La pensione Quota 100 alla scadenza: perché non funziona

I requisiti agevolati per l'assegno Inps preferiti da una platea di lavoratori ristretta, ecco come cambieranno i paletti per l'uscita dal lavoro con Mario Draghi

Tempo di numeri sulle pensioni. Quelli che si riferiscono ai primi tre mesi del 2021 e al 2020. Grosso modo il periodo che è stato caratterizzato dalla ingombrante presenza della pandemia da Covid-19.

Cosa dicono le cifre sui tempi e sui modi dell’accesso al sistema previdenziale?

Quota 100, la costosa misura del governo Conte I funziona?

Innanzitutto i numeri dicono che Quota 100 non è stata preferita da chi ha deciso di ritirarsi dal lavoro. La misura consente di andare in pensione a 62 anni di età e con 38 anni di contributi. Ma, dati alla mano, solo il 43% degli ex lavoratori ha sfruttato al massimo la via d’uscita più agevolata dal mondo del lavoro.

Il 57% dei neo pensionati invece ha richiesto l’assegno tra i 63 e i 66 anni, quindi dagli uno ai quattro anni in più rispetto al minimo consentito, insomma diverso tempo dopo rispetto alla soglia limite stabilita dalla riforma fortemente voluta dal governo Conte I.

Cosa succede adesso alle pensioni: le ipotesi di Mario Draghi per attenuare uno scaglione quinquennale al passaggio di regime

Adesso Mario Draghi ha intenzione di cambiare le carte in tavola e stabilire norme di accesso più rigide al servizio pensionistico. Di quali stiamo parlando? Un’ipotesi avrebbe come conseguenza la creazione di uno scaglione per l’accesso ai servizi dell’Inps, ovvero una soglia di ingresso spostata in avanti anche di cinque anni.

Sarebbe un cambiamento brusco per chi si avvicina alla pensione, che vedrebbe allontanarsi immediatamente i tempi utili a richiedere l’assegno Inps. E quindi il governo sta pensando a un passaggio graduale da un sistema più agevolato, ma molto costoso, quello appunto di Quota 100, a uno più rigido, però sostenibile.

Le ipotesi più gettonate prevedono tra i requisiti i 41 anni di contributi (qui tutti i dettagli) per tutti, indipendentemente quindi dall’età, o una quota 102, che scatta cioè a 64 e non 62 anni, fermo restando i 38 anni di contributi. Sarebbe un modo di restringere la platea degli aventi diritto, facendo, allo stesso tempo, un po’ di economia.

Le statistiche parlano anche di una pensione anticipata più frequente rispetto alla pensione di vecchiaia: sono circa 290mila gli italiani che hanno preferito la prima e 266mila quelli che hanno preferito la seconda.

1.249 euro l’importo medio dell’assegno pensionistico. Da agosto però scatta un taglio: ecco per chi.