Ucraina, ecco il piano segreto della CIA per fermare la guerra

Nel conflitto russo-ucraino spunta un piano segreto della CIA, annunciato durante una visita segreta in Ucraina del direttore della CIA Burns

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Nel conflitto russo-ucraino spunta un piano segreto della CIA. Durante una visita segreta in Ucraina del direttore della CIA William J. Burns a inizio giugno, i funzionari di Kiev hanno rivelato un’ambiziosa strategia dell’intelligence americana per riconquistare il territorio occupato dai russi e aprire negoziati di cessate il fuoco con Mosca entro la fine di quest’anno. A rivelarlo in una sua esclusiva il Washington Post, che sottolinea come il viaggio di Burns avrebbe incluso incontri con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e i massimi funzionari dell’intelligence nazionale.

“Il direttore Burns si è recentemente recato in Ucraina, come ha fatto regolarmente dall’inizio della recente aggressione della Russia più di un anno fa”, ha detto un funzionario statunitense che ha voluto rimanere anonimo. Il suo scopo – riporta il Washington Post – era riaffermare l’impegno dell’amministrazione Biden ad aiutare l’Ucraina a difendersi.

Il capo della CIA è arrivato in un momento particolarmente critico del conflitto, mentre le forze ucraine lottano a denti stretti per ottenere un vantaggio nella loro misuratissima controffensiva, in cui, però, devono ancora schierare la maggior parte delle loro brigate d’assalto addestrate ed equipaggiate dall’Occidente.

Soprattutto, il viaggio di Burns è giunto alla vigilia del colpo di stato abortito del leader mercenario russo Yevgeniy Prigozhin contro l’establishment della difesa russa, che ha di fatto rimescolato le carte fissando nuovi scenari possibili. Sebbene l’intelligence statunitense avesse scoperto già a metà giugno che Prigozhin stava tramando un assalto armato di qualche tipo contro Putin, questi argomenti non sono stati discussi durante gli incontri con Zelensky e altri, ha detto il funzionario Usa al WP.

I funzionari dell’amministrazione Biden hanno ripetutamente sottolineato che Washington e Kiev non hanno nulla a che fare con la fallita marcia su Mosca, rara sfida al presidente russo Vladimir Putin che gli Stati Uniti hanno definito “una questione interna”. Nel tentativo di rafforzare quella linea, Burns ha anche telefonato al suo omologo russo, Sergei Naryshkin, ribadendo che gli Usa non erano coinvolti in alcun modo, ha riferito il Wall Street Journal.

Il piano della CIA per mettere fine alla guerra della Russia in Ucraina

Secondo gli analisti militari, oggi l’obiettivo dell’Ucraina di forzare un negoziato sarebbe piuttosto ambizioso. “È possibile che possano tagliare il ponte di terra verso la Crimea, impadronendosi del terreno, ma molto dipende dal livello di logoramento”, ha affermato Rob Lee, analista militare presso il Foreign Policy Centre. “Se l’Ucraina subisce troppe perdite, la sua offensiva potrebbe arrivano al culmine presto. Se invece riesce a infliggere perdite sufficienti a Mosca e impedire il movimento dei rinforzi, potrebbe essere in grado di indebolire le difese del Cremlino abbastanza da ottenere una svolta”.

Nel migliore degli scenari – questo il piano segreto della CIA – l’esercito ucraino guadagnerebbe la vittoria sulla Russia facendo avanzare le truppe fino al confine dell’Ucraina con la Crimea, tenendo in ostaggio la penisola che ospita la preziosa flotta russa del Mar Nero. “Se l’Ucraina ha la capacità di prendere di mira altri importanti aeroporti, ponti, linee ferroviarie e hub logistici, può rendere più difficile per la Russia sostenere la guerra”, ha affermato Lee.

Accettando di non prendere la Crimea con la forza, Kiev chiederebbe quindi alla Russia di incassare qualsiasi garanzia di sicurezza che l’Ucraina possa ottenere dall’Occidente, hanno affermato funzionari ucraini. L’idea potrebbe dunque essere quella di lasciare la penisola già controllata dal 2014 a Putin e riprendersi tutto il resto dei territori. Il che non è affatto semplice però. Perché significherebbe per Putin accettare il ritiro dai confini inchiodati sulle mappe il 24 febbraio, e per Kiev dire sì dopo la bocciatura al piano di pace di Papa Francesco e della Cina.

Il piano della CIA di febbraio

C’è da dire anche che, secondo quanto riportato da Newsweek citando il quotidiano svizzero-tedesco Neue Zürcher Zeitung, già a febbraio il capo della CIA “avrebbe offerto a Vladimir Putin un quinto del territorio ucraino, pari circa alle dimensioni del Donbass, per porre fine alla guerra in corso“, come parte di un piano di pace elaborato per conto del presidente Joe Biden.

