Israele e Hamas, saltate le trattative: niente tregua prima del Ramadan

Sono saltate le trattative tra Israele e Hamas per avviare una tregua al conflitto a Gaza prima de Ramadan, che comincia il 10 marzo

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Redazione

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Le delegazioni diplomatiche coinvolte nei negoziati tra Israele e Hamas al Cairo per trovare un accordo su una tregua prima dell’inizio del mese del Ramadan si sono ritirate. Stati Uniti, Qatar e la stessa Hamas hanno richiamato per consultazioni i propri inviati, confermando che un cessate il fuoco anche temporaneo tra le parti è impossibile prima del 10 marzo.

Israele, che non aveva inviato nessun delegato ma che partecipava tramite gli Usa, ha confermato la volontà del governo di procedere a un’invasione di terra della città di Rafah, l’ultimo grande centro ancora non occupato dalle truppe dell’IDF nella Striscia di Gaza. Crescono nel frattempo anche le tensioni al confine con il Libano.

Saltate le trattative con Hamas per una tregua prima del Ramadan

Non è stato possibile trovare un accordo tra Hamas e Israele per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza prima del 10 marzo, data di inizio del Ramadan, mese sacro del digiuno per i musulmani. Proseguirà quindi la campagna di terra dell’IDF, l’esercito dello stato israeliano, ormai arrivato ai confini della città di Rafah, al confine con l’Egitto, l’ultimo grande centro abitato ancora sotto il controllo di Hamas.

Le negoziazioni svoltesi al Cairo coinvolgevano sia direttamente rappresentanti di Hamas che il Qatar, tra i principali alleati internazionali del gruppo islamico, e gli Stati Uniti, che in quella sede facevano da tramite con Israele. Lo stato ebraico non ha mandato la propria delegazioni a trattare direttamente nella capitale egiziana perché Hamas non avrebbe fornito una lista degli ostaggi ancora in suo possesso.

Proprio sul nodo degli ostaggi la trattativa sarebbe saltata, con il gruppo estremista palestinese che si sarebbe rifiutato di riconsegnare i cosiddetti vulnerabili, condizione di base di Israele per una tregua. Le delegazioni si sono quindi ritirate, ma tutte le parti hanno sottolineato che non si tratta di una rottura totale dei tentativi diplomatici per porre fine al conflitto.

Israele vuole avanzare su Rafah, crescono le tensioni al confine con il Libano

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito, dopo la notizia del fallimento delle trattative con Hamas, la volontà del governo di continuare l’offensiva di terra all’interno della Striscia di Gaza. Il leader dell’esecutivo di Tel Aviv ha ribadito la posizione israeliana che considererebbe il mancato eradicamento del gruppo islamico da Rafah come una sconfitta.

Intanto proseguono le tensioni al confine con il Libano, dove negli ultimi mesi i miliziani di Hezbollah hanno lanciato una campagna di attacchi contro Israele in sostegno ad Hamas. Gli Usa avrebbero proposto al gruppo libanese di ritirarsi dalla zona adiacente al confine meridionale del Paese entro una settimana per poter garantire la fine delle ostilità nell’area.

La deadline sarebbe di una settimana, al 15 marzo, ma secondo un quotidiano di Beirut molto vicino a Hezbollah, in caso di mancato accordo riguardo al ritiro dal sud del Libano dei miliziani, Israele sarebbe pronto entro quella data a una “Guerra di larga scala” anche oltre il suo confine settentrionale. Tel Aviv ha immediatamente smentito questa prospettiva ribadendo di non aver alcuna intenzione di avviare una campagna di terra in Libano.