati Uniti, Netanyahu ha attualmente lo sguardo rivolto su tutt’altro fronte. Sono circa 30 le ambasciate israeliane che sono state prontamente chiuse in maniera preventiva. È vivo il timore di attacchi, date le minacce (o meglio promesse) di ritorsione dall’Iran in seguito al raid al consolato iraniano a Damasco. Una tragedia che ha comportato, tra le altre, sette vittime dei Pasdaran. Come detto, tra le sedi interessate anche quella di Roma, sita nei pressi di Villa Borghese, in via Michele Mercati.

Il capo della Guardia rivoluzionaria iraniana, Hossein Salami, ha lanciato il proprio appello contro Israele. Nessun atto contro la Repubblica islamica, ha garantito, resterà senza risposta. Il raid in Siria è stato attribuito a Israele e quei 15 morti (almeno) pretendono giustizia/vendetta. È questo il clima attuale, in uno scenario mediorientale ben lungi dal trovare anche solo una parvenza di equilibrio.

Si è parlato generalmente di “nemico contro il nostro sacro sistema”. Hossein Salami, in occasione della giornata di al-Quds, in piena solidarietà al popolo palestinese, ha tenuto un discorso e sottolineato come “l’arte della nazione iraniana è spezzare il potere degli imperi, dimostrando la vittoria della verità e della fede. (…) I nostri uomini coraggiosi puniranno il regime sionista”.

Hezbollah: la minaccia è lanciata

I messaggi minacciosi non giungono però unicamente dall’Iran ma anche dai suoi alleati. A far tremare sono le parole di Hasan Nasrallah, ad esempio. Il leader degli Hezbollah ha tenuto un discorso televisivo, che ha rapidamente fatto il giro del mondo.

Teheran risponderà senza dubbio all’attacco contro il consolato a Damasco: “Solo Khamenei (guida suprema dell’Iran) può decidere come, quando e dove, ma la risposta dell’Iran a Israele ci sarà. L’attacco al consolato rappresenta una svolta nella guerra in corso. Siamo entrati in una nuova fase”.

Un fronte sempre più compatto e pronto a scatenare la propria forza militare. Lo dimostra ulteriormente il pensiero espresso dal presidente iraniano Ebrahim Raisi. Questi ha infatti rimarcato con forza: “Da 75 anni vanno avanti i crimini del regime sionista. Se Dio vuole, ci sarà una vittoria finale per il popolo palestinese e i musulmani”.