Il viceportavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Sean Davitt aveva dichiarato appena dopo che la notizia non era “accurata” e che la Cia avrebbe detto lo stesso. Ma sempre secondo Nzz, Kiev e Mosca avrebbero respinto la proposta, seppur per ragioni opposte: l’Ucraina perché non disposta a dividere il proprio territorio, la Russia perché convinta che tanto alla lunga riuscirà a spuntare la vittoria della guerra, in qualche modo.

Burns aveva annunciato allora che i 6 mesi successivi, cioè fino ad agosto, sarebbero stati “cruciali” per in conflitto. Secondo il capo della CIA Putin avrebbe puntato ad un “calo di interesse per il conflitto da parte dell’Occidente, per recuperare terreno sul campo di battaglia”. Evento però chiaramente disatteso dalla realtà.

Come sta andando la controffensiva ucraina

Intanto, la controffensiva ucraina contro le truppe di Mosca prosegue: Kiev riferisce di progressi nel sud del Paese, dove l’obiettivo principale è mettere in sicurezza i villaggi. Il generale Oleksander Tarnavskiy, che sta supervisionando le operazioni, ha affermato che le sue truppe stanno “distruggendo sistematicamente il nemico” e il presidente Zelensky ha riferito di ulteriori costanti progressi.

Tuttavia, sul fronte orientale i funzionari hanno segnalato una forte resistenza da parte delle truppe russe. La viceministra della Difesa ucraina Hanna Maliar ha affermato che “ovunque la situazione è calda”: “Le nostre truppe stanno affrontando un’intensa resistenza nemica da parte dei russi, l’estrazione mineraria a distanza e il ridispiegamento delle riserve nemiche, ma stanno creando instancabilmente le condizioni per l’avanzata più rapida possibile”. A est i rapporti degli analisi dicono che i russi si starebbero spingendo verso le città di Avdiivka e Maryinka nella regione di Donetsk, e sarebbero anche riusciti a contenere le truppe ucraine nel nord-est.

Il capo di Stato Maggiore congiunto degli Usa, Mark Milley, ha detto che la controffensiva di Kiev sarà difficile, per raggiungere i suoi obiettivi ci vorrà del tempo e sarà “molto sanguinosa”. Parlando al National Press Club di Washington, Milley ha affermato che la controffensiva “sta avanzando con costanza, facendosi strada attraverso campi minati molto difficili: 500 metri al giorno, 1.000 metri al giorno, 2.000 metri al giorno, quel genere di cose”.

Pubblicamente, i funzionari ucraini hanno espresso frustrazione per i tempi della controffensiva, ma pare che in privato i pianificatori militari a Kiev abbiano trasmesso a Burns e agli occidentali fiducia nella loro capacità di riconquistare i territori, spostare l’artiglieria e i sistemi missilistici vicino alla linea di confine della Crimea controllata dalla Russia, spingendosi ulteriormente nell’Ucraina orientale, per poi aprire i negoziati con Mosca per la prima volta da quando i colloqui di pace si sono interrotti nel marzo dello scorso anno.

Zelensky ha riconosciuto che la controffensiva sta andando “più lentamente del previsto”, ma il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov ha congedato gli scettici, affermando che “l’evento principale” deve ancora arrivare. Naturalmente, non è detto sapere quale sarà. Ciò che sembra certo, comunque, stando almeno a quanto dichiarato dall’alto funzionario ucraino al Washington Post, “la Russia negozierà solo se si sente minacciata“.

Cosa sta facendo l’Europa: il nodo NATO e i movimenti finanziari

Zelensky sta continuando intanto a fare pressioni perché gli Stati Uniti e l’Europa assumano impegni inequivocabili sull’adesione dell’Ucraina alla NATO e all’Unione europea, ma Usa e Ue appaiono ora più interessati a offrire impegni di assistenza alla sicurezza a lungo termine invece dell’allargamento della Nato, che rischia un conflitto diretto con Putin.

L’Unione europea, lato suo, sta valutando anche una proposta per consentire a una banca russa soggetta a sanzioni di ritagliarsi una filiale che si ricollegherebbe alla rete finanziaria globale come contentino per Mosca, ha riferito lunedì il Financial Times. Questo per salvaguardare l’accordo sui cereali del Mar Nero, che consente all’Ucraina di esportare cibo nei mercati globali.

Il piano, proposto da Mosca attraverso negoziati mediati dalle Nazioni Unite, consentirebbe alla banca di creare una filiale per gestire i pagamenti relativi alle esportazioni di grano. La nuova entità finanziaria sarebbe autorizzata a utilizzare il sistema globale di messaggistica finanziaria SWIFT, chiuso alle maggiori banche russe in seguito all’invasione dell’Ucraina.

Una guerra “permanente”?

L’ex presidente russo Dmitry Medvedev ha avvertito intanto che il confronto di Mosca con l’Occidente durerà decenni e che il suo conflitto con l’Ucraina potrebbe diventare “permanente”. In un articolo per il quotidiano governativo Rossiiskaya Gazeta, ha affermato che le tensioni tra Russia e Occidente erano “molto peggiori” che durante la crisi dei missili cubani del 1962. Una guerra nucleare è “abbastanza probabile” ma è improbabile che avrà dei vincitori, ha affermato Medvedev, che ha ripetutamente detto che il sostegno occidentale all’Ucraina aumenta le possibilità di un conflitto nucleare.

Tutto questo mentre Interfax, citando il Servizio di sicurezza federale russo (FSB), afferma che le forze russe avrebbero sventato un attentato contro il capo della Crimea appoggiato da Mosca: “I rapporti suggeriscono che l’FSB abbia arrestato un uomo russo che era stato assunto e addestrato dall’Ucraina per uccidere Sergey Aksyonov, che ha gestito la Crimea per conto del Cremlino sin dalla sua annessione illegale nel 2014”.

Non solo. Secondo la deputata ucraina Kira Rudik, l’Ucraina si starebbe “preparando a un’esplosione nucleare” nella centrale nucleare di Zaporizhzhia: la presunta minaccia di attacco da parte della Russia è la sua “merce di scambio e un modo per minacciare il mondo”. Questo dopo che il leader ucraino Zelenskyy ha avvertito che una “seria minaccia” rimane nell’impianto e ha affermato che la Russia è “tecnicamente pronta” a provocare un’esplosione localizzata nell’impianto. Mosca ha respinto qualsiasi dichiarazione di voler attaccare o sabotare l’impianto.

Oggi di sicuro sappiamo che per ricostruire l’Ucraina, dai trasporti all’agricoltura, dall’energia all’industria, saranno necessari oltre 400 miliardi di dollari. Numero calcolo per difetto, cui vanno comunque aggiunti gli oneri derivanti dalle spese di guerra e il crollo degli investimenti: numeri incredibili, pari a quasi 3 volte il Pil dell’Ucraina nelle condizioni pre-conflitto. Da parte sua, Kiev ha invece stimato la sua ricostruzione post-bellica in oltre 750 miliardi di dollari, prevedendo 850 progetti per rimettere in piedi il Paese.

700mila bambini “portati” in Russia dall’Ucraina

A sconvolgere gli equilibri della guerra, già precari, è giunta anche la notizia che il Cremlino avrebbe “portato” circa 700mila bambini dalle zone di conflitto in Ucraina nel territorio russo: ad affermarlo Grigory Karasin, capo del comitato internazionale del Consiglio della Federazione, la camera alta del Parlamento russo. “Negli ultimi anni, 700mila bambini hanno trovato rifugio da noi, fuggendo dai bombardamenti delle aree di conflitto in Ucraina”, ha scritto Karasin sul suo canale Telegram. L’obiettivo del Cremlino sarebbe ufficialmente proteggere gli orfani e i bambini abbandonati nella zona di conflitto.

Tuttavia, l’Ucraina afferma che molti bambini sono stati deportati illegalmente e gli Stati Uniti sono convinti che migliaia di bambini siano stati allontanati con la forza dalle loro case. La maggior parte di questi “spostamenti” si è verificato nei primi mesi di guerra e prima che l’Ucraina iniziasse la sua grande controffensiva per riconquistare i territori occupati a est e a sud alla fine di agosto.

Nel luglio 2022, gli Stati Uniti hanno stimato che la Russia abbia “deportato con la forza” 260mila bambini, mentre il ministero dell’Integrazione dei territori occupati dell’Ucraina afferma che 19.492 bambini ucraini sono attualmente considerati deportati illegalmente.

Si apre all’Aia il centro per investigare il crimine di aggressione russa

Oggi lunedì 3 luglio si apre all’Aia un centro di investigazione internazionale, primo passo verso un possibile tribunale che dovrà valutare le responsabilità di Mosca e la sua invasione dell’Ucraina.

Il Centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione (ICPA) comprende procuratori di Kiev, dell’Unione europea, degli Stati Uniti e della Corte penale internazionale (ICC) e si occuperà di indagare e raccogliere prove in quello che è, chiaramente, un incipit, cauto ma potente, che anticipa la creazione di un tribunale speciale che potrebbe consegnare alla giustizia i funzionari del Cremlino per aver aggredito militarmente l’Ucraina.